Uomini e donne sono diversi. Inutile negare la differenza di genere: è letale per la coppia, dannoso per la vita familiare (a maggior ragione se ci sono figli) e disfunzionale nei rapporti con il mondo. Abbiamo una diversa percezione del mondo, non solo in termini di relazioni: anche spazio-temporale. E questa è la premessa.
Le ferie sono il classico momento in cui queste differenze emergono: si sta insieme 24 ore al giorno e si parte sempre con un'aspettativa altissima. Ci si deve divertire moltissimo, rilassare completamente, rigenerare fisicamente, mangiare sano in modo gustoso, fare nuove amicizie ma apprezzare la solitudine e l'elenco potrebbe andare avanti così all'infinito.
Allora, un buon modo per godersi il meritato riposo è concedersi una tregua senza condizioni. Beninteso, non una resa, ma una sospensione oculata: evitando per esempio le frasi (e i comportamenti) che sappiamo irritano e attivano maggiormente il partner innescando reazioni a catena. Con l'aiuto di Patrizia Vaccaro, psicoterapeuta e responsabile dello studio clinico San Giorgio a Milano, abbiamo individuato 6 frasi (3 dedicate a lui e 3 a lei) da non dirsi durante la pausa estiva.
QUELLO CHE NON DEVE DIRE LUI
- “Potevi chiedermelo”
In coppia o con i figli, la convivenza presuppone una routine familiare. Spesa, bucato, pulizie. Le donne sono abituate ad anticipare le attività domestiche, e questo spesso fa sì che si scateni la guerriglia quando lei, rientrando in casa con borse della spesa e ritiro fresco di tintoria, si sente dire dal partner: “Ah, avevi bisogno di una mano? Potevi dirlo”.
«Spesso non ci si fa caso, ma la disponibilità a cooperare in casa è un fatto di cura verso l'altro», afferma Patrizia Vaccaro. «Non bisogna aspettare che l'altro prenda l'iniziativa, etichettando poi chi agisce come impaziente. È un modo di fare colpevolizzante che induce l'altro a non chiedere più e ad accumulare rancore. È invece molto più utile riconoscere l'errore e rendersi disponibile in un'altra attività. Una frase come “Mi dispiace, non avevo capito che avevi bisogno di aiuto, oggi il turno in cucina è mio” potrebbe bastare ad abbassare la tensione», suggerisce l'esperta.
- “Lo faccio dopo”
La percezione del tempo in ognuno di noi è soggettiva. Esiste però un range di buon senso entro cui una coppia può muoversi: se è lui per esempio che deve sparecchiare la tavola e caricare la lavastoviglie, è accettabile aspettarselo nel giro di un'ora, non dopo tre. Ergo, la classica risposta: “Lo faccio dopo” significa che l'avverbio temporale richiede un compromesso ragionevole.
«Una buona risposta che non irrita l'altro potrebbe essere: “Va bene se lo faccio tra mezz'ora?” perché denota la presa in carico di responsabilità e non posticipa all'infinito», afferma Patrizia Vaccaro. «Certo, non sempre è facile. Per riuscirci, bisognerebbe sempre pensare a come ci comporteremmo se di fianco a noi ci fosse un amico o, addirittura, un estraneo», consiglia l'esperta.
- “Perché nascondi sempre tutto? Non trovo mai niente”
Secondo una ben nota teoria evoluzionistica, le abilità visuo-spaziali sarebbero diverse tra uomini e donne: i primi, da cacciatori, avrebbero un maggior senso dell'orientamento e una competenza più specializzata sulle grandi distanze, le seconde, raccoglitrici, una memoria visiva e spaziale più concentrata sui dettagli.
Questa per esempio può essere la ragione per cui gli uomini si lamentano con la propria dolce metà di non trovare un oggetto che hanno sotto il naso. «È un atteggiamento maschile tipico, che può creare un certo malumore se reiterato più volte. La partner in questo caso potrebbe non ritrovarsi nel ruolo di factotum di casa, a maggior ragione se, nella divisione dei ruoli, tocca più spesso a lei riorganizzare gli spazi», fa notare Patrizia Vaccaro. «Sentirsi la “mamma” che deve pensare a tutto è una via infallibile per deprimere l'eros della coppia e non aiuta la relazione. Sarebbe invece meglio che lui dicesse: “Scusa, mi aiuti a cercare gli occhiali che erano qui un attimo fa?”. In questo modo si apre uno spazio condiviso, dove ci si aiuta a vicenda», prosegue la psicologa.
QUELLO CHE NON DEVE DIRE LEI
- “Mi stai ascoltando?”
Diciamocelo fuori dai denti: le donne, in genere, parlano tanto, molto più degli uomini. Pretendere attenzione per esempio dopo un quarto d'ora di chiacchiere a nastro, non è un buon modo di comunicare. Perché l'invasione dello spazio dell'altro non è solo fisico, può essere anche sonoro. E ci sono poche cose che irritano un uomo più di una richiesta di attenzione forzata.
«A maggior ragione se la domanda con cui si chiede ascolto contiene un rimprovero», suggerisce Patrizia Vaccaro. «Meglio scegliere uno spazio di dialogo ben preciso (cioè aspettare il momento giusto), dove la comunicazione è bidirezionale. La domanda giusta allora potrebbe essere: “Scusa, hai tempo adesso? Ti dovrei parlare di una cosa”. In questo modo il partner non si arrocca sulla difensiva, ed è possibile ricavarsi un momento di scambio più autentico», osserva l'esperta.
- “Non esagerare!”
Possiamo fare un esempio con gli alcolici (ma potrebbe essere con i cibo, o con una qualunque altra attività in cui ti sembra che il tuo partner non abbia freni). In un momento di convivialità fra amici, come a un aperitivo o a una cena, può capitare che il tuo compagno alzi un po' il gomito. Non sognarti nemmeno per un attimo di redarguirlo, tanto meno davanti a tutti.
«Un atteggiamento ipercontrollante da parte femminile ha effetti catastrofici sulla coppia», avverte la psicoterapeuta. «Una compagna non deve essere né troppo amica né troppo mamma, altrimenti addio eros e complicità. Un comportamento iperprotettivo toglie ossigeno alla relazione e fa sentire il partner soffocato di attenzioni. Meglio invece fargli notare che sta esagerando con ironia: se ha già bevuto 2 cocktail, potreste chiedergli se per esempio ne desidera un altro, visto che non ha bevuto niente...», consiglia l'esperta.
- “Non mi dici mai che sono bella”
Gli uomini sono bravissimi a fare i complimenti, nella prima settimana in cui si esce insieme. Poi, com'è del resto è naturale, può capitare che il partner sia meno galante.
«Dopo qualche tempo, e a maggior ragione se si è coppie di vecchia data, è necessario chiedere attenzione in modo adeguato, senza colpevolizzare il partner», avverte Patrizia Vaccaro. «Pretendere un apprezzamento è il modo migliore per non riceverlo e fa sentire l'altro un pessimo compagno. Al contrario, se si impara a esprimere un bisogno, può darsi che un atteggiamento seduttivo arrivi spontaneamente. Una frase come “Ti piace come sto con questo vestito? Oggi ho bisogno di sentirmelo dire” rassicura il partner sulle proprie competenze emotive e lo predispone alla gentilezza», conclude la psicoterapeuta.
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