Non esiste soltanto il Covid 19. Con il freddo umido arriva l'influenza stagionale, con tosse, bronchiti e raffreddori. Trovarsi impreparati, in questo periodo di emergenza sanitaria, sarebbe un doppio errore: verso se stessi, e verso i medici di base i cui ambulatori sono sotto pressione per l’analisi dei sintomi da Covid-19, veri o presunti. La strategia vincente? Giocare d’anticipo e rinforzare il sistema immunitario, affilando le difese con le armi della natura. Perché sono tanti gli integratori naturali che hanno dimostrato di funzionare. Con l’aiuto di tre esperti in fitoterapia, ecco le scelte giuste.
I RIMEDI NATURALI CONTRO IL MAL DI GOLA
- La curcuma Il tuo punto debole è la gola e d'inverno collezioni una faringite o una laringotracheite dietro l’altra? Punta sulla curcuma, la spezia protagonista della medicina Ayurvedica, Unani e Siddha. «Merito della curcumina, sostanza antivirale, antibatterica e antinfiammatoria a largo spettro», spiega il professor Salvatore Bardaro, docente di medicina integrata all’Università di Siena e Pavia.
«La curcuma è quindi l’alleata ideale per disinfettare la gola, soggetta soprattutto a infezioni virali ma anche a sovrainfezioni batteriche. Importante è sottolineare che nelle più recenti formulazioni non è necessariamente associata al pepe nero, per renderla più assimilabile dall’organismo. Le nuove tecnologie utilizzano come “carrier” diversi tipi di nanoparticelle (liposomi, micelle e complessi fosfolipidici) che ne aumentano la biodisponibilità e la rapidità di azione. L’importante è assumerla a dosi elevate: 3-4 grammi al giorno per i tre mesi critici, da novembre a gennaio. Uno studio pubblicato lo scorso luglio su Clinical & Experimental Immunology rivela che la sua attività antimicrobica ad ampio raggio è efficace nell’85 % dei casi».
- La propoli Oltre a fare il pieno di curcuma, è consigliabile disinfettare il cavo orale con la regina di tutti i rimedi amici della gola: la propoli. Una resina che le api raccolgono dalle gemme dei fiori e dalle cortecce degli alberi e che lavorano per renderla idonea a proteggere l’alveare dall’assalto dei microbi. Il suo utilizzo era ben noto dai tempi di Galeno e nell’antica Roma veniva data ai soldati come medicamento delle ferite da guerra.
«Gli studi che attestino l’efficacia della propoli nel prevenire e curare il mal di gola sono numerosi», prosegue il professor Salvatore Bardaro. «Valga per tutti quello pubblicato nel settembre 2019 sul Journal of Biomedicine perché compara l’azione antibatterica e antivirale della propoli con quella del flurbiprofene, un comune antinfiammatorio non steroideo. Vengono misurati i livelli di citochine proinfiammatorie rilasciate dalle cellule mononucleate del sangue prima e dopo il trattamento. I risultati ottenuti dalla propoli sono sovrapponibili a quelli del farmaco di sintesi, soprattutto verso lo Stafiloccocus aureus, lo S.pyogenes e lo S.pneumoniae, i tre ceppi batterici più sensibili all’azione di questa resina». Merito di un pool di principi attivi sinergici, tra cui flavonoidi (in particolare la galangina), tannini, acido caffeico, nonché minerali quali ferro, potassio magnesio e calcio. «L’importante è scegliere la propoli derivata dal pioppo, biologicamente più attiva, nella forma che preferisci: spray per la gola, tavolette, compresse e tintura madre. Quest’ultima può essere usata tutte le mattine per fare i gargarismi: 30 gocce in mezzo bicchiere di acqua agiscono direttamente sulla gola irritata», conclude Bardaro.
I RIMEDI NATURALI CONTRO IL RAFFREDDORE
- Lo zenzero Se poco si può fare con un forte raffreddore in atto, molto si può sul fronte della prevenzione. «La radice di zenzero è formidabile nel prevenire le malattie da raffreddamento per via dell’allicina, principio attivo presente anche in altri vegetali come l’aglio», precisa il professor Bardaro
«Studi recenti dimostrano che inibisce la sintesi delle proteine che formano l’involucro dei virus parainfluenzali, oltre all’enzima necessario alla loro replicazione. In pratica i virus penetrano nell’organismo ma non riescono a riprodursi. Esistono diversi preparati a base di zenzero, dall’estratto secco a quello oleoso, ma io consiglio di preparare ogni sera una tisana sbucciando una radice di zenzero fresco e tagliandola in 3-4 pezzetti. Si fa sobbollire per 10 minuti, si spegne e si aggiunge il succo di mezzo limone e un cucchiaino di miele di acacia. Il suo sapore speziato risulta molto gradevole».
I RIMEDI NATURALI ALLEATI DEL VACCINO ANTINFLUENZALE
- Echinacea Anche se fai il vaccino antinfluenzale, puoi incorrere nelle cosiddette sindromi similinfluenzali, con febbre e raffreddore. È dunque il momento di fare qualcosa. «La pianta più utile è l’Echinacea angustifolia, già apprezzata dai nativi d’America per le sue proprietà antivirali, antibatteriche e antinfiammatorie», spiega il dottor Alessandro Targetta, specialista in geriatria e fitoterapeuta a Venezia.
