I NUMERI VERDI DELLE REGIONI ITALIANE PER CHIEDERE INFORMAZIONI
Da quando il video di un ragazzo italiano in visita a Tokio è diventato virale, tutti si domandano perché anche in Italia non si usi il favipiravir, il farmaco antivirale “made in Japan” noto con il nome commerciale di Avigan.
Ebbene, oggi l'Aifa (Agenzia Italiana del farmaco) ha dato il via libera per il suo utilizzo sperimentale anche nel nostro Paese, “tagliando” la trafila burocratica normalmente prevista per l'immissione di nuovi farmaci.
Fin dall'inizio dell'epidemia da Coronavirus ha infatti attivato, in collaborazione con l'Ema (European Medicines Agency), un fast track, cioè un iter di approvazione velocizzato per le molecole promettenti contro il famigerato Covid-19.
Ma quando partirà la sperimentazione? E quali aspettative dobbiamo nutrire verso il “farmaco giapponese”? Ce ne parla il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università di Milano e direttore sanitario dell'IRCCS Galeazzi di Milano. «Innanzitutto chiariamo che non si tratta di un farmaco formulato per combattere la polmonite interstiziale da Coronavirus, ma di un'antinfluenzale formulato nel 2014 dall'azienda farmaceutica giapponese Toyama Chemical (Fujifilm Group).
Solo negli ultimi mesi è stato impiegato dal Giappone e dalla Cina anche per combattere l'infezione da Covid-19, mentre in Italia il suo uso era stato ristretto nel 2105 all'Istituto Spallanzani di Roma che lo adottò sperimentalmente per contrastare l'infezione da virus Ebola, e verso il quale dimostrò di avere risultati modesti».
In viaggio dal Sol Levante
Ora, anche noi proveremo a testare l'efficacia di favipiravir, tenendo però conto di alcuni ostacoli, anche di carattere logistico. «È partita la richiesta “tricolore” alla Toyama Chemical di un cospicuo lotto di Avigan, ma non sappiamo ancora se l'azienda farmaceutica lo renderà disponibile in breve tempo, e in quale quantità», frena il dottor Pregliasco. «Dopodiché verrà sperimentato “off label” (cioè fuori dalla indicazione terapeutica con la quale è stato registrato, cioè per l'influenza) dagli ospedali Italiani, secondo un protocollo varato dal comitato etico. Pare che la regione Veneto si sia candidata a sperimentarlo per prima, ma è certo che nelle prossime ore partirà una gara tra i centri ospedalieri, ammesso e non concesso che il farmaco arrivi presto dal Giappone e si renda disponibile in pochi giorni».
Il meccanismo di azione
Ma come agisce il nuovo farmaco della speranza? E per quali casi è indicato, visto che l'infezione da Coronavirus si manifesta con sintomi molto diversi da paziente a paziente? «Il favipiravir inibisce la replicazione del virus in maniera diretta, bloccando la polimerasi, cioé l'enzima che consente la crescita di quel complesso proteico chiamato RNA virale», risponde Fabrizio Pregliasco.
«È stato scritto che questo meccanismo inibitorio funziona solo nelle fasi iniziali del contagio, e con pazienti dai sintomi lievi. In realtà dal Giappone e dalla Cina è arrivato il riscontro oggettivo di tac polmonari eseguite prima e dopo il trattamento su pazienti con polmonite interstiziale bilaterale. È stato, quindi, utilizzato non solo per i casi lievi-moderati ma anche per quelli gravi. Il che non significa che dobbiamo cantar vittoria e aspettarci la guarigione di tutte le infezioni da Coronavirus. Occorre moderare le speranze e capire bene come, quando e in quali casi può portare a un effettivo miglioramento del quadro clinico», dice l'esperto. E per questo occorrerà pazientare un po'. L'Italia farà da apripista in Europa e fornirà agli altri paesi membri dell'UE le prove di efficacia, forte o modesta che sia. La nota incoraggiante è che, a fronte di un alto profilo di sicurezza, il farmaco giapponese non pare avere pesanti effetti collaterali.
24 marzo 2020