Ansia e attacchi di panico negli adolescenti: come aiutarli

Depressione, attacchi di panico, autolesionismo, insonnia, stati di angoscia, difficoltà relazionali: gli adolescenti spesso hanno paura a parlare del proprio disagio. Ecco come aiutarli ad analizzare ed esprimere le loro emozioni



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Sangiovanni, il cantautore vicentino, ha detto stop. Ha annullato album in uscita e concerti futuri. «Non posso continuare a fingere che vada tutto bene», ha dichiarato. Una scelta coraggiosa: ha parlato del suo malessere alla luce del sole. Lo stesso ha fatto Angelina Mango, vincitrice di Sanremo, che ha dichiarato di aver sofferto per lungo tempo di un’ansia invalidante.

Non tutti i ragazzi riescono a raggiungere questa consapevolezza, purtroppo, e sappiamo che ce ne sarebbe davvero bisogno: i dati europei sono allarmanti. Da una ricerca dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) emerge che nei vari Stati membri, tra cui l’Italia, la percentuale di giovani con sintomi di ansia e depressione è più che raddoppiata rispetto al periodo pre-pandemico.

In alcuni casi il disagio è tale da lasciare i teenager con la sensazione di non avere alternative: il suicidio è, nel mondo, una fra le prime cinque cause di morte fra i 15 e i 19 anni ma nell Europa occidentale diventa la seconda, con 4 casi ogni 100.000 abitanti, dopo gli incidenti stradali. E in Italia secondo i dati Istat, negli ultimi due anni il disagio psicologico tra i giovani è esploso. La campagna Non sono solo (nonsonosolo.it) è nata in risposta a questa situazione drammatica, con lo scopo di sfatare tabù e pregiudizi sulla salute mentale soprattutto tra i più giovani, che ancora adesso sono restii a parlare di disturbi come ansia, depressione e insonnia.

L’iniziativa, oltre a prevedere la creazione di contenuti informativi, educazionali e di supporto sull’importanza del benessere psicologico, ha coinvolto due digital ambassador, Violetta Rocks e Mattia Ippolito, per parlare di salute mentale attraverso cinema e letteratura. L’utilizzo degli influencer ha lo scopo di coinvolgere i ragazzi in un percorso di auto-osservazione affinché sviluppino una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni attraverso la visione di un film o la lettura di un libro suggerito in un ambiente a loro familiare, quello delle piattaforme social.

Ma un ruolo chiave nell’identificazione dei disturbi mentali nei ragazzi è rivestito dalla famiglia. In che modo? Lo abbiamo chiesto al professor Sergio De Filippis, docente di Psichiatria delle Dipendenze all’Università La Sapienza di Roma e sostenitore dell’iniziativa Non sono solo.


I segnali d'allarme

Quali sono i comportamenti da tenere sott'occhio? «Posso elencare i più comuni: il ritiro sociale per esempio. Se un adolescente si sta ritirando dal gruppo dei pari o sta cambiando in modo significativo la cerchia delle amicizie, potrebbe essere l’inizio di un disturbo. Il crescente isolamento e la distanza da amici e familiari dovrebbero essere presi sul serio. Anche il peggioramento del rendimento scolastico può essere un campanello d'allarme. Ciò potrebbe indicare che l’adolescente sta affrontando difficoltà emotive o mentali che influiscono sulle sue prestazioni.

Un altro fattore è la stanchezza e la perdita di interesse: è normale che gli adolescenti abbiano bisogno di dormire molto e sembrino stanchi. Tuttavia, se un ragazzo mostra una radicale perdita di interesse per le attività che lo appassionavano, come gli hobby o le attività sportive, ciò potrebbe indicare un problema di fondo di stress o disturbo mentale. La difficoltà di concentrazione e di memoria o i pensieri incomprensibili agli altri sono altri indicatori di stress psicologico. Questi sintomi possono rendere difficile per l’adolescente partecipare in modo efficace alle attività quotidiane e accademiche. Altri campanelli di allarme sono i cambiamenti nell’aspetto e nel comportamento, come una riduzione della cura personale (igiene o abbigliamento trascurati), che possono essere riconducibili a segnali di disagio mentale. Infine, gli sbalzi d’umore rapidi ed esagerati, così come atteggiamenti insoliti o illogici, dovrebbero essere tenuti sotto stretta osservazione».


Come intervenire

Se i genitori intercettano uno di questi comportamenti, qual è l’atteggiamento migliore da tenere? «È necessario un ascolto empatico: significa starli ad ascoltare senza interrrompere e senza essere paternalisti e sostenerli nel distinguere le opinioni dai fatti. È importante inoltre incoraggiarli a esprimere i loro pensieri e le loro emozioni liberamente, senza che si sentano
giudicati. Fondamentale poi è mantenere la calma di fronte a sbalzi d’umore o irritabilità.

