La nuova pianta elisir si chiama perilla. Le sue foglie si usano per insaporire i formaggi e i piatti salati. I semi per accompagnare zuppe, riso, sottaceti e salse. I piccoli germogli per arricchire le insalate. E i fiori maturi sono ottimi fritti.
Questa pianta aromatica è usata da tempo nella cucina orientale, soprattutto in Giappone, ma anche in Cina, India, Corea e Vietnam. Ebbene, a breve, anche in Italia potremmo apprezzarla a tavola. Infatti, nota anche come shiso o egoma, in questi giorni viene presentata a Milano da esperti giapponesi che vogliono diffonderne la coltura perché la considerano un vero e proprio supercibo, per le proprietà antiossidanti e antibatteriche. Non a caso nel Paese del Sol Levante la mettono sul sushi per neutralizzare eventuali germi presenti nel pesce e la chiamano anche jyuunin che significa “10 anni”, l’allungamento di vita che regalerebbe il consumo della pianta. In occasione dell’evento, la chef Cristina Bowerman farà uno showcooking per dimostrare tutti gli usi e le applicazioni possibili in cucina.
In attesa, però, di mangiare anche noi il basilico giapponese o cinese (la perilla è detta anche così) e apprezzarne l’aroma pungente di melissa e anice, non ci resta che consumarla nell’unica forma in cui, per ora, è diffusa nel nostro Paese. E, cioè, come integratore (in vendita in perle in farmacia ed erboristeria). «È una pianta che vanta diverse proprietà benefiche per la salute», sottolinea la naturopata Raffella Ragazzoni. «Dai suoi semi si ricava un olio ricco di acidi grassi insaturi, in particolare Omega 3, ma anche di polifenoli e vitamina E, che aiutano a contrastare l’eccesso di radicali liberi. Poi, ha proprietà antistaminiche e antiallergiche e, in alcuni casi, può essere preferito al Ribes nigrum, per coloro che per vari motivi non possono assumere l’alcol contenuto nei macerati. Come fonte di Omega 3, invece, il suo olio si può consigliare in alternativa a quelli di lino e di pesce, accontentando così vegetariani e vegani e coloro che ne trovano sgraditi i sapori».
Non è tutto: l’acido linolenico contenuto nell’olio di perilla è un precursore delle prostaglandine 3, antinfiammatorie, pertanto può essere utile per alleviare i dolori della dismenorrea (ciclo doloroso) e possono trarne beneficio anche coloro che soffrono di artrite e di dermatite, persino allergica. «È inoltre un valido aiuto per controllare l’eccesso di colesterolo, perché i suoi fitosteroli riducono l’assorbimento di quello alimentare e perché gli Omega 3 aiutano ad abbassare anche i trigliceridi e a favorire l’innalzamento del colesterolo HDL o “buono”», aggiunge l’esperta. «Infine, poiché può anche fluidificare il sangue, come tutti gli acidi grassi insaturi, favorisce la circolazione. Per questo motivo, però, sottolineo che particolare attenzione devono fare, se desiderano assumere l’olio di perilla, coloro che stanno prendendo anticoagulanti, antiaggreganti piastrinici o farmaci in generale. Il consiglio è sempre quello di consultare il medico e gli esperti di fitoterapia e naturopatia».
28 gennaio 2016
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