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Entra nel mondo delle persone ipersensibili

La loro anima vibra più del normale, la loro mente ha sempre bisogno di stimoli. Caratteristiche che, nutrite e protette, sono un tesoro prezioso

Foto: iStock



Rappresentano il 20% della popolazione, secondo le uniche stime al momento disponibili, elaborate negli Usa, ma è plausibile che siano
molte di più. Parliamo di persone altamente sensibili (Pas) o ipersensibili, e lo facciamo con una di loro, la psicologa psicoterapeuta Nicoletta Travaini. Inserita nella lista internazionale di esperti nel lavoro con le Pas, la dottoressa è autrice del primo manuale sull’argomento nato dall’esperienza italiana: Il dono delle persone sensibili e il Quaderno di decompressione per persone sensibili, entrambi editi da red!, nei quali si propone di spiegare perché gli ipersensibili sentono quello che sentono e che cosa possono fare per essere felici con la loro sensibilità in un mondo, come quello di oggi, che tanto sensibile non è.


Gli ipersensibili visti da vicino
«Piangiamo senza motivo apparente agli occhi altrui, andiamo in tilt negli ambienti caotici, captiamo ciò che prova il prossimo prima di lui stesso, ma non siamo né deboli né strani: possediamo semplicemente un funzionamento neuropsicologico diverso da quello dei “normosensibili”», chiarisce subito la psicologa. «In pratica, siamo più suscettibili al sovraccarico di stimoli sia interni sia esterni.

Notiamo le sottigliezze e sentiamo le emozioni nostre e altrui così intensamente da restarne sopraffatti. Elaboriamo tutti gli input dell’ambiente (suoni, luci, odori, sapori, sensazioni fisiche) in modo simultaneo, senza selezionare quelli su cui focalizzarci, finendo spesso per sentirci stressati, sfiniti».

La condizione dei Pas è però ancora più complessa. L’iperattivazione neurologica appena descritta, infatti, non è che uno dei due estremi tra i quali oscilla la loro mente. L’altro è rappresentato dall’ipoattivazione che si verifica quando gli stimoli ambientali scarseggiano. «Già, se il nostro cervello, che normalmente processa le informazioni in modo dettagliato, si trova a corto di sollecitazioni interessanti e/o veloci, ci annoiamo, diventiamo insofferenti, perdiamo la motivazione», spiega Travaini.


Che cosa evitare
A prima vista l’alta sensibilità può sembrare qualcosa di scomodo. In realtà, più viene accettata e “lavorata”, più brilla e porta valore aggiunto a sé e alle relazioni. «Il multitasking ci viene naturale e abbiamo una capacità di problem solving raffinata», motiva l’esperta.

«Non cediamo quindi alla tentazione di confrontarci con gli altri, tanto non saremo mai come loro (“Perché la mia amica esce tutte le sere e per me è già una fatica farlo il sabato?”), di compiangerci (“Povero me che mi emoziono troppo e non riesco a passare gli esami”) e di aspettarci che il prossimo rispetti e valorizzi questa caratteristica, se noi per primi la svalutiamo. Diverso è essere consapevoli che saremo sempre più delicati e ricettivi, perciò più bisognosi di auto-cure».


Che cosa fare

Nella nostra società, la sensibilità è mortificata dalla velocità e dalle pressioni per essere performanti, schiacciata dalla maleducazione e dalla strafottenza. Ecco alcuni esercizi ideati da Nicoletta Travaini per nutrire e proteggere questo aspetto prezioso:

- Fare sensitive self talk©, cioè parlare a se stessi lentamente, con gentilezza, in tono incoraggiante. Che cosa dire? Per esempio, “Ti voglio bene, tu sei importante, hai diritto di essere felice, hai un’anima bella, sei pieno/a di buone qualità”. Lasciamoci fluire nel processo anche se non sentiamo queste affermazioni come pienamente vere. Con la pratica emergeranno le nostre parole, quelle adatte proprio a noi, che saranno un balsamo sulle ferite del cuore sensibile.

- Tenere un diario, nel quale annotare giornalmente tre motivi di gratitudine, le principali emozioni provate e il loro livello, la quantità di energie che
i diversi ambiti di vita (salute, famiglia, lavoro, amici...) donano o rubano. Così esercitiamo la consapevolezza e impariamo a occuparci costantemente di noi. Rileggendolo, possiamo individuare dei pattern ricorrenti, cioè delle correlazioni tra attività ed emozioni, utili per essere sempre consapevoli della nostra sensibilità.

- Ascoltare brani di Mozart come la “Sonata per due pianoforti in re maggiore K448” e il “Concerto per clarinetto e orchestra in la maggiore KV622”, le cui onde sonore hanno effetti benefici: aumento della concentrazione, diminuzione della reattività, controllo dell’umore. La musica del compositore austriaco alleggerisce il cuore e, insieme, stuzzica la mente, evitando sia il “troppo pieno” sia il “troppo vuoto”. Provare durante il tragitto lavoro-casa per credere.


Quando la persona altamente sensibile è l'altro
Nelle relazioni intime, la persona altamente sensibile è nel suo mondo, si sente valorizzata, tira fuori il meglio di sé e aiuta l’altro/gli altri a fiorire. Parola della psicoterapeuta Nicoletta Travaini, che fornisce tre avvertenze per avere un rapporto con lui/lei.

1. Bisogna stare attenti a quello che si dice, dato che queste persone possono essere ferite gravemente da una parola pronunciata con disattenzione o leggerezza.

2. Non spaventarsi se piangono senza motivo: le lacrime sono un meccanismo fisiologico di scarico, attraverso cui si resettano.

3. Non negare la realtà: gli ipersensibile sentono tutto e, quindi, è facile che si trovino “un passo avanti” nell’intuire problemi nascosti o zone d’ombra soffocate.


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Articolo pubblicato sul n. 29 di Starbene in edicola dal 2 luglio 2019



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