La Commissione Europea ha detto stop all’aloe. O meglio, l’European Food Safety Authority (Efsa) ha bandito gli integratori lassativi che contengono idrossiantraceni, parola impronunciabile che oggi accomunerebbe a certe sostanze la pesante nomea di essere a rischio cancerogeno e genotossico, cioè in grado di indurre mutazioni nel Dna. Roba da far tremare le gambe ai consumatori e mettere ko una filiera intera derivante da una pianta antica e usatissima, dalla salute alla cosmetica.
FederSalus, l’Associazione italiana che rappresenta il settore degli integratori alimentari, ha replicato sottolineando che “non tutti i prodotti a base di aloe sono banditi, ma solo quelli che contengono idrossiantraceni”, aggiungendo che queste molecole sono contenute soltanto in una parte della pianta, quella più esterna della foglia, e quindi la polpa interna, naturalmente priva della sostanza incriminata, continuerà a essere utilizzata.
Per fare chiarezza abbiamo interpellato la “Cassazione” della fitoterapia, il professor Fabio Firenzuoli, direttore del Centro di ricerca e innovazione in fitoterapia dell’Ospedale Careggi di Firenze.
Professor Firenzuoli, cosa pensa del provvedimento UE sull’aloe?
Non è da ora che sappiamo che l’uso cronico e l’abuso di lassativi antrachinonici (questa la tipologia di rimedio e la famiglia delle sostanze incriminate) può dare problemi. Avrei voluto maggiore approfondimento e più qualità degli studi alla base della decisione, perché sembra proprio una condanna basata su indizi, non su prove. Non c’è, insomma, la cosiddetta “pistola fumante”, la prova provata che gli integratori di aloe di tipo lassativo siano davvero a rischio cancro e genotossici.
Anzi, gli studi presentati a supporto del bando sono condotti con singole sostanze e su cellule e animali in laboratorio o incompleti, quando coinvolgono l’uomo: non riportano dati fondamentali come la popolazione colpita, le modalità di assunzione, i tempi di esposizione... E sì che del rischio salute di certi composti come gli idrossiantraceni e altre sostanze della famiglia se ne parlava già nel 2018: si poteva approfondire meglio visto che ce n’era il tempo. Lo abbiamo fatto noi del Cerfit, come Centro di riferimento Regionale per la fitoterapia, in collaborazione con l’Università di Firenze, l’Istituto Superiore di Sanità, l’Aifa, l’autorità di vigilanza dei farmaci e La Sapienza di Roma. È importante che le nostre Istituzioni vogliano approfondire seriamente la questione prima di prendere posizioni definitive.
Cosa rivela il vostro studio?
Abbiamo concluso adesso una revisione sistematica di tutte le ricerche esistenti sul tema, ma è in corso di pubblicazione, quindi non posso anticiparne i risultati. Posso dire che già da prima occorreva mettere ordine a tutti gli studi pubblicati anche a livello internazionale con una review che, dopo il bando UE, potrebbe portare anche a una sorta di “sentenza d’appello”.
Abbiamo analizzato pubblicazioni per un totale di oltre 40mila pazienti, tutte le segnalazioni di effetti collaterali alla fitovigilanza e quelle arrivate all’Aifa sui medicinali. Posso dire che con questo lavoro corale e autorevole usciamo dall'anno zero (o quasi) degli studi in questo campo.
Che cosa non va, oltre alla fragilità delle ricerche a supporto, nel provvedimento?
Che si bloccano i lassativi a base di aloe, mentre i farmaci, sempre lassativi, che contengono le stesse sostanze, non vengono presi in considerazione.
È vero che i medicinali hanno un foglietto illustrativo o vengono prescritti, ma allora invece di bandire in tutta fretta un’intera categoria di prodotti si potevano ad esempio inserire avvertenze in etichetta o redigere una sorta di “bugiardino” anche per l’aloe.
L’indicazione corretta generale è quella di usare un lassativo al massimo per 1-2 settimane, c’è molta gente che li utilizza per mesi e anni di seguito.
Però la Commissione Europea ha forse agito per prudenza...
