Per la maggior parte di noi quello di Natale è il pranzo più importante dell’anno.
Per portare in tavola un menu degno dell’occasione non badiamo a spese. Lo conferma un’analisi della Coldiretti, che stima in 140 euro a famiglia (lo stesso dell’anno scorso) il budget destinato all’acquisto di cibo. E pazienza se poi, dopo l’abbuffata, molti si troveranno a fare i conti con i sensi di colpa: quasi 1 persona su 3, secondo le previsioni dell’associazione Nutrimente Onlus che si occupa della prevenzione e cura dei disturbi alimentari.
Possibile che non si riesca a mettere d’accordo la voglia di festeggiare con la speranza di non ingrassare? Abbiamo girato la domanda ai nostri esperti di alimentazione, chiedendo loro cosa metteranno in tavola. C’è chi avrà più un occhio alla linea e chi alla tradizione. Chi alla convivialità e chi alla solidarietà.
- «Il mio 25 dicembre nel segno di robin foood»
Dott.ssa Carla Lertola medico dietologo a Milano, Savona e Gallarate (Va)
Il pesce è da sempre il protagonista della mia tavola natalizia. Quest’anno preparerò una semplice ma sfiziosissima pasta con le acciughe. Il pesce azzurro è buono, ricco di nutrienti preziosi come gli Omega 3 e alla portata di tutte le tasche.
Da quando ho fondato con due amiche l’associazione onlus Robin Foood, per dare cibo “intelligente” a chi non ne ha, ho capito che non basta donare quello che per noi è “superfluo” (fino a un paio d’anni fa, per esempio, la mattina del 25 lasciavo in parrocchia i dolci che mi avevano portato amici e pazienti).
La cosa più importante è capire quali sono i bisogni di chi vogliamo aiutare e cogliere l’occasione del “regalo” per fare educazione alimentare, per insegnare a mangiare meglio. Ecco perché adesso preferisco chiedere fondi per garantire ai bisognosi un cibo sano, anziché raccogliere quello “avanzato”, spesso troppo ricco di grassi, zuccheri e calorie.
- «Non è natale se non c’è la faraona della mamma»
Dott. Giorgio Donegani, tecnologo alimentare a Sesto San Giovanni (Mi)
Grandi classici del Natale in casa Donegani: il patè di fegato scuro (non il fois gras) e la faraona alla panna. Il primo lo preparava mio papà, che si sbizzarriva a variare sempre un po’ la ricetta. Lui non è più con noi da 22 anni ma il patè (che adesso acquistiamo in rosticceria) è rimasto.
A cucinare il pregiato volatile, invece, ci pensava fino a qualche anno fa la mia mamma: lo cuoceva al forno con il rosmarino, che lasciava nel sughetto un sapore speciale. E mentre lo assaporavo pensavo già a quando l’avrei ritrovato in tavola il Natale successivo, perché la faraona da noi si mangiava (e si mangia) esclusivamente il 25 dicembre.
Oggi la prepara mia sorella, che segue fedelmente la tradizione di famiglia. A me è stato lasciato solo il compito di andare a scegliere il volatile dal macellaio, non so se come riconoscimento del mio status professionale di tecnologo alimentare o se, semplicemente, per tenermi lontano dal forno!
- «Tutto secondo tradizione dall’antipasto al dolce»
Dott.ssa Maria Paola Dall’Erta biologa e insegnante di biocucina a Milano
Il menu del pranzo di Natale nella mia famiglia non cambia mai: antipasti di salumi, pasta ripiena, bollito. Il piatto forte sono gli anolini allo stracotto, fatti in casa e serviti in brodo nel rispetto della nostra tradizione emiliana. Da qualche anno mamma e nonna mi hanno lasciato spazio in cucina e ne ho approfittato per apportare qualche piccola modifica alla ricetta classica.
