Semaforo verde per Nuvaxovid, il vaccino sviluppato dall’azienda americana Novavax che fa salire a cinque le armi anti-Covid autorizzate dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema).
Ultimo arrivato ma primo nella sua tecnologia a subunità proteica, Nuvaxovid si differenzia sia dai vaccini a mRna (Pfizer e Moderna) sia da quelli a vettore virale (AstraZeneca e Johnson & Johnson): «In questo caso viene sfruttata la tecnica delle proteine ricombinanti, già in uso da decenni contro malattie come pertosse, epatite o meningite», spiega la professoressa Susanna Esposito, professore ordinario di pediatria all’Università di Parma e presidente dell’Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici.
«Nello specifico, Nuvaxovid contiene minuscole particelle di proteina Spike, quella struttura che forma una sorta di corona sulla superficie del Sars- CoV-2 e gli consente di agganciarsi alle nostre cellule per penetrare al loro interno. Questa proteina viene ottenuta in laboratorio e successivamente purificata, frammentata e assemblata in nanoparticelle che mimano la struttura del virus, ma senza la capacità di scatenare la malattia».
C’è un adiuvante
Il fatto che questo vaccino utilizzi una piattaforma già sperimentata e meno innovativa di quella a mRna potrebbe rendere più tranquille le persone che hanno qualche riserva sulle tecnologie più nuove. Problema: il vaccino contiene anche un adiuvante, la saponina, che serve a rafforzare la risposta immunitaria indotta dal vaccino, rendendola più potente ed efficace.
«Questo può essere un punto critico», commenta l’esperta, «perché i vaccini adiuvati sono stati presi spesso di mira dai no-vax, convinti che l’aggiunta possa scatenare effetti indesiderati o addirittura malattie e disturbi degenerativi autoimmuni o cronici».
In realtà, i dati scientifici a oggi disponibili smentiscono ogni pericolo: molti dei tradizionali vaccini antinfluenzali contengono un adiuvante, perché sono specificamente studiati per soggetti (come gli anziani) che hanno un sistema immunitario meno reattivo. «Detto ciò, chi spera che questo vaccino possa convincere gli indecisi potrebbe restare deluso, perché anche questa tecnologia non sarà immune da critiche».
Ma al di là del “contenuto”, l’obiettivo finale è sempre lo stesso: una volta somministrato, Nuvaxovid – esattamente come gli altri quattro vaccini – addestrerà il sistema immunitario a identificare le particelle proteiche del virus come estranee, stimolando la produzione di anticorpi specifici.
Efficace al 90 per cento
Stando a quanto comunicato dall’Ema, il vaccino sembra efficace al 90 per cento nel prevenire la malattia sintomatica. «I due trials clinici che lo hanno sperimentato in Messico, Stati Uniti e Inghilterra, coinvolgendo nel complesso oltre 45 mila persone, sono stati condotti in un periodo dove i ceppi virali più comuni in circolazione erano quello originale e alcune varianti come Alpha e Beta. Dunque, per ora, sono disponibili dati limitati sull’efficacia di Nuvaxovid contro altre varianti preoccupanti, inclusa Omicron», precisa la professoressa Esposito.
Il vaccino sbarcherà comunque in Europa nei primi mesi del 2022: saranno necessarie due dosi, somministrate a distanza di tre settimane l’una dall’altra, e il suo utilizzo verrà riservato a chi deve ancora iniziare il ciclo vaccinale.
Importante novità
«La disponibilità di un nuovo vaccino rappresenta sempre una straordinaria opportunità nella lotta agli agenti infettivi», tiene a sottolineare la professoressa Esposito. «La tollerabilità di Nuvaxovid sembra essere buona e gli effetti collaterali osservati sono stati generalmente lievi o moderati, come dolori articolari, mal di testa, sensazione generale di malessere, nausea, vomito o dolore al braccio nel sito di iniezione, comuni anche alle altre vaccinazioni finora autorizzate».
Ma in definitiva l’ultimo arrivato è migliore o peggiore delle altre formulazioni? «Impossibile dirlo, perché non esistono studi comparativi in grado di sciogliere questo dubbio. Si tratta semplicemente di una freccia in più nel nostro arco, ma saranno poi le autorità sanitarie a stabilirne l’uso corretto, le eventuali categorie a cui riservarlo e la perfetta integrazione con gli altri quattro prodotti disponibili», conclude la professoressa Esposito.
«In più, sicurezza ed efficacia continueranno a essere monitorate man mano che Nuvaxovid verrà utilizzato attraverso il sistema di farmacovigilanza e ulteriori studi da parte dell’azienda produttrice e delle autorità europee competenti in materia».
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