«Come dimostrano diversi studi, tra cui quelli di Ashleigh Beischer (dell’università di Londra) del ’95, la sua radice contiene dei polisaccaridi, chiamati echinacosidi, che svolgono azione immunostimolante. Attivano la fagocitosi dei macrofagi, cellulespazzine che “inglobano” i germi, aumentano la produzione di alfa e beta interferone, di citochine antinfiammatorie e dei natural killer: le cellule Nk, soldati in prima linea del nostro esercito. Per questa ragione l’Echinacea è il trattamento preventivo di prima scelta sia per l’influenza sia per le sindromi similinfuenzali (virosi) che vanno da ottobre a marzo». La dose ideale: 400 mg di estratto secco titolato o 30 gocce di tintura madre al giorno.
- Uncaria tomentosa In alternativa all’Echinacea, puoi creare un argine contro l’ondata influenzale grazie a un’altra pianta: l’Uncaria tomentosa, nota come “unghia di gatto”. «Di questo rampicante della famiglia delle Rubiacee, si utilizzano foglie, radici e corteccia, ricchi di alcaloidi, triterpeni e glicosidi dell’acido quinovico, dei polisaccaridi molto attivi contro le infezioni», puntualizza il dottor Alessandro Targhetta. «Agendo in sinergia, questi principi formano uno scudo protettivo contro le aggressioni di virus e batteri, oltre a neutralizzare i radicali liberi. Lo dimostrano gli studi compiuti nel 2002 da Nataly Okuhama e Ruben M. Sandoval, dell’Indiana University School of Medicine». La dose ideale è 200 - 300 mg di estratto secco titolato o 30 gocce di tintura madre al mattino. Domanda: ma se Echinacea e Uncaria hanno un’azione simile, perché suggerire entrambe? «Perché col tempo l’organismo si abitua e la loro efficacia si riduce», risponde Targhetta. «Per coprire tutto l’inverno, meglio alternarle: due mesi una e due mesi l’altra».
I RIMEDI NATURALI CONTRO TOSSE E BRONCHITE
- Eucalipto Che sia secca o grassa, la tosse stizzosa è un vero tormento. Se sei soggetta alle affezioni delle prime vie aeree, l’eucalipto è la pianta che fa per te. «Dalle sue foglie si estrae un mix di oli essenziali, tra cui spicca l’eucaliptolo, che sono sedativi della tosse, oltre che antisettici e antinfiammatori», spiega il dottor Fabio Firenzuoli. «A titolo preventivo, consiglio di fare ogni sera dei suffumigi, vecchio rimedio della nonna sempre attuale: ovvero inalazioni di vapore balsamico, tramite una bacinella di acqua calda in cui si versano 10 gocce di olio essenziale di eucalipto. Ai primi cenni di bronchite, si passa ai rinforzi: ricette galeniche, cioè prescritte dal medico e fatte preparare dal farmacista, di olio essenziale di eucalipto per bocca». Una novità, questa, perché in genere si ritiene che gli oli essenziali non vadano assunti per via orale perché troppo “forti”. Invece no, l’eucalipto si presta benissimo a raggiungere le alte vie respiratorie attraverso il circolo ematico. Basta assumere ogni giorno una capsula gelatinosa da 100-150 mg di principio attivo
- Astragalo «Un’altra pianta preziosa, in soccorso a chi soffre di bronchite cronica e bpco, è l’astragalo», prosegue Firenzuoli. «Usata da millenni in medicina tradizionale cinese, i suoi polisaccaridi (tra cui l’astragalina, una saponina triterpenica) stimolano la risposta immunitaria nei confronti delle infezioni, comprese quelle ai bronchi». È inoltre definita una pianta adattogena, perché favorisce l’adattamento dell’organismo agli stress, compresiquelli climatici. L’importante, per apprezzarne i benefici, è assumerne da uno a due grammi al giorno».
Quercetina anticovid: serve davvero?
Ha avuto risonanza mediatica la scoperta, fatta dai ricercatori del CNR- Nanotec di Cosenza insieme all’università di Madrid e di Saragozza, che la quercetina inibisce il virus Sars-CoV-2. Questa sostanza naturale, presente in molti vegetali quali radicchio, capperi, cipolla, mele, datteri e frutti di bosco, racchiude infatti dei bioflavonoidi in grado di bloccare l’attività enzimatica della proteina 3CLpro, cruciale per la replicazione virale.
Dobbiamo, quindi, fare tutti incetta di quercetina? «No. Basta seguire un’alimentazione ricca di frutta e verdura fresche», commenta il dottor Fabio Firenzuoli, direttore del Centro di Riferimento regionale per la Fitoterapia dell’ospedale Careggi di Firenze. «La portata di questa scoperta va un po’ ridimensionata perché allo stato attuale la quercetina, in funzione anti-Covid, non è stata sperimentata né in vivo né in vitro, ma solo come modello di simulazione ideato dalle tecnologie bioinformatiche. Cioè senza valutare la risposta dell’organismo umano e le sue infinite variabili, diverse da persona a persona. Più che sulla quercetina, bisognerebbe puntare su altre molecole immunostimolanti a torto trascurate, come la vitamina C, la D, lo zinco e il selenio».
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Articolo pubblicato sul n. 23 di Starbene in edicola e in digitale a novembre 2020