di Alessandra Litrico
Nell'era dei social media, le dinamiche relazionali si sono evolute, dando vita a fenomeni complessi come l'orbiting. Ma cosa intendiamo quando parliamo di orbiting? Questo termine descrive la situazione in cui un ex partner o una persona che ha interrotto la comunicazione diretta continua a interagire in modo indiretto attraverso i social, mantenendo una presenza ambigua nella vita dell'altro.
Per comprendere bene le sfumature di questo fenomeno e scoprire in cosa si differenzia dal ghosting, ne parliamo con la psicologa, psicoterapeuta e mental coach Simona Lauri.
Differenze tra ghosting e orbiting
Si potrebbero confondere le caratteristiche dell’orbiting da quelle dell’ormai purtroppo celebre ghosting. Quest'ultimo descrive la pratica di interrompere bruscamente ogni forma di comunicazione con una persona, senza fornire alcuna spiegazione o preavviso. In pratica, chi fa ghosting scompare improvvisamente, come un fantasma, ignorando messaggi, chiamate e qualsiasi tentativo di contatto.
L'orbiting, invece, è guidato da una logica più sottile ma non meno deleteria. «A differenza del ghosting, che implica una cessazione netta e totale del contatto, l'orbiting si manifesta attraverso segnali sottili e persistenti, come la visualizzazione delle storie sui social, i like o i commenti occasionali, senza però alcuna reale intenzione di riprendere un dialogo autentico. È un'apparizione intermittente nelle interazioni digitali, senza seguire una logica chiara», spiega la psicologa.
Questo comportamento crea un'ambiguità comunicativa che può alimentare false speranze e confusione emotiva. Un fenomeno sempre più frequente, che mette in difficoltà chi subisce le sue dinamiche. «L'orbiting è un fenomeno ampiamente diffuso nell'era digitale, specialmente tra le nuove generazioni che utilizzano i social media come principale strumento di interazione e validazione sociale», spiega l’esperta.
La facilità con cui si può mantenere un contatto indiretto, infatti, contribuisce a rendere questo comportamento sempre più comune. «L’orbiting mantiene una connessione latente che impedisce alla vittima di chiudere emotivamente la relazione».
Le motivazioni psicologiche dell'orbiting
«Le cause dietro l'orbiting possono essere diverse e variano in base al profilo psicologico della persona che lo pratica», precisa la psicologa.
«Pensiamo all’evitamento emotivo: in pratica, il soggetto non è pronto a chiudere definitivamente il rapporto, ma evita il confronto diretto. Oppure, può essere indicativo di un bisogno di controllo: mantenendo un'illusione di presenza nella vita dell'altro, senza impegnarsi realmente, si prova ad avere ancora un’ascendente nell’ignara vittima.
E ancora, può essere una forma di validazione narcisistica, volta a ottenere conferme del proprio impatto emotivo sull'ex partner senza un reale interesse per una riconnessione. Non di rado, può indicare anche paura della solitudine: il timore di perdere definitivamente un legame, anche se ormai deteriorato, spinge a mantenere un contatto simbolico».
Gli effetti psicologici sull'orbitato
Questo ambiguo mix di condotte può avere delle significative conseguenze su chi le subisce. «L'orbiting può generare un'intensa confusione emotiva, visto che la persona orbitata riceve segnali contraddittori che impediscono una chiusura definitiva del legame. Tra gli effetti psicologici più comuni c’è la riduzione dell'autostima, dato che il senso di incertezza e la mancanza di reciprocità possono minare la percezione di sé. A ciò si può associare un aumento dell'ansia relazionale, visto che il soggetto può sviluppare una dipendenza emotiva dai segnali digitali dell'orbitante».
Ciò si somma a una difficoltà nel processo di elaborazione della perdita: «L’ambiguità prolunga il periodo di elaborazione del distacco e impedisce di andare avanti. La continua esposizione all'orbitante sui social network rende difficile elaborare il distacco».
Come combattere l’orbiting: sposta il focus su di te
Quali sono i passi pratici che una vittima di orbiting può intraprendere per riprendere il controllo della propria vita? «Bloccare o limitare l’accesso ai social dell’orbitante: ridurre la possibilità che continui a monitorare la propria vita può favorire una chiusura più netta e ridurre l’impatto emotivo», spiega la psicologa. «È utile e importante evitare di monitorare i suoi comportamenti digitali, perché il bisogno di controllo reciproco può essere un ostacolo alla guarigione».
L’approccio suggerito è quello di indirizzare altrove le proprie attenzioni, partendo proprio da sé stessi: «Bisogna concentrarsi su nuove esperienze e relazioni positive. Investire il proprio tempo in nuove attività e persone può favorire un maggiore benessere emotivo», puntualizza la dottoressa Lauri. «Reindirizzare il focus su obiettivi personali, riscoprire passioni, interessi e progetti, può rafforzare l’autostima».
Esistono approcci concreti per ricostruire sia la fiducia in sé stessi che quella negli altri, anche quando la vittima dell’orbiting pensa di non riuscire più a farlo: «L’orbitato dovrebbe rivalutare il proprio valore indipendentemente dalle interazioni digitali, perché l'autostima dovrebbe basarsi su criteri interni, non sulla presenza o assenza dell'orbitante. Il rischio, spesso, è quello di ripiombare dentro relazioni che ripropongano dinamiche ambigue».
Il suggerimento dell’esperta è di provare a ribaltare la dinamica in modo proattivo, ricordando il proprio valore: «Credo sia importante provare a coltivare relazioni basate sulla reciprocità e sul rispetto, investendo su persone emotivamente disponibili». Non solo "cuoricini", quindi, come suggerisce il titolo di una simpatica canzone sanremese, ma fatti concreti, reciprocità e presenza.
Empatia e responsabilità emotiva si imparano
Alla luce di questa realtà, come possiamo promuovere una cultura delle relazioni più sana e rispettosa, sia online che offline? «Dovremmo educare all'empatia e alla responsabilità emotiva, insegnando ai giovani l'importanza di una comunicazione chiara e onesta. È importante anche sensibilizzare le persone sul rispetto nelle dinamiche digitali, promuovendo una maggiore consapevolezza sull'impatto psicologico delle interazioni online», chiarisce la psicologa.
È utile confrontarsi con amici e persone care, condividendo le proprie emozioni e ricevendo così sostegno emotivo. «Promuovere nei rapporti con l’altro la trasparenza e la comunicazione assertiva, significa prima di tutto incoraggiare un dialogo autentico e rispettoso, per evitare situazioni di ambiguità e sofferenza emotiva».
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