La pasta la preparo con la farina di tipo 1, più ricca di crusca e germe di grano di quella di tipo 00, super-raffinata, che utilizzavano le mie “maestre”. Ho anche ridotto la dose delle uova: ne aggiungo solo 1 anziché 2 ogni 100 g. Per la farcitura compro carne di vitellone biologica, alla quale unisco uova, pane grattugiato, parmigiano, prezzemolo fresco e un pizzico di sale e pepe.
Infine, per il brodo, scelgo un bel pezzo di biancostato, una coscia di pollo e una gallina nostrana ripiena, che vengono poi serviti come secondo.
- «Preparo un solo piatto da gustare chiacchierando»
Dott.ssa Sara Ciastellardi, medico nutrizionista e omeopata a Livorno e Pisa
Il menu del mio pranzo di Natale è molto semplice e leggero. Prevede un solo piatto: la catalana di crostacei, che è pronta in un attimo. Faccio scottare astice, aragosta, scampi, cicale (freschi o surgelati) in acqua bollente leggermente salata per pochi minuti. Nel frattempo gli altri membri della famiglia si occupano di pulire e tagliare le verdure fresche di stagione e qualche frutto esotico (ananas, papaia, mango, carambola), che vengono disposti su uno o due piatti da portata insieme ai crostacei.
Come semplice accompagnamento una maionese che preparo io con uova di gallina bio e olio evo toscano o pugliese oppure con uova di quaglia e olio evo ligure, che è più delicato. Quando tutto è pronto, ci sediamo a tavola e non ci alziamo più. Chiacchieriamo armeggiando con pinze e forchette. Infine, dopo il panettone e il brindisi con un buon spumante italiano, usciamo a passeggiare.
- «C’è un menu speciale... anche per il cagnolino»
Dott.ssa Diana Scatozza, medico dietologo, specialista in Scienza dell’alimentazione a Milano
Nella mia famiglia il pranzo di Natale non esiste. Festeggiamo a cena, sia il giorno della Vigilia sia il 25. E il menu, essendo serale, è abbastanza light. Non abbiamo una tradizione da seguire.
Ci piace improvvisare, decidere insieme, all’ultimo momento, che cosa abbiamo voglia di mangiare. L’anno scorso, per esempio, abbiamo preparato polenta e gorgonzola. Quest’anno penso che punteremo sul pesce, ma non ne ho la certezza. Più che al cibo a me piace pensare alla tavola. Da bravo Toro, amo apparecchiarla con cura.
Le posate sono quelle d’argento della mamma. La tovaglia è una tradizionale dell’Alto Adige e i bicchieri sono quelli della Thun con gli angioletti d’oro. Ci tengo a creare l’atmosfera giusta. Un posto speciale nelle nostre cene l’ha anche Joy, il mio cagnolino, al quale per l’occasione metto il cappottino rosso. Per lui verza lessata con brodino di carne e pesciolino in bianco: i suoi piatti preferiti.
- «Un pranzo vegetariano con l’incognita biscotti»
Dott.ssa Sara Gilardi, biologa nutrizionista a Torino, Livornoe Volterra (Pi)
Il nostro non è un vero pranzo di Natale. Assomiglia più a un normale pasto della domenica. Quest’anno con mia figlia, che ha 15 anni e non mangia né carne né pesce, ho deciso di proporre solo piatti vegetariani.
Anch’io, a dir la verità, amo molto cereali e legumi. Come primo prepareremo dei conchiglioni di pasta, ripieni di ricotta e spinaci e cotti al forno con sugo di pomodoro e parmigiano. Poi, come secondo, un polpettone di lenticchie, noci e pomodori secchi accompagnato da un contorno di verdure di stagione. Per dolce: i biscotti di pan di zenzero che useremo come segnaposto.
Li farò io, cercando di coinvolgere mio figlio, che ha 12 anni. Non so se ci verranno bene: l’impasto è molto appiccicoso e difficile da “ritagliare” con gli stampi. Se l’esperimento non dovesse riuscire avremo come riserva un panettone e, probabilmente, i marron glacé che porterà mia suocera (ne va matta!).
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Articolo pubblicato sul n. 1 di Starbene in edicola dal 18 dicembre 2019