Articolo pubblicato sul n.13 di Starbene in edicola dal 14/03/2017
ll vaccino contro l’HPV (Human Papillomavirus), il più importante virus cancerogeno a livello mondiale, raddoppia. E lo fa con un nuovo, attesissimo lancio.
A 10 anni di distanza dall’introduzione in Italia del primo vaccino teso a sconfiggere il tumore del collo dell’utero, ecco che il 21 febbraio scorso è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il decreto di immissione della nuova versione nonavalente.
Promette di prevenire in maniera ancora più efficace le lesioni precancerose perché contiene più ceppi (il termine esatto è genotipi) della grande famiglia dell’Hpv.
A breve saranno indette le gare regionali per dispensarlo attraverso le Asl e si pensa che presto sarà disponibile. In attesa del suo arrivo, tracciamo un bilancio di questi 10 anni di vaccinazioni con il dottor Luciano Mariani, ginecologo e responsabile dell’unità Hpv presso l’Istituto nazionale dei tumori Regina Elena di Roma.
A CHI È CONSIGLIATO IL VACCINO E CHE TIPO DI PROTEZIONE ASSICURA?
«È indicato a tutte le femmine e i maschi a partire dai 9 anni. Il piano vaccinale organizzato in Italia, però, lo dispensa gratuitamente e attivamente (con una lettera d’invito recapitata a domicilio) nel 12° anno di vita, cioé dagli 11 anni. Attualmente esistono due tipi di vaccini: il bivalente e il tetravalente.
Il primo protegge contro i genotipi 16 e 18, che hanno un alto potenziale cancerogeno. Il tetravalente, invece, contiene anche il 6 e l’11 che non provocano il tumore ma sono responsabili dei cosiddetti condilomi acuminati (volgarmente noti come “creste di gallo”), lesioni cutanee simili a escrescenze carnose che danno forte bruciore e prurito e che sono altamente contagiose, venendo trasmesse attraverso i rapporti sessuali.
Si localizzano sul collo dell’utero, sui genitali esterni (nell’area vulvare o sul pene) ma possono interessare anchetutta la zona anale. Benché benigne, sono molto fastidiose e, anche se trattate con la laserterapia o la crioterapia, tendono a recidivare in oltre il 30% dei casi.
Infine, il vaccino nonavalente mira a creare un’immunità contro 9 genotipi: oltre a quelli già citati del tetravalente, il 31, il 33, il 45, il 52 e il 58. L’aggiunta di questi 5 è doverosa perché si è visto che anch’essi sono pericolosamente cancerogeni, offrendo un ampio scudo di protezione a uomini e donne indistintamente, prima dell’inizio dell’attività sessuale»
COME AVVIENE LA VACCINAZIONE E QUALI SONO GLI EFFETTI COLLATERALI?
«Ricevuto per posta l’invito, la mamma o il papà devono recarsi al Centro Vaccinale della propria Asl con il figlio o la figlia per la somministrazione intramuscolare della prima dose. L’organismo inizia a produrre anticorpi contro i genotipi inoculati fin da subito, ma è necessaria una seconda dose a distanza di sei mesi.
Esiste, però, una certa flessibilità sul “richiamo” che può essere fatto fino a 13 anni per il bivalente e fino ai 14 per il tetravalente. La vaccinazione è controindicata soltanto in gravidanza e può presentare degli effetti collaterali lievi e passeggeri, come tutti gli altri vaccini: gonfiore, rossore e dolore del sito di iniezione (in genere l’avambraccio), mal di testa, affaticamento o qualche linea di febbre.
Tutti disturbi che passano nel giro di 48 ore. A tutt’oggi sono state dispensate 250 milioni di dosi nel mondo e non sono stati rilevati altri effetti collaterali».
EPPURE ALCUNI GENITORI SONO ANCORA TITUBANTI E TIMOROSI DEGLI EFFETTI DANNOSI CHE POTREBBERO SORGERE A DISTANZA DI ANNI...
