hero image

Sindrome bipolare: dignosi più precise e nuovi farmaci

Un disturbo serio del tono dell’umore, caratterizzato da un’altalenare di stati d’animo opposti. Che oggi è possibile diagnosticare prima e controllare meglio

iStock




Che cosa significa vivere con il disturbo bipolare, una condizione che, secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, stravolge la vita di 60 milioni di persone, 600mila in Italia? Lucy Newlyn, docente universitaria di Oxford in pensione e poetessa, ne dà una luci testimonianza nel suo Diario di un’esploratrice bipolare (Odoya edizioni, 15 €): «Negli ultimi quindici anni ho avuto i seguenti ricorrenti problemi: deliri paranoidi e allucinazioni visive; episodi di ipomania, definita “innalzamento dell’umore che porta un aumento dell’attività e dell’energia, euforia e disinibizione”; periodi di depressione clinica che mi hanno impedito di lavorare e partecipare pienamente alla vita familiare; una forte reazione allo stress, incluso quello causato da comuni disordini di routine o sfide minori, come viaggi; varie forme di disfunzioni relazionali, a casa e al lavoro; frequente ansia da prestazione, specialmente per quanto riguarda fare conferenze; periodi intermittenti di dipendenza da alcol, fumo, shopping, fitness, e-mail e social media».


Le due fasi del disturbo

Un’altalena umorale in cui si alternano, come spiega il neuropsichiatra Giampaolo Perna, fasi opposte: «Periodi di depressione e periodi di energia “esagerata”». Anche se i primi episodi possono presentarsi a qualsiasi età, solitamente si manifestano tra i 18 e i 30 anni, ma sulle cause manca una risposta univoca: ricerche condotte dallo statunitense National Institute of Mental Health confermano che non esiste una singola causa, bensì un insieme di fattori rischio.


Gli studi sulla familiarità

Un ruolo importante è svolto dalla familiarità e quindi dal proprio patrimonio genetico: studi hanno mostrato che esiste una probabilità del 10% di sviluppare una depressione bipolare se si ha un familiare con questa patologia, rispetto alla media della popolazione generale che è dell’1%.

Una ricerca dell’Università di Glasgow pubblicata su Lancet Psychiatry ha inoltre sottolineato come l’alterazione dell’orologio biologico, e in particolare una maggiore attività notturna, potrebbe aumentare la probabilità di sviluppare disturbi legati all’umore: «È importante mantenere una vita regolare e soprattutto curare il sonno», raccomanda l’esperto.


La diagnosi con Twitter

Le diagnosi di disturbo bipolare, che non hanno conosciuto sensibili aumenti nel corso degli anni, spesso si rivelano un percorso lungo e complesso, ma una nuova ricerca potrebbe venire in aiuto. Partendo dal presupposto che nella fase di ipomania i bipolari tendono ad avere un’eccessiva loquacità, problemi del sonno e repentini cambi di umore e che molti pazienti condividono sui social la propria condizione e la diagnosi, la National Tsing Hua University di Taiwan, ha infatti messo a punto un sistema per individuare i segni della malattia precocemente.

Dopo aver monitorato per dieci anni i tweet di 400 persone con diagnosi di disturbo bipolare e di 400 utenti sani, i ricercatori hanno analizzato contenuto, frequenza e e orario dei post. In base alle informazioni ottenute hanno quindi creato un algoritmo che ora è in grado di individuare i post delle persone malate con un tasso di successo del 90% e un anno in anticipo rispetto ai tempi della diagnosi classica.


Le novità sul fronte dei farmaci

Ottenuto il responso, la cura prevede una terapia farmacologica basata su stabilizzanti dell’umore, quali il sale di litio di cui, da un anno, è disponibile una nuova formulazione a rilascio prolungato che comporta minori effetti collaterali e una riduzione del numero di somministrazioni. Sempre più importante è poi la psicoeducazione: il paziente viene “allenato” dal medico a riconoscere i segnali premonitori delle due fasi di umore estremo.


A chi chiedere aiuto

Se si sospetta di soffrire della malattia bisogna rivolgersi a specialisti esperti in disturbi dell’umore. «Generalmente nei grandi ospedali, come al Policlinico Umberto I di Roma, esistono équipe di psichiatri e psicoterapeuti specializzati nel trattamento di questi problemi», dice il professore.

«La maggiore capacità di riconoscere il disturbo e di intervenire precocemente ha condotto a un miglioramento dell’andamento della malattia in queste persone, che spesso conducono una vita normale», continua Perna. Una vita che però, come racconta Lucy Newlyn nel suo libro, rimane inevitabilmente legata ai gravi sbalzi d’umore: «Qualche volta sono in serie difficoltà, come in una recente ricaduta. Ho scoperto i sintomi giusto in tempo: con l’assistenza e i giusti farmaci sono stata in grado di riprendermi. Io sono una dei fortunati; altre persone hanno situazioni diverse e problemi più gravi».


Fai la tua domanda ai nostri esperti

Articolo pubblicato nel n° 22 di Starbene in edicola dal 14 maggio 2019



Leggi anche

Sindrome bipolare: una malattia in aumento

Depressione: una testimonianza per capirla

Depressione: come guarire con lo sport

Dolore e paura: i libri per stare meglio