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Perché è difficile chiedere scusa: 4 errori da evitare

Scusarsi per i propri sbagli in modo sincero solleva e consola, sia chi riceve le scuse, sia chi le fa. Ma spesso chiedere scusa non è facile. I consigli dell’esperta per farlo nel modo giusto

Foto di Myriam Zilles da Pixabay




Che fatica chiedere scusa. Ma scusarsi per i nostri sbagli e fare ammenda con il prossimo è la base di una vita “sana”. Ne è convinta la celebre psicologa statunitense Harriet Lerner, che ha studiato la questione per oltre vent’anni e le ha dedicato il suo ultimo libro, Scusa. Il magico potere di ammettere i propri sbagli (Urra Feltrinelli, 13 €).

237270«Se qualcuno mi chiede scusa in modo sincero, mi sento sollevata e consolata», confessa l’esperta. «A mia volta, mi sento meglio se chiedo scusa, quando so che è la cosa giusta da fare. Sono grata di poter riparare un rapporto, quando ho commesso un errore. E non temo che il mio “sono dispiaciuta!” mi sminuisca, anzi: so che, probabilmente, la considerazione e la stima altrui nei miei confronti
ne guadagnerà».


Perché è difficile riconoscere gli errori
Allora, perché facciamo tanta fatica a chiedere scusa? «Perché è un processo complesso, che vede in gioco più fattori», afferma Paola Mazzardi, psicologa e psicoterapeuta a Brescia. «Per primo, bisogna riconoscere a noi stessi di aver commesso un errore, che ha portato degli effetti negativi: ma per arrivarci dobbiamo uscire dal nostro punto di vista e metterci nei panni altrui.

Spesso, poi, nel momento in cui capiamo di avere fallato, iniziamo a sentirci sbagliati come individui e finiamo con il negare il passo falso per proteggere la nostra autostima.

Infine, se siamo cresciuti con la certezza che ogni errore meritasse una punizione, oppure che comportasse la perdita dell’amore dei genitori, saremo sempre restii ad ammettere le nostre colpe davanti a qualcuno».


Le scuse non riguardano solo il passato, ma anche il futuro
E se siamo capaci di rielaborare questo percorso psicologico, comunque
le scuse vanno esplicitate in un certo modo. Certo, non esistono formule valide per qualsiasi persona o circostanza, ma per essere credibili certe caratteristiche di base devono averle.

Come suggerisce John Kador, esperto di business e autore del saggio Effective Apology (“Scuse efficaci”): «Esplicitiamo la nostra responsabilità per un’offesa o un torto ed esprimiamo rimorso in modo diretto, personale e privo di ambiguità, offrendo un risarcimento e promettendo di non farlo più». «L’offerta di riparazione e l’impegno a migliorare sono passaggi importanti», sottolinea la dottoressa Mazzardi, «che ci ricordano come le scuse non riguardino solo il passato, ma anche il futuro».


4 errori da evitare
Allo stesso modo, ci sono comportamenti da evitare, spiega Harriet Lerner nel suo libro. Eccoli.

  • Accodare un “ma” all’offerta di scuse, come nel caso “Mi dispiace per il modo in cui ti ho trattato, ma il tuo comportamento mi ha dato fastidio”. Spiega l’autrice: «Anche se l’affermazione che segue il “ma” è genuina, rende false le scuse perché dice, a tutti gli effetti: “Date le circostanze, il mio atteggiamento è stato perfettamente giustificabile”. Sicuramente, affrontare i problemi di fondo è giusto (nel caso dell’esempio, il comportamento altrui), però le scuse non sono il momento adatto: servono più che altro a ristabilire un terreno sul quale si potrà comunicare e confrontarsi in futuro».
  • Dire frasi come “Sono dispiaciuto che tu l’abbia presa male”. «Queste
    non rappresentano vere scuse: si focalizzano sulla risposta della vittima del torto e non su chi l’ha commesso», puntualizza Lerner. «A ogni modo, chiedere scusa per quello che immaginiamo provi l’altra persona e non per una nostra azione è uno dei modi più comuni in cui cerchiamo di evitare le nostre responsabilità».
  • Sottintendere la pretesa di venire perdonati automaticamente, solo per il fatto di essersi scusati. «In diversi casi, le scuse hanno bisogno di tempo e spazio per arrivare a destinazione, e non è detto che portino per forza alla riconciliazione», dice la psicologa americana. «Quindi, nel momento in cui le porgiamo, meglio tenere a bada il nostro bisogno di rassicurazione e non forzare in alcun modo il perdono».
  • Insistere a scusarsi con qualcuno che sta ancora soffrendo molto. «Se proviamo ad avvicinare la persona e capiamo che non vuole più sentire un’altra parola da noi, dobbiamo desistere», ammonisce l’autrice. «La finalità delle scuse è calmare e dare sollievo alla parte offesa, non agitarla o perseguitarla perché abbiamo l’impulso irrefrenabile a spiegarci, a ridurre il nostro senso di colpa o a favorire il recupero della relazione».


Come rispondere alle scuse

“Non è successo nulla, va bene così...”, è la risposta classica a chi ci sta porgendo le sue scuse. Una reazione istintiva (vogliamo subito porre fine a un momento imbarazzante) quanto sbagliata perché non tiene conto dello sforzo emotivo fatto dall’altro.

«Se pensiamo che le parole di ammenda siano sincere, è giusto accettarle e riconoscere che sono sensate e pertinenti», dice Mazzardi. «Attenzione anche a non fingere di avere messo una pietra sopra il torto, se così non è: meglio dire che non si è ancora pronti a perdonare».

E nel caso in cui non riusciamo a dire “Grazie per le scuse?”. «Interroghiamoci sul perché. Forse si tratta di un grosso torto che ha bisogno di tempo per essere elaborato. Oppure, ci sentiamo un po’ colpevoli, dunque difendiamo la nostra autostima che ci porta ad aumentare il risentimento verso l’altro».


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Articolo pubblicato sul n. 9 di Starbene in edicola e nella app dall'11 febbraio 2020


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