«Si tratta di scarsa informazione e di timori infondati nati sul web, a causa di notizie false che creano inutili allarmismi. In questi 10 anni sono stati segnalati casi di patologie insorte in soggetti che si erano vaccinati. Ed è subito scattata la correlazione causaeffetto da parte di gruppi di genitori ideologicamente contrari ai vaccini.
Le patologie segnalate? Soprattutto malattie autoimmuni, come il lupus sistemico, l’artrite reumatoide, il diabete mellito e la tiroidite di Hashimoto.
Per verificare ciò, nel 2013 la GlobalAdvisory Committee on Vaccine Safety (Gavs), una commissione di esperti nominata dall’Oms per approfondire la sicurezza del vaccino, ha effettuato una revisione di tutti gli studi relativi a “HPV e malattie autoimmuni”, con particolare attenzione alla sclerosi multipla.
Conclusione? Il rischio di sviluppare tali malattie nei vaccinati è uguale a quello dei non vaccinati. Segno che che non c’è alcun rischio
aggiuntivo né una correlazione».
IN QUESTI DIECI ANNI SI È RIDOTTO IL TUMORE?
«Non possiamo ancora avere i dati, in termini di carcinoma della cervice uterina, perché l’Hpv è un virus a lento sviluppo, che provoca il tumore dopo molti anni dall’avvenuto contagio. Se una donna si infetta a 18 anni verosimilmente si ammalerà a 40 anni o più.
Quindi, è ancora presto per cantar vittoria. I dati emersi dagli studi internazionali ci dicono, però, che si sono sensibilmente ridotte le lesioni precancerose. Un risultato veramente ottimo».
PERCHÈ DEVONO FARLO ANCHE I MASCHI?
Generazioni future libere dal Papillomavirus? Sì, se la campagna vaccinale promossa dal Ministero della Salute riesce a fare breccia non soltanto sui genitori di femmine ma anche su coloro che hanno figli maschi. Dall’inizio del 2017, infatti, il piano vaccinale nazionale prevede la somministrazione gratuita del vaccino anti- Hpv anche al sesso forte.
Per quali ragioni? «Per due motivi: difendere la salute propria e quella delle partner o dei partner con cui hanno rapporti sessuali», risponde il dottor Luciano Mariani.
«Non abbiamo ancora dati a disposizione, ma sappiamo che la vaccinazione di massa della popolazione giovanile è destinata a sconfiggere non solo il cancro del collo dell’utero ma anche quello del pene, dell’ano e di alcuni tumori oro-faringei contratti facendo sesso orale.
Inoltre, l’uomo è tradizionalmente “serbatoio” di infezione per la donna e sarebbe fortemente limitante dispensarlo solo a lei». Senza contare che gli ultimi studi sull’infertilità maschile sospettano che le infezioni genitali da Hpv siano in grado di ridurre la quantità e la qualità dello sperma.
REGIONE CHE VAI, VACCINO CHE TROVI
Bivalente o tetravalente? Dipende dalle Regioni italiane .La maggior parte di esse offre a ragazzi e ragazzi la copertura del tetravalente. Altre, invece, dispensano solo quello bivalente, ad eccezione della Liguria che fa un distinguo: bivalente per le donne, tetravalente
per gli uomini.
Anche l’aderenza alla campagna di vaccinazione condotta in questi 10 anni è stata molto diversa. Alcune Regioni, come il Veneto, la Lombardia, la Toscana, l’Emilia-Romagna e il Friuli-Venezia- Giulia hanno risposto molto positivamente. Altre, come il Trentino Alto- Adige e la Sicilia,
di meno.
Articolo pubblicato sul n.13 di Starbene in edicola dal 14/03/2017
Le risposte dei nostri esperti
Cara lettrice/caro lettore, le consiglio di rivolgersi ad un medico specialista in scienza dell'alimentazione o ad un servizio di dietetica di un ospedale della sua zona. In questo modo, dopo un'adeg...
Cerca tra le domande già inviate