Stress: non sarà un alibi?

C’è un uso eccessivo del termine per spiegare qualsiasi difficoltà nel lavoro. Ecco come affrontare davvero le difficoltà



di Rossana Campisi

Oggi lo stress ha finito per invadere la nostra quotidianità. In particolare, in qualsiasi posto di lavoro occupa uno spazio infinito. Troppo, secondo una psicoanalista e una psichiatra, Simona Argentieri e Nicoletta Gosio, che nel loro libro Stress e altri equivoci (Einaudi, 12 e) fanno chiarezza sul termine più abusato dei tempi moderni.

«Ogni giorno, decine di volte al giorno in ufficio si dice: “Sono stressata”», puntualizza la dottoressa Argentieri. «La definizione è diventata buona per tutto, dal più piccolo impegno alla più seria preoccupazione. Ma questo uso generico è eccessivo e anche pericoloso perché si finisce per non cercare le vere cause del nostro malessere lavorativo».


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Distingui le emozioni


Dal punto di vista scientifico, il termine stress significa tensione mentale e fisica. «Di per sé è uno stato fisiologico normale che l’individuo utilizza per rispondere agli stimoli dell’ambiente, quindi è una parte inevitabile della nostra esistenza », spiega la dottoressa Gosio. «Tutta la vita è un allenamento allo stress e non esiste un’epoca più stressante di altre. Solo che oggi allo stress si dà sempre una connotazione pessimistica. Ma non è così.


Bisogna, infatti, distinguere l’eustress, che è positivo, dal distress, che è negativo. Il primo è l’eccitazione necessaria per superare una prova che ci conduce all’obiettivo e non andrebbe evitato: penso a quando ci viene chiesto uno scatto di reni per assumersi nuove responsabilità. Ma, in questo caso, la fatica, l’ansia che accompagna la sfida ci permettono di crescere professionalmente. Certo, si può anche sentirsi schiacciati dalle tante ore di lavoro, ma è sbagliato dire: “Sono stressata”, semmai la definizione giusta è: “Sono stanca”.


Il distress, invece, è la conseguenza di difficoltà emotive, come amarezza, delusione, rabbia, frustrazione che andrebbero indagate». Un carico emotivo, insomma, che ci fa spostare il problema. «E viene automatico chiamarlo stress, con una sola parola si getta un grido di dolore, di protesta», continua la dottoressa Gosio. «Una lamentela, poi, che viene capita e condivisa con gli altri perché lo stress è socialmente più riconosciuto del piacere».

Chiediti cosa vuoi veramente


Questa scappatoia sembra semplificarti la vita, ma non è proprio così. In realtà, chiamare tutto stress (il troppo lavoro, lo scontro con il collega, la perplessità per un incarico diverso ecc.) alla lunga ti impoverisce perché ti allontana dalla tua realtà lavorativa e dalle tue reali responsabilità: ti impedisce, infatti, di avere il polso della situazione e chiederti cosa veramente vuoi e cosa provi di fronte alla prestazione professionale. Insomma, se sposti tutto sullo stress non avrai mai le coordinate giuste per fare un’analisi lucida della tua situazione.

Non cedere alle illusioni

 

L’effetto finale è quello di barcamenarsi in una contesto che non ti vedrà mai “protagonista”, ossia capace di vedere dove sta il problema e di trovare soluzioni attive ed efficaci. «Il cortocircuito sta proprio qui: avere un’idea catastrofica dello stress e, nello stesso tempo, illudersi di poterlo neutralizzare», aggiunge la dottoressa Argentieri.


«Frasi come “stacco la spina”, “vado in vacanza” e così via, se vissute come antidoti antistress, sono illusorie. Non esistono situazioni totalmente riposanti. Così come lo stress non è un demone, ma quella spinta che ti accompagna per tutta la vita e ti aiuta a sopportare la fatica necessaria per rispondere, più o meno bene, alle richieste dell’ambiente in cui lavori».

Non dire sono stressata se...


1 Litighi con un collega - Usi la classica frase: “scusa, sono proprio stressata” per tentare di annullare il contrasto? Non farlo. Essere semplicistica e superficiale non risolve il problema. Osserva bene l’evento e spiega chiaramente perché hai perso il controllo. Prova a dire: “Sono arrabbiata perché il tuo comportamento mi irrita”.


2 Ti danno un incarico che non ti piace - Certo, dire “sono stressata” ti fa sentire più legittimata rispetto ad ammettere che questo lavoro non ti piace. Però, non serve a niente: così smorzi subito la capacità di combattere per avere un’occupazione che è nelle tue corde.


3 Ci sono delle novità per te - Pensare: “ Che stress!” ti blocca e ti impedisce di evolvere nel lavoro. Il cambiamento non è un trauma, ma una prova positiva. È vero che soprattutto all’inizio richiede uno sforzo, un maggiore impegno, ma è proprio questa tensione che ti rende viva e vitale.

 

Articolo pubblicato sul n. 50 di Starbene in edicola dall’01/12/2015


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