Dalla notte dei tempi, è per eccellezza un tormentone tutto femminile: l’amore è una questione di fortuna (o di sfortuna)? Una risposta ci arriva dal libro Principe Azzurro o Barbablù? (Ed. Il Punto d’Incontro), in cui la psicologa e psicoterapeuta Anna Coda s’allontana dal fato, e parla d’altro. «Astri, karma e fatalità c’entrano poco», assicura Coda. «Incontrare qualcuno è un caso, certo, ma decidere di farlo rimanere nella nostra vita è una scelta. Non esiste il principe azzurro come lo abbiamo sempre immaginato, così come non esiste la relazione tutta rose e fiori. In compenso, esiste la capacità di entrambi i partner di creare un legame solido, vitale, duraturo».
Lo aveva già detto anche Erich Fromm: l’amore è come un’arte che va appresa e poi richiede dedizione. Bello, bellissimo, ma come si fa?
Il sentimento è circolare
Lui, bello, dolce, gentile e forte allo stesso tempo, che salva lei, fragile e appassionata. «Ben più di un sogno romantico, è un vero condizionamento culturale, ancora duro a morire», interviene Giovanna De Maio, psicoterapeuta e love coach. «Il messaggio indiretto che ne deriva è che, prima o poi, arriva un salvatore a cambiarci la vita. Come se la felicità andasse delegata a qualcun altro».
In realtà, desiderare un uomo perfetto e in completa adorazione di noi, inevitabilmente, porta alla delusione.
«Il principe azzurro è un’idea che è molto distante dalla condizione umana, dove tutto è tendente al difetto perché ciascuno ha i suoi pro e contro», continua Coda. «Questa mitizzazione dell’amore e della coppia ha, poi, l’effetto di deresponsabilizzarci: ci convinciamo che qualunque fallimento non dipenda da noi, ma dal destino. Quando, invece, è vero l’esatto contrario: il noi si crea dall’interazione di due persone, che è sempre circolare e non lineare, nel senso che lo scambio non va da un partner all’altro e poi si ferma, ma va da uno all’altro e poi torna indietro».
Il “terremoto” della novità
Dal punto di vista psicologico, il miraggio del partner inebriato d’amore ricalca la relazione infantile con la madre: c’è un bambino onnipotente che tutto chiede e una mamma remissiva che tutto dà.
«È tipico di quelle donne che da piccole non si sono sentite amate e, d’istinto, pretendono un uomo iper presente, sempre attento e che le adori sopra ogni cosa», spiega Giovanna De Maio.
Questo mare di bisogni irrisolti è mosso anche dalle onde della società moderna, così frenetica e vorace anche dal punto di vista sentimentale. «Viviamo un permanente conflitto tra la libertà di scegliere fra più opportunità relazionali e il bisogno di sicurezza, fra il desiderio di invecchiare insieme e la paura della quotidianità, della noia», riprende Coda.
«L’intolleranza alla routine viene coltivata sin da piccoli, quando i giochi vecchi vengono rimpiazzati da quelli nuovi. Solo il nuovo, insomma, stimola la meraviglia ed è degno di nota. Anche nei legami: si sta insieme finché c’è qualcosa da scoprire o da sperimentare. Ma quando subentra l’abitudine, quando pensiamo di conoscere l’altro come le nostre tasche, tiriamo i remi in barca. E ci accorgiamo che l’incantesimo d’amore era pura illusione».
Forse, è anche colpa di questa doccia fredda se oggi ci si lascia in fretta e volentieri.
Conta soprattutto la volontà
Una lezione sul tema arriva dal film L’hotel degli amori smarriti: dopo vent’anni di matrimonio, Richard scopre che Maria lo tradisce. Lei decide di trasferirsi nell’hotel di fronte. E dalla sua camera avrà una vista privilegiata sul suo appartamento, sul marito e sul loro matrimonio. Non ci sono principi azzurri né principesse da salvare, ma sentimenti, ricordi, desideri e rimpianti che, in una storia corale, dimostrano come l’amore sia sempre questione di scelte e volontà. A partire da noi stesse: per incontrare la persona giusta dobbiamo anche imparare ad amarci.
«Altrimenti, sarà come affidare a un altro la guida della nostra vita. Siamo certe che la sua destinazione vada bene anche per noi?», conclude De Maio. «Se non riflettiamo su cosa vogliamo, sui nostri desideri e se non facciamo nulla per raggiungerli, inevitabilmente ci sentiremo frustrate, incomplete, insoddisfatte». Alla faccia delle fiabe.
La sindrome di Barbablù
C’è chi al principe azzurro preferisce Barbablù. All’inizio è affascinante, seduttivo, carismatico. Poi diventa egoista, aggressivo, sgarbato.
Chi cade nella sua rete? Spesso una donna che accetta l’inaccettabile, perché tende a svalutarsi e cerca conferme in un uomo grandioso. Questo crea una dipendenza affettiva, dove la coppia diventa un modo per dare un senso alla propria vita. Il pensiero fisso è: “Prima o poi tu cambierai e mi amerai”. Puntualmente non avviene, però.
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