Pensiamo sempre all’insonnia e a tutto il mondo di stanchezza, risvegli all’alba, “svenimenti” davanti alla tv che le gira intorno come un pianeta a sé, svincolato dal nostro stato di benessere generale, quasi il dormire fosse governato solo dal cervello e da cose tipo l’ansia, i pensieri del giorno dopo, la nostra vita emotiva. Non è affatto così.
Esistono delle interconnessioni profonde fra certi tipi di disturbi o di malattie che non solo legano la dimensione onirica a quella reale, ma creano un sodalizio così profondo da esprimere spesso un circolo vizioso, dove il non dormire è provocato dalla malattia e, viceversa, induce lui stesso patologie o aggrava disturbi esistenti.
«Ci sono patologie associate all’insonnia e altre che possono produrla», spiega il professor Giuseppe Plazzi, presidente dell’Associazione Italiana Medicina del sonno (AIMS) e professore ordinario di neurologia all’Università di Bologna.
«Per esempio è intuibile come l’ansia possa associarsi all’insonnia, ma non lo è altrettanto scoprire che situazioni come l’ipertensione o il diabete possono avere come sintomi (spesso rivelatori della malattia stessa) proprio le difficoltà nel riposare».
«L’insonnia poi dà dei sintomi diurni importanti che non sono solo la sonnolenza, ma anche irritabilità, difficoltà di concentrazione, confusione mentale, prestazioni scarse sul lavoro o nello studio. Spesso diagnostichiamo problemi del sonno proprio dal racconto dei pazienti che riferiscono una stanchezza che non passa mai, nonostante abbiano l’impressione di “aver dormito otto ore”: ma non è solo il quanto (ci sono brevi dormitori genetici che stanno benissimo) ma il come si dorme che conta», spiega il professor Luigi Ferini Strambi, neurologo e direttore del Centro del sonno all’Ospedale San Raffaele di Milano.
Le malattie che portano all'insonnia
Vediamo allora insieme ai nostri esperti quali, fra le malattie più diffuse (e anche meno “sospettabili” in termini di risvegli non richiesti) possono toglierci il piacere, importantissimo anche per la salute generale, del dormire bene. Non solo: se trascuriamo i disturbi del sonno questi problemi possono cronicizzarsi e accompagnarci per tutta la vita anche quando la patologia di base è risolta o sotto controllo: ecco perché l’insonnia va comunque trattata a parte.
- Ansia
I pensieri del giorno dopo o a venire producono indubitabilmente insonnia. «Soprattutto quella della prima parte della notte, ma l’ansia produce anche una specifica paura che interferisce con il nostro riposo, che è il timore del non riuscire più a dormire, un circolo vizioso che fa passare intere notti in bianco», racconta il professor Plazzi.
«E questa condizione può diventare cronica, quindi bisogna trattare con i farmaci e la psicoterapia il disturbo d’ansia, ma anche a parte e parallelamente l’insonnia stessa, perché altrimenti risolta la prima il problema sonno rimane, gli studi più recenti lo dicono chiaramente».
- Covid
Gli esperti in campo Covid-19 parlano di un nuovo tipo di insonnia: la Covidsonnia. «Che non è solo una conseguenza della malattia, perché colpisce anche chi non ha contratto il virus e discende dagli effetti collaterali del Covid sulla nostra vita e la nostra psiche», spiega il professor Giuseppe Plazzi.
«A seconda delle ricerche, si va dal 27 al 50% dei casi studiati che presenta, durante e dopo i lockdown, un’insonnia caratterizzata da sonno ritardato, risvegli frequenti e un aumento degli incubi». Con la prima e l’inizio della seconda ondata tanti hanno poi cominciato a ritardare il momento di andare a letto.
«Questa nuova abitudine di posticipare il riposo ha portato a moltiplicare gli incubi e a dare disturbi cognitivi e comportamentali durante il giorno. Non solo: le persone hanno oggi un sonno più leggero, che è una delle caratteristiche della sindrome da stress post-traumatico come quella che stiamo vivendo», spiega Plazzi. «La popolazione europea ha perso in media mezz’ora di sonno, problema che nelle grandi città tocca anche l’ora e mezza».
- Depressione
La depressione è una malattia che si associa all’insonnia, anche se erroneamente si pensa ancora che chi è depresso dorme troppo e vive in una sorta di sopore durante tutta la giornata. Forse perché negli anni ’50 era in voga la cosiddetta terapia del sonno, e gli specialisti inducevano il dormire, anche diurno, con i farmaci per combattere la malattia. «Inventata dal neurologo americano Mitchell, prevedeva anche una dieta con l’introduzione massiccia di carboidrati che, a certe quantità, possono dare sopore; ma è una scelta che è stata abbandonata perché è esattamente vero il contrario: una delle terapie della malattia oggi è la restrizione del sonno con risveglio “obbligatorio” mattutino e la luce-terapia, cioè l’esposizione al sole, per aumentare la produzione di endorfine e di serotonina», dice Plazzi.
«La depressione, poi, è caratterizzata, a differenza dell’ansia, da diversi risvegli durante la notte e da una condizione psicologica che è quella di rimanere nel letto anche se non si ha sonno, come se fosse un rifugio protettivo, ma che rende meno attivi in generale».
- Pressione alta e ipertensione
Godere di poco sonno profondo fa aumentare la pressione minima prima durante il sonno (invece di calare, come dovrebbe fare) e poi continua ad alzarla per tutto il giorno. Aumenta anche la frequenza cardiaca e, tutto ciò, si trasforma col tempo in ipertensione. Che è poi una causa molto frequente di insonnia, ma poco conosciuta.
