Fino a oggi le motivazioni che ti hanno spinto a correre sono state la perdita di peso e l’aumento del tono muscolare, ora puoi aggiungerne un’altra: fare carriera.
Al Centre for financial research dell’Università di Colonia (Germania) hanno incrociato le statistiche delle 15 più importanti maratone americane e di 1500 amministratori delegati che le hanno terminate, tutti alla guida delle aziende più floride del Paese. Il risultato: la percentuale di “capi” che hanno concluso almeno una gara di resistenza è del 6% circa.
In Italia, invece, l’associazione “Donne e qualità della vita”, con l’aiuto di un pool di psicologi e consulenti del lavoro, ha scoperto come le donne che corrono almeno una volta alla settimana conquistano maggiori riconoscimenti nella loro professione.
Il corpo sta meglio e tu rendi di più
Ma perché correre fa così bene alle performance lavorative? Semplice: correre stravolge in meglio lo stile di vita. «A partire da alimentazione e sonno, aspetti che se ben curati garantiscono il benessere a 360 gradi», spiega Umberto Longoni, psicologo, sociologo, mental coach e autore de I sette passi della corsa (ed. Franco Angeli, 22 €).
«Chi fa running con regolarità non si appesantisce a tavola, predilige frutta e verdura, dorme almeno 7 ore. Non è un’imposizione, ma un modo per correre meglio. E il benessere che ne deriva si trasferisce in tutti gli altri ambiti della vita».
Ma non è che il primo di numerosi effetti positivi: «Più di altri sport, la corsa scatena effetti biochimici importanti. Aumenta i livelli di endorfine e serotonina, neurotrasmettitori che favoriscono il benessere e migliorano il tono dell’umore, due aspetti che offrono un grande vantaggio nella vita e nel lavoro».
Migliorano le capacità decisionali
Ma non solo: i ricercatori dell’Università dell’Arizona (Usa) hanno dimostrato come chi corre regolarmente ha una migliore connettività funzionale in alcune aree della corteccia frontale, le stesse coinvolte nella pianificazione, nelle capacità decisionali e nel multitasking. In più, nelle donne aiuta a regolare i cicli ormonali, responsabili spesso di forti squilibri psico-fisici.
«Senza dimenticare che l’aumento del battito cardiaco e l’oscillazione celebrale dovuta ai balzi innescano l’iperstimolazione neuronale, che è un potente eccitante», aggiunge Marco lo Conte, runner e giornalista de Il Sole24 ore, che ha raccolto in Stregati dalla corsa (ed. Il Sole 24 Ore, 15 €) le storie di persone che attribuiscono parte del loro successo al running, da Gianni Morandi a Lorenzo Sassoli de Bianchi, il fondatore di Valsoia.
«È per questa ragione che dopo il training, lo stretching e la doccia ti senti ricaricato e non a pezzi». Un tipo di benessere che in ufficio, ma anche nelle relazioni, dona un atteggiamento positivo e aumenta motivazione ed efficienza.
«Abbiamo studiato un metodo per migliorare il benessere nelle aziende basato proprio sul running», spiega Max Monaco, ultramaratoneta e fondatore dei progetti 6 in Movimento, (dedicato ai singoli) e 6più, per le aziende.
«L’80% dei dipendenti cui proponiamo il percorso accetta e omincia ad allenarsi. Il benessere fisico trascina quello lavorativo e le imprese investono in questo perché hanno capito che un dipendente che sta bene lavora meglio».
Come gestire un'azienda
Volontà, motivazione, capacità di porsi obiettivi realistici ma sempre più ambiziosi sono alla base di ogni traguardo, che si tratti di affrontare una corsa podistica o di raggiungere un pareggio di bilancio.
«Preparare una maratona è come cercare il modo per raggiungere un determinato fatturato», chiarisce Longoni. «In entrambi i casi bisogna ragionare per step e obiettivi, sapere che non si può ottenere tutto subito e che un traguardo diviso a pezzetti è più facile da raggiungere. Occorre visualizzare lo scopo finale, avventurarsi e accettare le sfide, ma sempre con cautela per evitare incidenti e infortuni. Servono tenacia, spirito di sacrificio e sopportazione, capacità di gestire l’imprevisto».
L’atteggiamento del runner è lo stesso del manager di una grande azienda: si tratta di non accettare le sconfitte. «Entrambi devono saper gestire risorse: uomini e mezzi in un caso, resistenza e forza nell’altro», aggiunge lo Conte.
Superi i limiti che ti autoimponi
«La corsa mi ha aiutata molto nel lavoro », racconta Jennifer Isella, responsabile delle risorse umane di una compagnia assicurativa e fondatrice di Women in run, associazione di donne runner contro la violenza.
«Le tabelle degli allenamenti mi hanno insegnato un metodo valido anche per l’organizzazione settimanale degli impegni in ufficio, mentre superare i momenti in cui mi scocciava allenarmi mi ha temprata per affrontare le fasi no».
Tutto parte dalla capacità di superare i limiti autoimposti. «Chi fino a un mese prima era un tutt’uno con il divano e poi scopre di poter correre per un’ora di filato acquisisce la capacità di pensare oltre le proprie barriere anche in altri ambiti», assicura Max Monaco.
«Mio padre, per esempio, quando ha iniziato a correre ha anche cominciato a dipingere: era il suo sogno da una vita. Sono migliaia le storie di chi, correndo, è uscito da una depressione, ha superato un lutto o ha dimenticato un amore sbagliato. È riuscito cioè a fare ciò che per la mente era prima un limite invalicabile».
A fine training hai la soluzione
Uscire con le scarpe da running ai piedi può tenere a bada le pressioni e aiutarti a trovare le soluzioni ai tuoi problemi di lavoro: «Durante la giornata accumulo molto stress, che butto fuori quando mi alleno, di sera e nel weekend», racconta Jennifer Isella.
«Mentre corro, le endorfine in circolo mi regalano uno stato di grazia che diverse volte mi ha aiutata a trovare la soluzione per un problema oppure a dare la giusta priorità ai tanti impegni. Così, se ancora oggi ho una questione da risolvere la cosa migliore che posso fare è indossare le scarpette».
E se si fa in compagnia, a giovarne sono anche le capacità di relazione in ufficio: il 44% dei runner lavoratori di 40 aziende, intervistati da un team guidato dalla psicologa Serenella Salomoni, ha dichiarato che affrontare competizioni in gruppo, come la maratona, fa sentire la squadra più unita; mentre nel 66% può aiutare a migliorare il dialogo con i colleghi.
«Quando ero direttore commerciale di una multinazionale avevo avviato alla corsa tutto il team di vendita», racconta Max Monaco. «Lo stesso anno, siamo stati premiati come filiale migliore per risultato conseguito, raggiungendo obiettivi inimmaginabili».
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Articolo pubblicato sul n. 22 di Starbene in edicola dal 16/5/2017