Curare il malato e non solo la sua malattia, facendolo sentire una persona e non “un numero”: al reparto di oncologia e al day hospital oncologico dell’ospedale Sant’Andrea di Roma è ormai una realtà. Merito di un percorso di cura orientato all’umanizzazione che, oggi, ha tra i suoi strumenti più efficaci il caring massage.
«È un massaggio che viene praticato da infermieri che hanno seguito un corso di formazione specifico presso il Cespi, Centro studi professioni sanitarie di Torino, che non ha nulla a che fare con i trattamenti di fisioterapia o riabilitativi. Stabilisce uno speciale contatto empatico con i sentimenti, l’affettività e le emozioni del malato, immancabilmente incrinate dall’ospedalizzazione e dal doversi confrontare con una malattia come il tumore», spiega Maddalena Galizio, presidente del Cespi.
«Il tocco del caring massage, infatti, sceglie come via di comunicazione la pelle, facendo riemergere le note più antiche di un linguaggio non verbale: quello che abbiamo appreso da bambini, quando le carezze della mamma e il tocco delle sue dita funzionavano da rassicurazione, facendo sfumare ogni paura e ogni ansia, con una potenza superiore a quella di mille parole», aggiunge la dottoressa Carmen Cappitella, dirigente infermiere (professioni sanitarie) dell’Azienda ospedaliera Sant’Andrea di Roma.
Risultato: comunica al malato un “ti accolgo e ti accompagno per quello che sei, con la sua storia, la tua cultura, il tuo mondo di ricordi e i tuoi sentimenti”.
Un tocco su misura
Il massaggio dura circa 20 minuti, può essere effettuato tutti i giorni e anche più volte al giorno, ma secondo una procedura precisa: «Si tratta un’area del corpo (viso, testa, nuca, spalle, schiena, mani, braccia, gambe o piedi) scelta dal malato, che indica anche qual è il tocco (più o meno leggero) con cui preferisce essere massaggiato. In genere il primo contatto richiesto è quello con la mano, una parte accessibile ma capace di trasmettere un’intimità profonda, perché richiama il consolatorio rapporto mamma-bambino», spiga Carmen Cappitella.
Anche per questo l’infermiere che lo pratica non interrompere mai il contatto per tutta la durata del massaggio, per evitare di comunicare un senso di abbandono. Quando il trattamento sta per finire, alleggerisce progressivamente il tocco, come segno di saluto e tacito segnale di un nuovo appuntamento.
Il caring massage ha un effetto antalgico
«L’effetto iniziale e più frequente è l’addormentamento, perché il paziente percepisce il tocco come un atto d’amore e si abbandona», spiega Carmen Cappitella.
«Alcuni studi hanno inoltre dimostrato che il tocco delle mani sulla pelle è in grado di innalzare la soglia del dolore. Induce infatti la liberazione di endorfine, i nostri antidolorifici naturali, e anche questo concorre ad aumentare i benefici del massaggio».
Quindi effetti psicologici (soprattutto sull’ansia e la paura del futuro) ma anche fisici.
Una tecnica valida per tutti
Insomma, il caring massage è uno strumento utile per prendersi cura di tutti i pazienti fragili: oncologici in primis, ma anche i ricoverati in unità coronariche, nelle rianimazioni, nei reparti per malati terminali o geriatrici.
«Per gli anziani la malattia è un calvario spesso appesantito dal senso di solitudine e di abbandono legato all’assenza di un parente, o di qualcuno di caro che stia loro vicino», aggiunge la dottoressa Carmen Cappitella. «Hanno poi, generalmente, una percezione negativa del proprio corpo, qualcosa che diventa quasi “intoccabile”, perché segnato dalla malattia, ma anche dall’invecchiamento. Il massaggio li aiuta a recuperare il piacere di essere toccati e quindi amati».
Al momento gli ospedali italiani che hanno attivato progetti di caring massage non sono molti: oltre al Sant’Andrea, il servizio funziona al Policlinico Tor Vergata di Roma, dove gli infermieri preparati a offrirlo operano in tutti i reparti, soprattutto in quelli oncologici e di ematologia. È inoltre attivo nella maggior parte dei reparti dell’ospedale della Misericordia di Grosseto e presso gli hospice e le strutture di oncologia dell’Asl di Reggio Emilia.
Il caring massage è totalmente a carico del Servizio sanitario nazionale.
Nei bambini prematuri sviluppa il cervello
Nei prematuri il massaggio può influenzare lo sviluppo del cervello. Lo dimostra uno studio condotto dalla Scuola Normale di Pisa, l’Istituto di Neuroscienze del CNR e l’Istituto Scientifico Stella Maris, pubblicato sul Journal of Neuroscience.
«La massage therapy stimola in particolare la maturazione del sistema visivo», spiega Giovanni Cioni, ordinario di neuropsichiatria infantile dell’Università di Pisa. «In 3 mesi, grazie a un particolare massaggio neonatale, i nati pretermine raggiungono i livelli di sviluppo di quelli a termine». I genitori possono imparare queste tecniche attraverso i corsi organizzati dall’Associazione italiana massaggio infantile (aimionline.it). D.L.L.
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Articolo pubblicato sul n. 12 di Starbene, in edicola e in digitale dal 3 marzo 2020