Rossore, pallore, brividi, sudorazione: più o meno lieve, i cambiamenti cutanei esprimono uno stato d’animo, una sensazione o un disagio. L’organo più visibile ed esteso dell’organismo, la pelle, ci parla manifestando alcuni disturbi, è una sorta di schermo su cui si proietta la nostra emotività.
«Il legame della pelle con la mente è dovuto a un’origine evolutiva comune», spiega il dottor Diego Dal Sacco, specialista in Dermatologia, Venereologia e Psicoterapia Psicoanalitica, autore del libro Dermatologia psicosomatica – Quando è la pelle a parlare (Armando Editore).
«Nella pancia della mamma, l’embrione è formato da tre linee cellulari: la parte più esterna, l’ectoderma, dà origine sia alla pelle sia al cervello. In parole povere, questi due distretti nascono dallo stesso tessuto e restano collegati per tutta la vita, scambiandosi continue informazioni».
Quando poi l’embrione si trasforma in feto, questo inizia a crescere fino a toccare la placenta. Ma è soprattutto al momento della nascita che, prima attraverso il canale del parto e successivamente attraverso le carezze della mamma, la pelle del bambino viene stimolata e invia segnali al cervello che permettono al piccolo di avvertire se stesso come un polo autonomo di percezione, separato dall’ambiente esterno, innescando lo sviluppo di una primissima forma di “Io corporeo”.
Da quel momento, per tutta la vita, la pelle mantiene una funzione riflessiva e collabora alla formazione della nostra autostima, perché tutti speriamo di ricevere carezze e sguardi positivi. Escluse le cause organiche, ovviamente, cosa può comunicarci la nostra pelle?
- Prurito: il bisogno di scaricare la tensione
Oltre ad accompagnare alcune malattie internistiche e a comparire in molte patologie dermatologiche, come la dermatite atopica, il prurito è anche una delle manifestazioni psicosomatiche più frequenti, che nella maggior parte dei casi rappresenta il bisogno di scaricare la tensione emotiva. Spostare l’attenzione sulla pelle è un modo per distoglierla da grattacapi, dubbi, rabbia, sensi di colpa, sofferenza, eccitazione.
Questo spiega perché il prurito insorge spesso la notte oppure in pieno relax, magari mentre siamo sdraiati davanti alla tv: «Paradossalmente, i momenti di sosta e di distensione sono quelli in cui l’attenzione si ritira verso di noi, dopo essere stata proiettata tutto il giorno sul mondo esterno», specifica il dottor Dal Sacco. «Il primo posto su cui si ferma è proprio la pelle, l’involucro che separa il dentro dal fuori, da ciò che è altro da me».
Non necessariamente quello che vogliamo “grattare via” è negativo: anche i cambiamenti positivi possono darci prurito. «Non è un caso se i pediatri consigliano di fornire ai bambini un oggetto transizionale, come il ciuccio, un orsacchiotto o una coperta, per dare conforto psicologico nei momenti di distacco dalla mamma, quando si impara ad affrontare da soli il mondo», ricorda l’esperto.
«Anche da adulti, le separazioni e le nuove situazioni spaventano: vincere un concorso, cambiare posto di lavoro, iniziare una relazione affettiva e qualsiasi altra novità creano pensieri, incertezze e ansia. Così può apparire il prurito, che devia la nostra attenzione».
- Acne: un alibi per non esporsi
Anche una malattia tipica dell’adolescenza come l’acne può nascondere il timore di non essere accettati dagli altri e, in un certo senso, diventa un alibi per avere poche relazioni e stare alla larga da situazioni che potrebbero generare ansia e insicurezza: si tratta, dunque, di un messaggio “corporeo” lanciato da chi ha scarsa autostima, non si ama abbastanza ed è incapace di esprimere le proprie emozioni.
«Un corpo che diventa adulto deve elaborare il “lutto” del bambino che era e che non sarà più, perché cambiano le relazioni con gli altri e si avvertono nuove pulsioni», evidenzia il dottor Dal Sacco. «In quel periodo, l’acne esprime un messaggio di ambiguità: da un lato c’è il desiderio di entrare in contatto con il mondo esterno, ma dall’altro lato c’è paura. Ecco, allora ,che questa condizione infiammatoria della pelle si frappone fra noi e gli altri: vorremmo curarla perché ci crea imbarazzo, ma, in fondo, ne abbiamo anche bisogno, perché se ci “piacessimo troppo” saremmo costretti a interagire con le persone che ci circondano, mentre non siamo ancora pronti a farlo».
