“Mi fa male!” Quante volte, fin da bambini, con la mano sulla pancia, abbiamo usato questa espressione per nascondere un malessere generale? «Non a caso», avverte Silvio Danese, professore ordinario di Gastroenterologia presso Humanitas University, responsabile del Centro di ricerca e cura per le malattie infiammatorie croniche intestinali all’ospedale milanese Humanitas e autore de "La pancia lo sa" (Sonzogno, 16 euro).
«Il nostro intestino non è un centro di smaltimento rifiuti ma una stanza dei bottoni che regola il funzionamento dell’organismo e sovrintende ad attività fondamentali e delicate come quelle del sistema immunitario e del metabolismo. La nostra pancia contiene milionidi cellule e connessioni neuronali che costituiscono un sistema nervoso autonomo, capace di azioni come la peristalsi intestinale o il rilascio di enzimi che scompongono gli alimenti ingeriti e consentono l’assimilazione dei nutrenti.
Professore, come mai la pancia è spesso infiammata, si gonfia e fa male?
Oggi siamo arrivati alla comprensione del legame strettissimo della nostra pancia con gli stati infiammatori. L’intestino interagisce con il sistema nervoso centrale, integrando ed elaborando gli stimoli che arrivano dal mondo esterno o da vari organi. E se questi ultimi sono segnali d’allarme, cominciano i guai. Questa zona può diventare un focolaio di infiammazioni in condizioni di stress, ansia, depressione o paura (stati d’animo piuttosto diffusidurante questa pandemia, per esempio) e batteri pericolosi possono prendere il sopravvento, o ancora il sistema immunitario può diventare pigro.
Che legame c’è tra il sistema immunitario e la pancia?
L’intestino è sede di circa l’80% delle cellule del sistema immunitario: è il quartier generale delle nostre difese. Per questo è assolutamente necessario che sia in buona salute: se è fuori forma, non siamo in grado di combattere l’aggressione di parecchie malattie, e non solo quelle dell’apparato gastro-intestinale. Tra i disturbi più diffusi ci sono le intolleranze o allergie alimentari, la stipsi, la diarrea, i diverticoli, la gastrite e la gastroenterite, la sindrome del colon irritabile.
Ma per vincere questi disturbi così comuni quali sono gli alleati indispensabili?
Dentro la nostra pancia vive una comunità di alieni (detta microbiota) che contribuisce in modo efficiente alla salute del nostro organismo. La stragrande maggioranza di questo esercito (si tratta di trilioni di microrganismi) non è pericolosa, anzi ci aiuta a scomporre il cibo, produrre energia e vitamine come la K e quelle del gruppo B, rinforzare il sistema immunitario, eliminare i veleni, regolare l’appetito e l’evacuazione. Il microbiota è inoltre decisivo per il metabolismo: alcuni batteri sono deputati a smaltire le fibre e i composti proteici, altri consentono di assimilare grassi e carboidrati in modo corretto. Si dividono in probiotici, prebiotici e postbiotici.
Qual è la differenza tra probiotici, prebiotici e postbiotici?
I più conosciuti sono i lactobacilli e i bifidobatteri, i cosiddetti probiotici. Sono quei batteri che riescono a superare il processo della digestione e ad arrivare illesi nell’intestino. Lì si moltiplicano, ripopolando il microbiota: esercitano effetti benefici sulla salute cardiovascolare, sul metabolismo e sul sistema immunitario. Si trovano per esempio nel latte fermentato, nel kefir, nei crauti, nel miso, nel tempeh e nel tè kombucha. I prebiotici invece sono il cibo del microbiota: servono da nutrimento ai batteri per riequilibrare il parco stranieri che ci abita e lo mantengono in efficienza. Si tratta di sostanze non digeribili che non vengono scomposte dal nostro tubo digerente ma che sono essenziali per rinforzare la nostra flora intestinale. Ne sono ricchi frutta (la mela soprattutto) e verdura (in particolare carciofi, lattuga, radicchio, cicoria, tarassaco e topinambur, cipolla, aglio, porro e scalogno), legumi e semi. Si trovano anche nell’amido che non viene digerito dagli enzimi: nel pane raffermo, nelle patate lesse servite a temperatura ambiente, nell’insalata di pasta o di riso, di farro e di orzo. Infine, ci sono i postbiotici: sono molecole prodotte dai batteri durante la fermentazione delle matrici alimentari. Hanno proprietà antinfiammatorie: riescono a interagire con il nostro sistema immunitario modulandone la risposta, se non addirittura spegnendo l’infiammazione se la reazione è eccessiva.
Il microbiota ha un ruolo anche nel combattere la pancetta?
