A pagare il prezzo del risultato del referendum sulla Brexit è prima di tutto l’umore dei cittadini britannici. Lo dimostra uno studio del King’s College London e dell’Harvard University (pubblicato sul Journal of Epidemiology & Community Health), che ha analizzato lo stato di salute mentale della popolazione attraverso il consumo dei farmaci. Ebbene, nel periodo successivo al referendum del 23 giugno 2016, le prescrizioni di antidepressivi sono aumentate del 13,4% in più rispetto agli altri farmaci. I sociologi lo sanno bene: lo stato di salute non è determinato solo da fattori biologici, ma è fortemente influenzato dallo status socioeconomico degli individui.
L’indice Istat che fa preoccupare
Anche in Italia, secondo i dati dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), i consumi di psicofarmaci, e in particolare di benzodiazepine, nel 2017, sono aumentati di circa l’8% rispetto all’anno precedente. E non sono stati i pazienti a chiederne di più, ma i medici a raccomandarli, proprio perché li ritenevano necessari.
«Nel nostro Paese, la percezione di incertezza economica dipende dalle continue modifiche del sistema previdenziale e dalle minacce della riduzione del sistema di welfare e dell’uscita dall’Europa», spiega Milena Casalini, sociologa della salute e membro del consiglio direttivo Siss (Società italiana sociologia della salute), che continua: «L’indice Istat di salute mentale è passato da 49,6% a 48,8% (-0,8)».
Era successo anche in Grecia: durante la recessione, come rivela un rapporto della banca centrale del Paese, l’indice di mortalità infantile era cresciuto del 10%, diventando il più alto d’Europa. Tra il 2009 e il 2013, l’indice di natalità era sceso del 22% e il numero di persone con la depressione era balzato dal 3% al 12% circa. E, tra il 2010 e il 2015, i suicidi sono aumentati del 40%.
La rete veicolo d’ansia
Quando le scelte politiche provocano incertezze su lavoro, salario e patrimonio (e non necessariamente recessione economica), gli effetti negativi ricadono sul benessere psichico e sulla salute mentale della popolazione.
«I livelli di incertezza sulla percezione della condizione economica», spiega l’esperta, «innescano le reazioni della paura, del conflitto, del rifiuto e della violenza. Difficoltà finanziarie, disoccupazione e indebitamento producono ansia e “depressione motivata”». Ad amplificare questi effetti contribuiscono Internet e le dinamiche dei social: «Il web, oggi, è molto studiato come ambiente che veicola ansia e malattie riconducibili alla depressione», aggiunge l’esperta. «E, paradossalmente, le società abituate a vivere con un elevato standard sociale ed economico risultano le più colpite».
I farmaci non bastano
Gli autori dello studio inglese, analizzando i dati sull’aumento del consumo di antidepressivi dopo il referendum, concludono che in periodi di instabilità politica ed economica andrebbero potenziati i programmi di supporto alla salute mentale. È d’accordo la sociologa Milena Casalini: «All’approccio farmacologico si possono affiancare altri interventi. La combinazione di diversi tipi di strategie è la più efficace per contrastare ansia e depressione e ridurre la necessità di farmaci».
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Articolo uscito sul n. 52 di Starbene, in edicola da 11 dicembre 2018