Le piante ci parlano, ci trasmettono emozioni, ci lanciano messaggi profondi. Esattamente come fanno le persone di ogni genere ed età. «C’è un legame, profondo tra il mondo umano e quello vegetale. Noi e le piante ci assomigliamo molto più di quello che crediamo», esordisce Pamela D’Alisa, ecopsicologa del benessere e autrice del sito giardinaggiointeriore.net. «Basti pensare che la clorofilla e l’emoglobina (molecole vitali che scorrono rispettivamente nelle piante e nelle nostre vene) hanno una struttura chimica molto simile. L’unica differenza sostanziale è che la clorofilla contiene magnesio, che colora di verde le piante, mentre l’emoglobina contiene ferro, responsabile del rosso del sangue. Abbiamo, perciò, un’affinità – o, meglio, una parentela – stupefacente, su cui possiamo puntare per vivere meglio.
- Le piante ci indicano la necessità di rinnovare la nostra dimensione personale
Secondo la dottoressa D’Alisa, quindi, in natura non c’è nulla che non possa trasformarsi in metafora per i nostri processi psicologici. Così, anche tutto ciò che succede alle piante diventa spunto per inquadrare meglio quello che viviamo, liberarci dei blocchi, fare scelte più consapevoli. «Qualche esempio? L’albero che fa cadere le sue foglie ci mostra l’importanza del lasciar andare quello che non è più funzionale per noi; il fiore che fuoriesce dalla roccia la fattibilità di sbocciare in qualunque circostanza; il seme che germina sottoterra l’inizio “buio” di ogni processo creativo. Forse, però, il messaggio più potente delle piante dice che il cambiamento è costante, necessario, periodico: come loro, infatti, anche noi abbiamo bisogno di rinnovare la nostra dimensione personale a intervalli regolari».
- Ci fanno riconoscere che siamo indissolubilmente legati l’uno all’altro
«La neurobiologia vegetale ci dimostra che le piante creano delle vere comunità che si aiutano, si scambiano informazioni, difendono gli esemplari più deboli», spiega l’esperta. «Quindi, anche solo passeggiando in un parco cittadino, è facile convincersi che pure noi facciamo parte di tanti microcosmi (famiglia, coppia, gruppo di amici o di lavoro). Effetti positivi? Alleniamo la capacità di creare connessioni interpersonali, dando loro la giusta importanza; siamo più consapevoli delle nostre azioni (quello che facciamo ricade sugli altri e viceversa); anche nei momenti “bui” o di poco contatto sociale non ci sentiamo soli».
- Ci fanno scoprire che la vita ci riserva tanti doni sorprendenti...
Che sia una pianta d’appartamento o un arbusto selvatico, un fiore delicato o una possente quercia, le piante trasmettono un senso di grande bellezza. «Infondono piacere, sorprendono, rinvigoriscono, stimolano: in sostanza, sono un potente antidoto al senso di costrizione tipico di un quotidiano fatto di rigidità mentali e compiti routinari», dice la dottoressa Pamela D’Alisa. Alcuni esemplari, poi, non sono “solo” belli, ma suscitano anche meraviglia, una panacea contro altri mali tipici della società contemporanea (nella fattispecie l’indifferenza, la svogliatezza e il distacco), che impediscono di cogliere i tanti doni dell’ambiente». E della vita.
- Le piante ci ricordano che le nostre imperfezioni ci rendono unici
Ognuno di noi è unico e inimitabile, portatore di limiti, debolezze e mancanze così come di talenti e qualità. Eppure, spesso vorremmo essere qualcun altro. Preferiremmo, insomma, essere la brutta copia di un’altra persona, piuttosto che la copia originale che siamo. «Per le piante non è così: una margherita non cerca di essere una rosa e una betulla non si intristisce per non poter essere un cipresso», constata l’ecopsicologa. «Ciascuna si manifesta al massimo delle sue potenzialità, mettendo in campo le forme, i colori, gli odori che le sono propri. Ecco allora che, guardando una pianta di qualunque specie, possiamo riconoscere che pure noi andiamo bene così come siamo, con le nostre meravigliose (e uniche) imperfezioni».
Dispensatrici di lezioni di vita
Lo scrittore Didier Van Cauwelaert, appassionato botanico, nel suo saggio Le emozioni nascoste delle piante racconta, con la prova di esperimenti scientifici, che le piante, al pari degli uomini, si difendono, attaccano, siglano alleazze, comunicano a distanza le loro paure, sofferenze e gioie.
Tipo la zucca: per difendersi dagli attacchi mortali delle coccinelle rende tossiche le proprie foglie (aumentando la produzione di tannini) e invia l’sos alle vicine, che subito avvelenano le loro foglie. Oppure, l’orchidea martello, una lunga erba australiana, poco attraente ma furba: imita al centro del proprio fiore l’aspetto della vespa femmina (con i suoi ferormoni sessuali), così attira il maschio che si precipata su di lei per copulare. Non ci riesce, ovviamente, ma riparte carico di polline che veicolerà orchidea per orchidea. E le piante saranno fecondate, evitando l’estinzione.
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