Infine è essenziale coinvolgerli nella definizione delle regole, rispettando la loro privacy e incoraggiandoli a mantenere legami sociali con amici. Nel caso poi di diagnosi acclarata di ansia, depressione o altri disturbi il coinvolgimento dei familiari sulla gestione della malattia e della cura nella quotidianità è una forte discriminante sull’efficacia terapeutica».


Insieme si vince

La famiglia assume quindi un ruolo di primaria importanza all’interno del progetto psicoterapeutico-riabilitativo e farmacologico. «È solo tramite una stretta collaborazione tra tutti gli attori coinvolti che è possibile allargare l’orizzonte della complessità del disturbo, trovare cioè nuove risposte, più funzionali, che coinvolgano sia la famiglia sia i servizi», continua l’esperto.

«Il nucleo familiare non è più considerato né in termini di vittima né in termini di carnefice, ma come sistema affettivo e relazionale fondamentale e come importante co-costruttore dell’intero processo terapeutico».


Il ruolo degli insegnanti

Anche la scuola può giocare una parte importante nel cogliere un disagio. «Il corpo insegnante dovrebbe prestare attenzione ai giovani che mostrano un aumento del comportamento oppositivo, cambiamenti significativi nella media dei voti, e un gran numero di assenze scolastiche ingiustificate. A quel punto occorre inserire il ragazzo in un percorso. È fondamentale trattare la patologia mentale/psicologica non in maniera individuale bensì in gruppi terapeutici. È una mia proposta per le scuole che sto portando avanti con la mia équipe.

Una delle soluzioni che propongo è la partecipazione a gruppi di comunicazione emotiva: al suo interno si propone ai ragazzi un percorso di esplorazione delle proprie emozioni, favorendone l’espressione attraverso l’utilizzo di filmati, fotografie, brani musicali e letture scelte, con la finalità di trovare modi sempre più funzionali di gestire le proprie e altrui emozioni. Un altro passo importante è coinvolgere i teenager all’interno di gruppi motivazionali dove il dialogo tra pari consente di riconoscere il problema e le sue implicazioni comportamentali ed emotive, al fine di promuovere una graduale gestione del comportamento disfunzionale. Confrontarsi e rispecchiarsi nelle storie e nei vissuti degli altri aiuta a non sentirsi soli. Si impara a condividere: aprirsi, raccontare, ascoltare consente ai ragazzi di rileggere e rinarrare la propria storia di sofferenza in un contesto protetto», conclude Sergio De Filippis.


Libri per riflettere

Il potere di adesso. Dedicato a chi ha bisogno di “rimettersi al centro”, questo libro è un viaggio stimolante alla riscoperta del presente. Una guida per liberarsi dai pensieri negativi ricorrenti in grado di alterare la percezione che abbiamo di noi stessi.

Le vostre zone erronee. Un valido aiuto per liberarsi dagli errori del proprio passato e riprendere in mano la propria vita. Con questo libro si impara a giudicarsi di meno e a smettere di essere dipendenti dall’approvazione altrui.

La campana di vetro. Esther Greenwood, la protagonista di questo romanzo semi-autobiografico di Sylvia Plath ambientato nel secondo dopoguerra, fa fatica a uniformarsi al conformismo della società americana. Si sente “come un cavallo da corsa in un mondo senza piste”. Tra nevrosi e depressione, Esther cerca di trovare il proprio posto nel mondo.

Una vita come tante. Hanya Yanagihara ci racconta la storia di Jude, un uomo tormentato fino ai limiti dell’autodistruzione, in cerca di una via d’uscita verso una vita normale. Il libro offre un’immersione profonda e commovente nella mente e nei sentimenti del protagonista, continuamente in lotta con i traumi del suo passato e i disturbi d’identità legati alle sue esperienze pregresse.

Un giorno questo dolore ti sarà utile. Questo romanzo di Peter Cameron esplora le complesse dinamiche familiari e le sfide affrontate da James Sveck, un ragazzo che si trova a combattere con i suoi problemi di salute mentale. Ci viene così offerta un’intima esplorazione della mente del protagonista, che lotta con l’ansia, la solitudine e l’incertezza riguardo al suo futuro. 


I film consigliati

Inside out 2 - Pixar. Un film d’animazione che racconta i tumulti emotivi di una bambina durante il passaggio tra infanzia e adolescenza. Ci insegna a identificare e accettare le emozioni (anche quelle negative).

Encanto - Disney. Encanto è la storia di Mirabel e della sua numerosa famiglia Madrigal. Tra complicate dinamiche relazionali, si parla della pressione delle aspettative sociali in un linguaggio adatto a tutte le età.

Little Miss Sunshine. La famiglia Hoover ha diverse problematiche di salute mentale. Il film è un percorso introspettivo che ci insegna ad affrontare il tema della mental health con delicatezza.


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