Gianluigi Buffon: «Come ho sconfitto la depressione»

L’ex calciatore, nel pieno della carriera, ha sofferto di depressione. Ma si è curato ed è guarito. Oggi parla apertamente della malattia



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Gianluigi Buffon, detto Gigi, è diventato campione del mondo nel 2006, ed è considerato uno dei migliori portieri della storia del calcio ma, a soli 23 anni, e nel pieno della sua carriera con la Juventus, cade in depressione.

Come è successo? Come ne è uscito? Ecco la nostra intervista a Gianluigi Buffon.


Gigi, un giorno ti sei alzato per l’allenamento e?

Sentivo le gambe flaccide, non avevo energie. Quando la cosa si è ripetuta giorno dopo giorno ho pensato: mi sono beccato un virus o sono troppo stanco. Ma dovevo continuare a giocare, ad allenarmi.


Ti aiutavi in qualche modo?

Ho iniziato a prendere delle vitamine ma notavo che anche a livello mentale non ero più lo stesso, cominciavo ad avere pensieri molto confusi. Il periodo peggiore era la sera.


Cosa succedeva?

Mi veniva una specie di attacco d’ansia: a un certo punto avevo paura di andare a letto, perché sapevo che non avrei dormito tutta la notte arrovellandomi con i miei pensieri o, se mi fossi addormentato, avrei tirato fino a mezzogiorno. A un certo punto ho creduto di essere “posseduto”, per come avevo perso il controllo.


Però dovevi continuare a giocare…

Sì, ma non avevo più una vita sociale. Erano i primi anni dei telefonini e tutti filmavano tutto: io avevo paura che mi riprendessero nei momenti più bui, o duranti gli sbalzi di umore, temevo di fare delle figuracce, di non essere più padrone della mia mente, e che lo vedessero tutti. Mi sentivo veramente frustrato.


Quando hai capito che era importante chiedere aiuto?

A un certo punto mi sono detto: “La vita non ti ha mai fatto paura e hai sempre gareggiato anche con te stesso. Questa cosa che mi affligge non è contagiosa, non è pericolosa per gli altri”. Così ho iniziato a manifestare il mio disagio con i familiari, i miei compagni, la fidanzata, senza nascondermi e vergognarmi più. A quel punto il mio carattere autoironico e dissacratore mi è stato di aiuto: è stata la chiave di volta.


Perché è così difficile parlare di depressione secondo te?

Forse perché a volte vieni visto come una persona tutta d’un pezzo, che non deve chiedere mai. Quindi il dover palesare una fragilità simile metterebbe in discussione la tua immagine. Di conseguenza cominceresti a dubitare della tua forza, di te stesso. Credo che molti protagonisti della vita pubblica non abbiano parlato del loro problema anche per questi motivi, per paura dello stigma. Invece dovremmo farlo tutti, perché aiuteremmo una quantità di persone enorme, che così troverebbero in te un esempio e il coraggio di farsi aiutare.


Chi ci può aiutare oltre ai familiari?

Per esempio le associazioni di pazienti: io all’epoca non sapevo che esistessero e ho sprecato tempo prezioso. Bisogna informarsi, perché ci sono tanti supporti disponibili oggi, professionisti e terapie, che possono metterti sulla strada giusta e combattere le idee sbagliate che ti vengono in testa: un depresso si sente a disagio anche perché pensa che la colpa di come sta sia sua, della serie sono io che determino la mia malattia, non è come negli altri casi che non dipende da me.


Dopo quanto tempo sei guarito?

Un anno circa. È stata davvero la sliding door della mia vita. È andata bene e oggi sono più forte.


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