di Giorgia Martino
Corpi perfetti, immutabili, privi di una propria storia: il sex appeal femminile è attualmente associato a questo, senza fare ipocrisie. Mentre il circolo vizioso delle immagini proposte (o imposte?) dai media e la sete sociale di modelli diventa un tritacarne per le persone più fragili.
La pressione sociale è solo una delle cause dei cosiddetti DCA, ossia i Disturbi del Comportamento Alimentare. Anoressia e bulimia colpiscono soprattutto le donne, a cui sono fatte richieste impietose in merito a bellezza, magrezza e gioventù, sebbene il fenomeno si stia allargando anche fra la controparte maschile.
Non sfugge agli occhi inquisitori della società persino uno dei periodi più delicati della vita di una donna, in cui il suo corpo deve necessariamente trasformarsi: la gravidanza. Basti pensare ai commenti terribili a cui sono sottoposte attrici e cantanti che, dopo aver partorito, non riescono a tornare alla forma impeccabile che avevano nove mesi prima.
Un ventre che accoglie un bambino, dunque, viene tradotto erroneamente come una minaccia alla propria femminilità, aggiungendo stress e oppressione ad un momento emotivamente già molto intenso. È possibile dunque soffrire di un DCA quando si è incinte? La risposta, purtroppo, è sì.
L’anoressia in gravidanza
“Pregoressia” è la sintesi di due termini: “pregnancy” e “anorexia”, ossia gravidanza e anoressia. L’espressione è stata coniata dai media americani alla fine degli anni 2000, per indicare le donne in vista di New York che avevano l’ossessione di avere un corpo perfetto in gravidanza. Il termine non è ancora presente nel DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), ma ciò non toglie che il fenomeno esista e sia anche tristemente diffuso. “Questo disturbo può manifestarsi per la prima volta durante la gravidanza, oppure ripresentarsi in un soggetto che aveva già mostrato sofferenza in questo ambito” spiega la dott.ssa Cristina Nobili, psicologa clinica a Roma.
L’anoressia mentre si aspetta un bambino raddoppia i rischi, perché può provocare seri danni sia nella gestante che nel feto. I comportamenti della pregoressica sono molto simili a quelli del soggetto anoressico, ossia vergogna e senso di colpa verso il proprio corpo che sta cambiando, esercizio fisico eccessivo e compulsivo, controllo ossessivo delle calorie ingerite, condotte di eliminazione come vomito autoindotto e utilizzo di lassativi, evitamento di situazioni sociali con famiglia e amici per non sgarrare. Un inferno ossessivo che solo chi ha vissuto la schiavitù di un DCA può conoscere.
Conseguenze per mamma e bimbo
Tra le conseguenze di un’alimentazione sbilanciata e povera in gravidanza, la madre può subire una forte perdita di massa ossea, disidratazione, vertigini, squilibri elettrolitici e può essere più stanca di quanto la condizione non provochi già di suo. Il piccolo, a sua volta, può nascere sottopeso. Ancora, aumentano esponenzialmente i rischi di travaglio prolungato e aborto spontaneo, e di sicuro non è facilitato il necessario rapporto di amore e condivisione tra madre e figlio. “Attraverso il proprio corpo, in questo momento, una donna esprime la sua sofferenza – spiega la Nobili – Non va dunque giudicata, ma sostenuta”.
Di qui, l’importanza del giusto atteggiamento di chi la circonda. “Il momento della gravidanza è una fase di transizione e cambiamento assai delicata, quindi è importante il sostegno del partner, della famiglia e dei cari, ma anche della società. La futura mamma deve poter contare sulle risorse provenienti dal proprio nucleo e dall’esterno, e in questo senso c’è ancora carenza. La donna ha paura di essere giudicata per il proprio aspetto e per le proprie scelte, di non riuscire più a fare carriera, e di non avere il giusto aiuto da parte del partner: basti pensare che il congedo di paternità in Italia è più breve rispetto alla media europea”.
Come affrontarla
Come si cura la pregoressia? Essendo un disturbo che ha più di una causa e colpisce in un momento particolare e ricco di sfaccettature, l’approccio non può che essere multidisciplinare: è fondamentale che la paziente abbia dei riferimenti in figure professionali come psicoterapeuti, nutrizionisti e ginecologi.
La maternità non è solo gioia, ma anche momenti di depressione e cambiamenti ormonali non trascurabili, tuttavia questo non deve far provare vergogna o senso di inadeguatezza al ruolo di madre. “È un evento molto potente, e nessuna emozione dev’essere nascosta o camuffata – afferma la Nobili – bisogna aprirsi e parlare anche degli aspetti più difficili senza provare sensi di colpa”.
Un punto cardine su cui è necessario lavorare, secondo la dott.ssa Nobili, è la prigione del perfezionismo: «Occorre accettare la gravidanza come una fase di cambiamento sia del proprio corpo che del proprio stato emotivo, con inevitabili sbalzi d’umore, paure e insicurezze. Quando si diventa madri diventa ancora più importante uscire dalla gabbia del perfezionismo per il proprio benessere ma anche per quello del bimbo che si crescerà (il tema del perfezionismo rientra spesso nelle difficoltà delle persone che soffrono di anoressia). Sarà importante, invece, essere una presenza sicura per il suo bambino, lasciando lo spazio a un nuovo adattamento».
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