La prudenza va bene ma, come dicevo, se abbiamo aspettato tanti anni ad arrivare a un provvedimento sugli idrossiantraceni, si potevano trovare prove scientifiche più solide. E poi non si dice in che modalità queste sostanze siano davvero cancerogene e genotossiche, in che quantità e per quanto tempo e tipo di assunzione.
Si è emesso un provvedimento senza chiedere prima dei pareri tecnico-scientifici su studi adeguati. Che avrebbero messo in luce, per esempio, come nei lassativi in generale il problema più diffuso è l'abuso: se chi li utilizza seguisse le prescrizioni indicate non incorrerebbe in effetti indesiderati.
Qualsiasi sostanza può diventare tossica se usata male o impropriamente. Non a caso non si possono prendere in gravidanza.
Ma provocano il cancro o no?
Questo è stato ipotizzato basandosi su studi pre-clinici (colture di cellule e animali da laboratorio).
La domanda dovrebbe essere: estratti dell’aloe usati in maniera impropria, cioè fuori dalle indicazioni e in maniera eccessiva e prolungata nel tempo lo provocano nell’uomo? Ad oggi possiamo sicuramente dire che la correlazione fra questi lassativi e il cancro non è certa. In ogni caso, la stragrande maggioranza dei prodotti a base di aloe non contiene le sostanze incriminate o cancerogene.
Sostanze bandite a parte, quali sono gli utilizzi sicuri ed efficaci dell'aloe?
Se lo usi in maniera corretta, anche il suo utilizzo come lassativo è sicuro. Ma oggi ormai sappiamo, ed è certo, che il gel di aloe ha una funzione protettiva antinfiammatoria sia sulla cute (contro le scottature e per le ferite) che sulle mucose interne, quindi può essere raccomandato in caso di gastriti e infiammazioni del tubo digerente.
Lei prescrive l’aloe? In che campo e più spesso della medicina e fitoterapia?
Soprattutto per i disturbi dell’apparato digerente. Disinfiamma e può creare anche una sorta di pellicola protettiva dell’esofago che lo difende dall’aggressività degli acidi digestivi, se per esempio c’è reflusso o una loro iperproduzione da stress. Nelle coliti il gel ha un effetto benefico e anche in quei tipi di colon irritabile che, oltre ai dolori alla pancia, producono muco nelle feci.
Esiste una modalità d’uso dell’aloe più efficace di altre?
Dipende solo dall’obiettivo. Per esempio, lo troviamo in certi dispositivi medici atti a prevenire con effetto barriera le infiammazioni e infezioni, perché ostacola l’aggressione di germi o sostanze irritanti esterne. Troviamo l’aloe addirittura negli ovuli vaginali, e persino a supporto di oli essenziali e altri tipi di estratti.
Questa pianta può far parte anche di medicinali tradizionali?
Sì, tutta la galenica di farmacia permette di farlo, come qualsiasi farmaco di sintesi. Per esempio, l’aloe può essere inserita in preparazioni galeniche realizzate dal farmacista e prescritte dal medico fitoterapeuta in un mix insieme a altre sostanze, con applicazioni diversissime.
Ci sono utilizzi della pianta che si sono dimostrati inefficaci?
Paradossalmente, nonostante i provvedimenti UE appena disposti, si è parlato e si parla dell’aloe come sostanza anticancro, ma non è assolutamente vero.
Gli usi dell'aloe sicuri per l’esperto
- Viso
L’aloe è un ottimo cosmetico e lenitivo antiscottatura - Gola
Funziona bene l'aloe in gel o spray, come antiarrossamento della gola - Apparato digerente (esofago, stomaco)
L'aloe in gel crea una sorta di pellicola che difende l’esofago in caso di reflusso. Come bevanda contrasta l’acidità - Intestino
Integratori e bevande a base di gel vanno bene per disintossicare l’intestino e contro il colon irritabile - Zone intime
Esistono ovuli vaginali a base di aloe che contrastano le infiammazioni - Piedi e mani
L’aloe in crema è un ottimo cicatrizzante
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Articolo pubblicato sul n. 6 di Starbene in edicola e nella app dal 18 maggio 2021