Lo stesso discorso vale per l’acne tardiva, che può comparire in epoca adulta: al di là delle motivazioni organiche, qualunque dermatite che coinvolge le zone del corpo più relazionali (come viso, mani o parti intime) può indicare un timore nel lasciarsi andare pienamente.
- Iperidrosi: la paura di essere rifiutati
L’eccessiva sudorazione, soprattutto quella delle mani, potrebbe rappresentare un tentativo simbolico di tenere alla larga i contatti indesiderati o temuti.
«Quando abbiamo le mani sudate, tendiamo a ritirarle giustificandoci, per cui evitiamo l’incontro con l’altro», commenta l’esperto. «In altri casi, però, il messaggio potrebbe essere diverso: vorremmo entrare in contatto con quella persona, ma temiamo di essere rifiutati. A quel punto, se quando ci stringiamo le mani vediamo l’altro che si ritira da noi, possiamo pensare che lo faccia non perché non gli piacciamo, ma per l’iperidrosi che gli ha dato fastidio. In certi casi, la sudorazione eccessiva è una sorta di giustificazione per non sentirci rifiutati come persona».
L’iperidrosi è tipica dell’adolescenza, quando la costruzione della personalità è ancora in divenire, ma può apparire in qualunque epoca della vita, quando esiste una fragilità del Sé, quando ci si sente insicuri prima di un evento importante, di un esame o di un incontro significativo.
- Alopecia: una risposta allo stress
Un altro disturbo che può esprimere disagio emotivo è l’alopecia: ne è un esempio il telogen effluvium, una perdita di capelli così diffusa e abbondante da spaventare il paziente. Nei casi acuti, la manifestazione compare tre mesi dopo un evento stressante ben definito.
Esistono, però, delle forme croniche, di maggiore durata, dove talvolta si riscontrano cause organiche: anche in questi casi, comunque, non dobbiamo sottovalutare il peso dell’emotività: «L’improvvisa ed esagerata caduta dei capelli può essere legata a un’eccessiva tensione mentale, che altera il sistema nervoso autonomo e stimola il sistema immunitario a produrre le cellule T-helper di tipo 2, che predispongono alle malattie autoimmuni, come l’alopecia areata e alcune forme di telogen effluvium», avverte Dal Sacco.
Il corpo ci sta dicendo che dobbiamo tirare i remi in barca e tornare a respirare, limitando le situazioni che ci creano sovraccarico. In altri casi, invece, possiamo avere l’impressione di perdere molti capelli e vedere un diradamento, non confermato però dal dermatologo. «Può trattarsi di una forma di dismorfofobia, caratterizzata dalla preoccupazione eccessiva per un presunto difetto fisico», spiega l’esperto. «Sovente questi disturbi rappresentano una difficoltà psicologica a sentirsi fiduciosi in se stessi, soprattutto nelle relazioni, perché l’idea che abbiamo del nostro aspetto esteriore dipende anche da come ci sentiamo dentro».
- Psoriasi: un logorio emotivo a cui si associa lo stress
Come per la dermatite atopica e l’acne, anche nella psoriasi le lesioni cutanee costringono a portare l’attenzione sulla pelle, cioè spostandola fuori, sulla cute, per ridurre la sofferenza interiore, emotiva.
«La ricerca ha dimostrato che quando siamo depressi siamo anche più infiammati e questo spiega il motivo per cui molti pazienti affetti dalla psoriasi riferiscono di notare un peggioramento delle lesioni cutanee o la loro comparsa nei momenti di maggiore difficoltà», conclude Dal Sacco.
In alcuni casi, però, la dermatite peggiora quando non ci si sente depressi o stressati e, paradossalmente, è proprio quello il momento in cui si somatizza di più, perché tutta la sofferenza è incentrata sul corpo anziché a livello mentale. In questa situazione, la dermatite stessa diventa una fonte di stress e non più una valvola di sfogo per diminuirlo, incastrando chi ne soffre in un loop, perché la sofferenza indotta dal vedersi peggiorare si associa all’infiammazione, che a sua volta peggiora la pelle.
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