A dispetto del nome, il balsamo di tigre non contiene ingredienti di origine animale né viene realizzato – come qualcuno racconta – con le ossa dei grandi felini o altre parti del loro corpo. Si tratta semplicemente di un unguento a base di oli essenziali che deve il nome alle sue origini: «È stato creato nel 1870 da un erborista birmano, Aw Chu Kin, e poi perfezionato dai figli nel 1908 a Singapore, dove è nata la Haw Par Corporation, la società che ne detiene tuttora il marchio registrato», racconta il dottor Eugenio Origa, medico chirurgo, specialista in ortopedia e traumatologia, naturopata. «Uno dei figli di Aw Chu Kin si chiamava Boon Haw, che significa “tigre gentile”, e da qui sembra derivare la nomenclatura commerciale. Ma c’è anche chi fa riferimento alla medicina tradizionale cinese, in cui la tigre rappresenta un animale Yang che simboleggia la forza, il coraggio, la prosperità e, dunque, la possibilità di superare gli ostacoli».
Proprietà e i benefici
Il balsamo di tigre è un unguento multifunzione, che agisce su dolori, infiammazione, raffreddore, vesciche. In linea generale, le proprietà del balsamo di tigre sono legate alla sua composizione. All’interno di questo unguento è presente una miscela di oli essenziali, a cui vengono aggiunti dei veicolanti (paraffina e petrolato nella ricetta originale) che servono a modulare e prolungare l’efficacia di azione degli oli stessi. «Oggi esistono anche imitazioni 100% vegetali, seppure i veicolanti chimici non comportino alcun pericolo per la salute», tranquillizza il dottor Origa.
Per esempio, il mentolo svolge un effetto rinfrescante e anestetizzante a contatto con la cute: «Se massaggiato sulle tempie, mitiga anche la cefalea perché lavora sui recettori nervosi, quindi allevia la tensione», spiega l’esperto. «Poi c’è la canfora, che svolge un’azione antinfiammatoria sul sistema muscolo-scheletrico grazie all’attività rubefacente, ovvero è in grado di richiamare sangue ai tessuti e questo apporta ossigeno, nutrienti e cellule immunitarie nella zona trattata, curandola.
Non a caso, Ippocrate sosteneva che dove scorre il sangue non c’è malattia, per cui il potere terapeutico di un prodotto si misura anche con la sua capacità di portare “forze fresche” in qualche zona del corpo». Ecco perché la canfora può essere utile nelle nevralgie, nelle distorsioni, nei reumatismi, nei crampi e nei dolori muscolari. «Un’altra sostanza preziosa è l’olio di Cajeput, ottenuto dalla Melaleuca Leucadendron, “sorella” della Melaleuca Alternifolia da cui si estrae il famoso Tea Tree Oil. L’olio di Cajeput è più leggero, ma capace di svolgere un effetto armonizzante e calmante sull’intero organismo, per cui è analgesico, disinfiammante, disinfettante, antireumatico e nei massaggi rinvigorisce e tonifica la muscolatura, anche dopo l’attività sportiva.
Un altro “ingrediente” del balsamo di tigre è l’olio di cassia, la cannella cinese, che – oltre ad agire come antidepressivo naturale per la sua particolare profumazione – agisce a livello topico producendo calore, attivando la circolazione e innescando una serie di processi rigenerativi tipici dell’infiammazione: «Quest’ultima, infatti, non è negativa in senso assoluto, perché in fase acuta serve a circoscrivere il danno, ripulire la zona e ricostruire i tessuti. La cassia stimola questa “infiammazione” buona ed è utile soprattutto come distensivo a livello muscolare».
Fra le indicazioni, troviamo anche l’impiego in caso di scottature e ustioni lievi. In questo caso «L’unica accortezza è quella di non stendere il balsamo di tigre su tagli o ferite aperte, ma la regola vale per qualunque prodotto che non sia espressamente formulato per disinfettare o cicatrizzare la pelle. Possiamo cioè, effettivamente usarlo, ma non in fase acuta. Quando scottature e ustioni si trovano già in una fase di riparazione, il balsamo di tigre può migliorare l’apporto di sostanze nutritive ai tessuti e quindi velocizzare la guarigione», spiega l'esperto.