Iniziamo con il precisare che più che un fatto estetico, tenere sotto controllo il peso, e soprattutto il tessuto adiposo sulla pancia è un fatto di salute. Se la quantità di grasso diventa da fisiologica a patologica (per esempio nel caso degli obesi) le cellule del sistema immunitario, i macrofagi, perdono l’orientamento e, come se fossero ubriachi di grasso, si mettono a produrre citochine, le molecole che innescano un processo infiammatorio cronico. Si è parlato tantissimo delle citochine proprio durante la pandemia. Il Sars Cov 2, il virus che scatena il Covid 19, induce nei pazienti una tempesta citochinica, induce cioè uno stato infiammatorio acuto con i tragici effetti che stiamo vedendo. Attraverso la “manutenzione” del microbiota noi possiamo intervenire su questo processo. I nostri amichetti là sotto svolgono un ruolo importantissimo nel regolare la glicemia e la sensazione di sazietà. In sostanza, se i batteri fanno bene il loro lavoro, non sentiamo il bisogno di abbuffarci e questo spiegherebbe come mai all’alterazione dell’ecosistema intestinale corrisponda l’obesità. Esperimenti di laboratorio sui topi hanno dimostrato che senza il giusto corredo batterico le cavie crescono meno del normale e che, allo stesso modo, si è notato che se si trapiantano batteri presi da topi obesi su topi magri, questi ultimi ingrassano rapidamente. Concludendo, il microbiota è paragonabile a un organismo metabolico, come il fegato per intenderci, e con uno stile di vita adeguato (alimentazione sana e attività fisica), noi possiamo influenzarne il buon funzionamento.
Le funzioni del microbiota
La popolazione dell’esercito di microbi che ospitiamo dentrodi noi è costituita da batteri (batterioma), virus (viroma), miceti e protozoi ed è in grado di influenzare le nostre funzioni vitali. Ecco come.
- Interviene nei processi digestivi
- Consente l'assorbimento dei principi nutritivi
- Regola il bilanciamento energetico
- Partecipa alla sintesi degli aminoacidi, la base delle proteine
- Fabbrica micronutrienti importanti come le vitamine
- È collegato al sistema nervoso centrale e alla nostra attività cerebrale
- Se in equilibrio, rappresenta una protezione dagli agenti patogeni
- Influenza gli stati infiammatori e lo sviluppo del sistema immunitario
Le cause delle intolleranze alimentari
«Questo disturbo deriva dall’incapacità del nostro organismo di metabolizzare alcune sostanze presenti nei cibi. All’origine del problema ci sono fattori ereditari, ma anche stress, dieta sbilanciata, affaticamento e alterazione del microbiota intestinale.
I sintomi? Disturbi gastrointestinali, dermatologici e più raramente respiratori. Tra i più comuni ci sono gonfiore addominale, flatulenza, nausea, stipsi o diarrea e cattiva digestione. Le intolleranze alimentari, se vengono trascurate, possono provocare anche gastrite, sindrome dell’intestino irritabile e coliti. Diagnosticarle non è affatto facile e spesso bisogna andare per esclusione», spiega Silvio Danese.
Cosa fare se la pancia gonfia è dovuta alla stipsi
«Chi ne soffre è in buona compagnia: il 20% della popolazione mondiale ha problemi di stitichezza, e nell’80% dei casi è donna, soprattutto dopo i cinquant’anni. Con la menopausa si ha un calo degli estrogeni (gli ormoni femminili) e un aumento dei progestinici: questo incide sulla produzione di serotonina, l’ormone del benessere, che regola la motilità del colon. Anche l’ansia e lo stress cronico possono agire sulla quantità di serotonina secreta a livello intestinale e questo comporta stitichezza o, al contrario, diarrea. Infine, alla base della stipsi possono esserci anche un uso sconsiderato di lassativi o determinate malattie. La buona notizia è che le cause principali sono l’alimentazione sbagliata e la sedentarietà. Curando gli stili di vita, quindi, il problema si può risolvere», spiega il gastroenterologo. Ecco tre elementi molto importanti.
- Le fibre
«A tavola non devono mai mancare le fibre: 25-30 grammi al giorno sono la quantità ideale. Cereali integrali, frutta fresca e verdura vanno inseriti almeno una volta al giorno. I legumi (decorticati o passati per chi ha problemi di gonfiore) almeno 3 volte alla settimana; frutta a guscio e semi oleosi un paio di volte alla settimana (massimo 30 grammi) e frutta essiccata a piacere (massimo 20 grammi). - L'acqua
Non bisogna dimenticare l’acqua. Mangiare tanta verdura e bere poco può provocare costipazione perché le fibre devono impegnarsi di liquidi. Quindi otto-dieci bicchieri al giorno (pari a un litro e mezzo di liquidi) sono necessari. - Il fitness
Fare sport è importante. Praticare un’attività fisica come camminare, correre, andare in palestra sono indispensabili per stimolare e smuovere il colon.
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Articolo pubblicato sul n° 3 di Starbene in edicola dal 16 febbraio 2021