Le chiusure a singhiozzo, i problemi infrastrutturali e la “rivoluzione digitale” a cui è stata sottoposta la scuola a causa del Covid rischiano di pesare negativamente sui nostri figli. E in effetti le difficoltà non sono mancate: l’allarme è stato lanciato da una ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore insieme all’Unicef (La didattica a distanza durante l’emergenza Covid-19: l’esperienza italiana) che segnala come ben 3 milioni di bambini e ragazzi non hanno potuto usufruire della DAD (didattica a distanza) nel primo lockdown perché privi dell’accesso a Internet o di device adeguati per collegarsi. Certamente sono state perse preziose ore di insegnamento.
Ma qual è la situazione di chi ha potuto seguire le lezioni a distanza? Irritabilità, paura, ansia, disturbi del sonno sono i sintomi più preoccupanti che affliggono le nuove generazioni, denuncia un pool di psichiatri e psicoterapeuti nel libro Bambini, adolescenti e Covid-19 (Erickson, 16,50 €). Ed è proprio lo stress emotivo a incidere più pesantemente sulla formazione scolastica, tanto che è su questo che occorre intervenire, ci spiega Daniela Lucangeli, prorettrice dell’Università degli Studi di Padova, professoressa di Psicologia dello sviluppo ed esperta di psicologia dell’apprendimento.
Gli studenti devono imparare con gioia
«Le tradizionali lezioni frontali non sono più funzionali all’apprendimento (e il Covid-19 ha solo “rinforzato” questo ritardo della scuola italiana che era già in atto). Negli ultimi anni si è sviluppato un nuovo filone di ricerca scientifica, a cui è stato dato il nome di warm cognition, letteralmente “cognizione calda”. Sappiamo che le nozioni si fissano nel cervello insieme alle emozioni e queste ultime, a loro volta, influiscono concretamente sui processi cognitivi, come attenzione, memoria, comprensione. Significa che se un bambino impara con gioia, apprende di più e meglio.
Se è sostenuto, guardato e incoraggiato da un insegnante che si pone come suo alleato, nella sua memoria resterà traccia dell’emozione positiva, portatrice del messaggio: “Ti fa bene, continua a cercare”. Al contrario, tutto quello che il bimbo (o il ragazzo) impara con paura, ansia, angoscia, genera delle memorie che lo tengono in costante allerta e produce un cortocircuito emozionale tale da inceppare l’apprendimento: l’alunno si blocca e non riesce più a studiare», chiarisce l’esperta.
Bisogna puntare sul vero fine dell'insegnamento
Ecco perché in questa fase in cui i bambini e i ragazzi sono angosciati e spaventati il ruolo degli adulti - docenti e genitori - diventa decisivo. «Occorre girare l’interruttore e cambiare la polarità (da negativa a positiva) della percezione della scuola come puro trasferimento di informazioni. Come? Formando i docenti in modo che possano offrire una didattica di vicinanza, cioè facendo sentire ai ragazzi qual è il fine dell’insegnamento.
Lo scopo di ogni lezione non è solo verificare quanto lo studente abbia imparato. Gli alunni non sono contenitori vuoti da riempire con schede, compiti, messaggi e materiali fino tarda sera. Invece di spendere troppe energie nella ricerca di piattaforme e slide dagli effetti strabilianti, il corpo docente dovrebbe concentrarsi sulla loro funzione primaria che è quella di aiutare, sostenere e accompagnare i bambini e i ragazzi nel loro percorso di sviluppo personale, infondendo loro curiosità verso il mondo, e fiducia nelle proprie capacità», continua Daniela Lucangeli.
Come sconfiggere le emozioni negative
Dobbiamo essere consapevoli che anche attraverso un computer è possibile trovare una modalità di comunicazione “calda” ed efficace. Possiamo potenziare gli strumenti che abbiamo a disposizione, e che diventano importantissimi: la mimica, lo sguardo e la voce.
«Si tratta di iniziare ad alzare il volume delle emozioni positive (per esempio trasmettendo la fiducia e la sicurezza in se stessi) e ad abbassare quello delle sensazioni negative (come la paura, la rabbia e l’ansia). A volte bastano un sorriso o uno sguardo incoraggiante che buca lo schermo.
È un modo per dire: “ci sono, ci tengo a te”. E poi è importante l’intonazione: se è gentile e premurosa riesce a comunicare considerazione e attenzione. A maggior ragione davanti a un errore: è importante che gli allievi sentano che i loro insegnanti sono lì per accompagnarli e per supportarli. Da alleati, non da giudici», prosegue la professoressa.
Un aiuto per i genitori
Da diverso tempo, attraverso la sua pagina Facebook (facebook.com/ danielalucangeliofficial) seguita da più di 290 mila utenti, Daniela Lucangeli si dedica a una «scienza servizievole», non chiusa nelle università ma a disposizione di tutti: l’obiettivo, insieme al suo gruppo di ricerca, è mettere a disposizione gli strumenti adeguati per aiutare ragazzi e bambini a gestire ansia, stress e difficoltà scolastiche.
Qui puoi anche seguire le sue dirette settimanali sui principali temi che più le stanno a cuore: emozioni e apprendimento, teoria della mente e processo di conoscenza. In questo spirito nasce anche il progetto Mind for children (mind4children.com), uno spin-off dell’Università di Padova che ha l’obiettivo di condividere ricerche e materiali ma anche di promuovere dibattiti e confronti con gli esperti proprio sulla didattica, a maggior ragione in questa fase così delicata. E proprio sulla pandemia al link qui sotto potete vedere il suo Ted sull’impatto del Covid-19 sulle famiglie: facebook.com /TEDxTV/videos/ 1223292648066058.
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Articolo pubblicato sul n. 4 di Starbene in edicola e digitale dal 16 marzo 2021