L'iperlordosi lombare è un'accentuazione della normale curvatura della colonna vertebrale nella parte bassa della schiena. «La nostra spina dorsale presenta normalmente delle curve, è bene che ci siano ma, per varie cause, può appunto succedere che si accentuino o diminuiscano, alterando il normale assetto vertebrale», spiega la dottoressa Lara Castagnetti, fisiatra e osteopata. L'iperlordosi si presenta con il caratteristico "sedere in fuori", in sostanza chi ne soffre porta eccessivamente indietro i glutei e in avanti l'addome. A causa del sovraccarico sulla zona lombare, l'iperlordosi può provocare dolore a livello muscolare così come infiammazione ai dischi intervertebrali e conseguente mal di schiena.
Come si fa la diagnosi
«In genere l'iperlordosi è già visibile a occhio nudo, al momento della visita, perché in queste situazioni la colonna lombare è visivamente più curva del normale, l'osso sacro tende appunto a essere orizzontale e la corretta postura alterata. La diagnosi viene poi confermata da una radiografia del rachide effettuata in piedi in prospettiva laterale», afferma l'esperta.
Le cause dell'iperlordosi
- Postura «Nella maggior parte dei casi l'iperlordosi lombare dipende da problemi di postura, può essere quindi il risultato di cattive abitudini posturali. Una delle più comuni è quella di stare seduti in punta di sedia, con l’addome spinto in avanti: apparentemente si pensa di stare diritti, ma così si va sovraccaricare il tratto lombare forzandone la curvatura», sottolinea la fisiatra.
- Sovrappeso L'iperlordosi può essere anche una conseguenza anche del sovrappeso, soprattutto quando i chili in più si concentrano nella zona addominale che esercita così una trazione sul bacino e le strutture ossee collegate.
- Gravidanza «Succede poi durante gli ultimi mesi della gravidanza per responsabilità del "pancione". In questo caso, una volta partorito, regredisce del tutto o in parte con un adeguato programma riabilitativo», continua. La causa però può essere anche genetica, si nasce cioè con una predisposizione a sviluppare, durante la crescita, una curva lombare più pronunciata.
- Ernia discale L'iperlordosi, inoltre, può essere la conseguenza di traumi alla colonna vertebrale o una reazione alla presenza di ernie discali. «Nel secondo caso si tratta di un atteggiamento di difesa: per non sentire dolore, si assumono appunto posture compensative per evitare di sollecitare i trigger point», sottolinea la dottoressa Castagnetti. «Anche il sovraccarico continuo e ripetuto in iperlordosi della colonna lombare ricercato, per esempio, in alcuni sport come la pallavolo, può provocare microfratture dell'arco vertebrale, cioè della parte posteriore della vertebra, e conseguente spostamento del corpo vertebrale in avanti».
- Muscoli deboli e poco elastici «Chi soffre di iperlordosi lombare presenta una muscolatura addominale debole, con i flessori dell'anca (i muscoli che collegano il busto e il bacino) accorciati, quindi poco elastici. Tutto ciò contribuisce a sbilanciare il bacino in avanti. Ecco perché per restituire alla zona lombare la sua curvatura fisiologica è fondamentale intervenire con un programma di riabilitazione che preveda esercizi sia per rinforzare la parete addominale, in particolare i muscoli profondi come il trasverso dell’addome, sia per allungare la muscolatura degli arti inferiori e per favorire la mobilità del bacino», suggerisce la fisiatra.
Esercizi specifici per correre ai ripari
Se la colonna quindi è iperlordotica, conviene prenotare una visita dal fisiatra per confermare la diagnosi con una radiografia e per verificare se dipende o meno da patologie più importanti, come appunto fratture o ernie discali. «In caso di dolore possono essere prescritti anche antidolorifici, così da permettere poi l'intervento efficace del fisioterapista e dell'osteopata che, in 4-5 sedute, oltre a riequilibrare l'assetto della colonna e del bacino, attraverso specifiche manipolazioni, e intervenire sulle eventuali contratture muscolari, indicherà al paziente gli esercizi da ripetere poi a casa in totale autonomia», sottolinea la dottoressa Castagnetti.
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