«Chi poi ha l’ipertensione essenziale, cioè non legata ad altre malattie, molto facilmente russa e ha delle apnee notturne, quindi ha un sonno molto disturbato», spiega Plazzi. «Invece, la pressione alta di per sé si associa spesso all’insonnia, ma non è dimostrato che produca direttamente disturbi del sonno».
- Obesità
Anche in caso di obesità salta fuori il famoso circolo vizioso: chi è sovrappeso o addirittura obeso dorme male, ma anche non dormire bene produce da solo un aumento di peso, lo dicono gli ultimi studi in merito.
«Queste condizioni provocano le famose apnee ostruttive nel sonno», spiega Ferini Strambi. «La persona, soprattutto nella posizione supina, trattiene il respiro mentre dorme anche per più di un minuto, e questo non fa male solo al riposo, ma al cuore e a tutto il sistema circolatorio».
- Dolore
Il dolore è la più importante causa di insonnia, e non è solo quello acuto. «Anzi, è in presenza di dolore cronico che l’insonnia può diventare drammatica. Ci sono persone che non riescono a non provare male neanche durante il riposo notturno», spiega il professor Plazzi.
«E il dolore è un problema soprattutto durante il riposo, perché quando si è svegli in qualche modo riusciamo a gestirlo, ma quando cerchiamo di lasciarci andare fra le braccia di Morfeo e non ce la facciamo per la sofferenza la percezione del dolore stesso aumenta. Il sonno ha infatti una funzione antalgica: durante il riposo la nostra soglia della dolorabilità diventa molto più alta, ma se non riusciamo a superare la barriera dell’addormentamento succede il contrario».
- Prurito
Nella dermatite atopica ma, in generale, in tutte le forme di prurito, il problema esiste o addirittura si accentua durante il riposo.
«Spesso si fa la diagnosi di queste malattie o il punto sulla loro gravità e andamento guardando cosa succede di giorno al paziente», spiega Plazzi. «Un ragazzo con dermatite anche iniziale che si trascina tutta la giornata, non riesce a seguire bene le lezioni o a fare i compiti a casa ha spesso un riposo tormentato da pruriti. Che in certi casi, in uno stato di semi-incoscienza, possono essere tali da non svegliare del tutto ma provocare lesioni cutanee da grattamento anche gravi, perché se di giorno la terapia tiene tutto sotto controllo, di notte il governo di quello che facciamo con il nostro corpo lo perdiamo, la sonnolenza elude il pieno controllo delle azioni». Al prurito poi si associa una sorta di smania alle gambe che si muovono in modo incontrollato.
«Si chiama Sindrome delle gambe senza riposo e accompagna spesso il grattamento, enfatizzando i disturbi del sonno, e qui bisogna fare attenzione con i sedativi: possono addirittura peggiorare questa sindrome che colpisce il 4% della popolazione, e che spesso è associata a valori di ferro basso», conclude il professor Plazzi.
- Resistenza insulinica e pre-diabete
Le persone che utilizzano male l’ormone insulina per metabolizzare gli zuccheri, e quindi possono essere classificate in pre-diabete di tipo 2 (quello che compare da adulti) hanno spesso disturbi di sonno. «Che causano o aggravano la resistenza insulinica, quindi anche l'insonnia può causare essa stessa il diabete», spiega Plazzi.
«Chi ha già la malattia non dorme bene a causa dei picchi di iperglicemia ma anche di ipoglicemia», spiega Luigi Ferini Strambi. «Quindi anche il crollo degli zuccheri durante la notte avviene e può disturbare o svegliare, anche di soprassalto».
- Bruxismo
Digrignare i denti è uno dei fenomeni figli dello stress quotidiano. Possiamo farci caso di giorno, perché serriamo i denti durante una telefonata agitata o una riunione un po’ difficile, ma spesso succede anche mentre dormiamo.
«Sono i dentisti che perlopiù scoprono, dall’usura dei denti, che esiste il problema in versione notturna», racconta Luigi Ferini Strambi. Però l’odontoiatra può rimediare subito al problema del bruxismo non solo per tutelare lo smalto, ma anche per evitare tensioni muscolari (alla mascella, ma che si possono irradiare anche in altri distretti del corpo, come la zona cervicale).
«In parallelo si deve ripristinare il buon riposo: ricordiamoci che situazioni prolungate di interferenze nel sonno, compreso il digrignare i denti portano a una condizione nella quale l’insonnia rischia di diventare cronica. Fra l’altro, spesso il bruxismo si accompagna al mioclono notturno, cioè a movimenti brevi e periodici degli arti inferiori di notte», aggiunge Ferini Strambi.
La soluzione può essere il bite, quella dentierina in materiale plastico che l’odontoiatra fa realizzare sul calco della bocca del paziente. Ma esistono anche i bite dispositivi medici che si possono trovare dal farmacista, a prezzi più contenuti e che possono essere consigliati sia come pre-test di preludio al dispositivo su misura (non tutti lo tollerano al meglio), ma anche per risolvere problemi passeggeri soprattutto legati al bruxismo per un momento di particolare stress. Quelli di buona qualità sono bite termo-modellanti: non hanno bisogno di un calco della bocca e basta scaldarli in acqua per adattarli alla dentatura. Si acquistano solo in farmacia.