Agorafobia: cos’è, sintomi, cause e soluzioni

L’ansia di trovarsi in luoghi o situazioni da cui sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi può scatenare attacchi di panico e influenzare negativamente la qualità di vita. Questa condizione è conosciuta come agorafobia



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Secondo l’etimologia, l’agorafobia è la “paura della piazza”, cioè degli spazi aperti, ma nella realtà si estende a tutte quelle situazioni in cui bisogna allontanarsi da casa, vissuta come rifugio e luogo sicuro.

Stando al Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, rientra fra i principali disturbi d’ansia e la sua sintomatologia deve includere almeno due fra le seguenti paure: utilizzare i mezzi pubblici, trovarsi tra la folla, stare da soli fuori casa, trovarsi in uno spazio aperto (parcheggi, mercati, piazze) oppure in uno spazio chiuso di limitate dimensioni (come teatri, cinema o supermercati).

«In generale, la persona con agorafobia teme i luoghi e le situazioni da cui non si può scappare facilmente in caso di emergenza o dove potrebbe essere complicato ricevere aiuto immediato», spiega la dottoressa Ilaria Bellavia, psicologa e psicoterapeuta a Firenze. «Per porre una diagnosi, è necessario che l’angoscia perduri per un periodo di almeno sei mesi. Nella sua forma più grave, le persone con agorafobia sono completamente incapaci di lasciare la loro casa». 

Quali sono i sintomi dell'agorafobia

Chi soffre di agorafobia sperimenta una forte ansia, accompagnata da pensieri catastrofici legati al fatto che potrebbe succedere qualcosa di terribile, che potrebbe essere impossibile o imbarazzante allontanarsi oppure che potrebbe non essere disponibile un aiuto veloce da parte degli altri.

«Così inizia a manifestare sudorazione, palpitazioni, senso di soffocamento, vertigini, tremore, sbandamento, nausea. In una sola parola: panico», evidenzia la dottoressa Bellavia. «I pensieri che causano paura e ansia tendono a cambiare con l’età: i bambini spesso temono di perdersi, gli adulti di provare sintomi simili al panico, gli anziani di cadere».

Per tutti, ad aggravare la situazione sono soprattutto le novità, che scatenano la cosiddetta ansia anticipatoria o paura della paura, cioè uno stato di agitazione, apprensione, inquietudine e panico che precede qualsiasi impegno: «Basta l’idea di dover fare qualcosa, come recarsi a un appuntamento di lavoro oppure a una cena con gli amici, per far scattare questo meccanismo», ammette l’esperta.

Per giorni l’agorafobico si domanda che cosa accadrà, come si sentirà, se avrà voglia di scappare e quale giustificazione potrà usare per farlo.

 
Quali sono le conseguenze dell'agorafobia

Ovviamente, tutto questo influisce sulle relazioni sociali, perché l’agorafobia finisce per allontanare dal mondo esterno con strategie di evitamento di vario genere: alcuni agorafobici smettono di usare i mezzi di trasporto, andare a fare la spesa, vedere gli amici, studiare, fino a chiudersi letteralmente in casa, vissuta come unico rifugio possibile.

«In genere, le persone con agorafobia si limitano a una zona di sicurezza che può includere solo la casa o le immediate vicinanze, mentre qualsiasi movimento oltre tale zona crea un’ansia crescente», racconta la dottoressa Bellavia. «Alcuni non sono in grado di lavorare e possono fare esclusivo affidamento sugli altri membri della famiglia per fare la spesa e le commissioni domestiche. Nello specifico, è stato stimato che più di un terzo delle persone con agorafobia non esce di casa e non è in grado di lavorare».

Quali sono le cause dell'agorafobia

Di solito, l’esordio del disturbo avviene intorno ai 18-20 anni, il periodo in cui si rafforza l’identità personale e cominciano a stabilizzarsi interessi, amicizie ed emozioni, facendo nuove esperienze che portano fuori casa.

«All’insorgenza dell’agorafobia possono contribuire fattori genetici, biologici, psicologici e ambientali», sottolinea l’esperta. «Per esempio, una storia familiare di disturbi d’ansia o pregressi attacchi di panico può predisporre alla fobia».

Altrettanto, possono pesare eventi di vita stressanti (come lutti, separazioni o malattie), traumatici (come un’aggressione) oppure una storia famigliare caratterizzata da iperprotettività o scarso calore umano. È piuttosto comune che questo disturbo si accentui nei momenti in cui ci si sente impreparati, magari a scuola o sul lavoro, e si avverte un senso di inadeguatezza rispetto alle aspettative degli altri.

«L’agorafobia, infatti, enfatizza uno dei timori più atavici dell’essere umano, cioè quello di essere giudicati, di compromettere la propria immagine sociale e di “fare una figuraccia” che le persone ricorderanno per sempre», aggiunge la dottoressa Bellavia.

 

Come si cura l'agorafobia

Come gli altri disturbi d’ansia, l’agorafobia si può curare ma bisogna agire con tempestività, prima che il quadro si cronicizzi. Psicoterapia psicodinamica, terapia psicoanalitica, terapia cognitivo comportamentale e mindfulness sono le principali strade percorse: a seconda dell’approccio scelto, si insegna con diverse modalità al paziente cosa fare nelle circostanze critiche e si indagano le radici del disturbo.
Nel frattempo, se si vive barricati in casa, può essere utile un consulto online: poi, man mano che l’angoscia si riduce, andare dallo specialista diventa un modo per mettersi alla prova e affrontare le prime uscite.

«Talvolta può essere necessario affiancare dei farmaci: i più efficaci sono le benzodiazepine e gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, che però non risolvono le cause del disturbo», tiene a precisare la dottoressa Bellavia. «Solamente un percorso strutturato di psicoterapia può interrompere il circolo vizioso alla base del problema. L’importante è non arrendersi: sui disturbi d’ansia si può lavorare, tornando a una vita libera da paure».


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