Perché “brucia”
La sensazione di bruciore avvertita sulla zona in cui viene spalmato è dovuta all’effetto termogenico del balsamo di tigre, che aumentando il flusso sanguigno verso la superficie della pelle determina una percezione di calore, volutamente “irritante” dei vari oli essenziali, ma in senso benefico.
Altri usi del balsamo di tigre
Esistono addirittura degli usi non medici del balsamo di tigre: può aiutare a rimuovere le macchie di vernice dalla pelle, eliminare i tarli del legno, allontanare gli insetti dalle stanze di casa, combattere i cattivi odori di armadi e cassetti, deodorare le zone del corpo più soggette a sudorazione profusa. Un prodotto multifunzione come questo è adatto a tutti o può avere controindicazioni? «Oltre a evitarlo nel caso di ipersensibilità nota verso i componenti o altre sostanze strettamente correlate dal punto di vista chimico, meglio non usarlo in gravidanza, durante l’allattamento e nei bambini molto piccoli, come qualunque altro prodotto non indispensabile in queste delicate fasi della vita», raccomanda il dottor Origa.
Che differenza c’è tra balsamo di tigre rosso e bianco
Al mix di base (mentolo, canfora, olio di Cajeput e cassia), può essere aggiunto il ribes nero oppure l’eucaliptolo: «Nel primo caso si ottiene il balsamo di tigre rosso, nel secondo quello bianco, ciascuno con proprietà specifiche e quindi non interscambiabili fra loro», tiene a precisare il dottor Origa. «Il ribes nero mima gli effetti del cortisolo, l’ormone che regola il sistema immunitario, ci consente di affrontare gli stress e modula l’infiammazione, per cui è utile per trattare dolori muscolari e scheletrici, reumatismi, contratture di lungo corso. Al contrario, l’eucaliptolo lavora sulla percezione del dolore termico, quindi è valido in caso di ustioni, irritazioni, punture di insetto e arrossamento della cute, perché desensibilizza i recettori del dolore. Ma è pure un ottimo rimedio contro tosse, raffreddore e sinusite», descrive il dottor Origa.
Come usare il balsamo di tigre
Il balsamo di tigre rosso va applicato due volte al giorno per almeno una settimana, anche se i tempi corretti della terapia vanno sempre personalizzati in base alla sensibilità individuale e alla durata del dolore da trattare: se è di lungo corso, serve più tempo. «Una volta ottenuto il risultato, è bene proseguire l’applicazione per altri due o tre giorni per stabilizzare gli effetti», suggerisce l’esperto.
«Nel caso del balsamo di tigre bianco, invece, bastano spesso tre o quattro giorni. Tra l’altro, la versione bianca lavora anche sul mal di pancia, se spalmata delicatamente sull’addome, intorno all’ombelico. E, curiosamente, agisce sia sulla stipsi sia sulla diarrea».
L’applicazione deve sempre essere delicata, esercitando un leggero massaggio, perché frizionare troppo energicamente questo mix di oli essenziali può creare micro-lesioni cutanee: «Non è necessario che il balsamo di tigre venga assorbito completamente: anzi, lasciarne un velo in superficie crea una sorta di protezione sulla zona da trattare. Lasciamo sempre asciugare all’aria, senza rivestire la zona con bende, garze o altre coperture, perché l’effetto occlusivo può determinare irritazione cutanea».
Dove si acquista
Il balsamo di tigre si può acquistare in farmacia, erboristeria o nei negozi di prodotti naturali. «Prestiamo attenzione sul web», suggerisce il dottor Origa. «Su Internet affidiamoci ai siti di negozi seri, verificabili e dalle buone recensioni per evitare di incorrere in prodotti “taroccati” o di dubbia provenienza».
Un ultimo consiglio: soprattutto nelle forme infiammatorie acute, se dopo tre o quattro giorni di trattamento non osserviamo alcun beneficio evidente, meglio sospendere le applicazioni e rivolgersi al medico curante per indagare a fondo la causa del problema, che potrebbe necessitare di altre soluzioni.
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