“Nil agere delectat”. Tradotto, “è piacevole non fare nulla”. Lo scriveva Cicerone nel suo De Oratore intorno al 55 a. C., elogiando l’importanza di una sana inattività. Dopo oltre duemila anni, questo concetto torna di attualità grazie al niksen, un termine coniato dalla giornalista e blogger Olga Mecking, polacca di nascita ma residente all’Aia, nei Paesi Bassi.
Il suo libro Niksen: Embracing the Dutch Art of Doing Nothing (Niksen: Abbracciate l’arte olandese del non fare nulla), tradotto in 13 lingue ma non ancora in italiano, invita a godersi qualche attimo di pausa durante la giornata, senza l’assillo di darsi degli obiettivi.
Cos’è il niksen
Il “dolce far niente” suggerito dal niksen non va confuso con il tempo libero. Non si tratta di guardare un film, leggere un libro, cucinare un dolce, praticare sport o chiacchierare con un’amica. Per quanto piacevoli, ciascuna di queste attività impone al cervello di focalizzarsi su un obiettivo: comprendere la trama, memorizzare dei fatti, seguire una procedura, rispettare una gestualità, prestare attenzione.
Nel niksen, invece, si tratta di lasciar andare il risultato, cioè non avere uno scopo. «In un mondo che va sempre di fretta, non fare nulla vuol dire riscoprire il valore del tempo e rigenerare la propria mente», spiega la dottoressa Dafne Zikos, psicologa e psicoterapeuta a Roma.
«Il problema è che viviamo in un’epoca dove le pause vengono spesso confuse con la pigrizia, per cui si continua a tirare la corda, non ci si ferma mai e, alla fine, si cade in uno stato di burnout, un vero e proprio collasso emotivo ed energetico».
Perché è utile il dolce far niente
Ogni 2-3 ore, non fare nulla per 5 minuti serve al cervello per resettarsi e riprendere al meglio le sue attività. È un po’ come quando i tecnici informatici ci suggeriscono di “spegnere e riaccendere” un dispositivo, in modo da permettere al sistema operativo di eliminare inutili processi in memoria, uscire da una situazione di stallo e ripartire da zero.
«Nel nostro caso, piccole pause rendono più efficienti, aumentano la produttività, migliorano la creatività, placano l’ansia, evitano il burnout e aiutano a mantenere la lucidità anche nelle situazioni impegnative», assicura la dottoressa Zikos.
Secondo alcuni studi, il cervello è costretto ogni giorno a elaborare circa 74 GB di informazioni, l’equivalente di almeno 16 film: alla lunga, questo può causare esaurimento e interferire con le prestazioni cognitive.
Come si pratica il niksen
Per praticare il niksen, è fondamentale disconnettersi dal mondo circostante, silenziando il cellulare per qualche minuto, allontanandosi dal computer e spegnendo la tv. In Olanda, per esempio, dove il niksen è una filosofia di vita, ci sono persone che semplicemente si siedono al sole lungo un canale e non fanno assolutamente nulla: guardano la gente passare, fissano l’orizzonte, osservano il cielo.
«Allo stesso modo, anche noi possiamo sdraiarci sul letto e guardare il soffitto oppure rivolgere lo sguardo fuori dalla finestra e fissare le nuvole», suggerisce la dottoressa Zikos. «È importante che ciascuno trovi il proprio modo per non fare nulla: c’è chi magari preferisce restare con gli occhi chiusi ad ascoltare una canzone, chi può fare una passeggiata e osservare l’erba dei prati».
La parte più difficile è imparare a lasciar vagare la mente, ma senza che questa torni continuamente a concentrarsi sui problemi, sugli impegni imminenti, sull’organizzazione della giornata: «Bisogna esercitarsi», ammette l’esperta. «Se proprio non ci riusciamo, proviamo a focalizzare l’attenzione su un singolo oggetto esterno, come un albero, un animale, una nuvola o una candela che brucia».
Il niksen non è mindfulness
Il niksen potrebbe ricordare la mindfulness, una particolare pratica di meditazione che focalizza l’attenzione sul momento presente, rendendo consapevoli dei propri pensieri, delle proprie emozioni e percezioni.
«In realtà, nel niksen non bisogna prestare alcuna attenzione al corpo, al respiro, alle sensazioni corporee o ad altro: non è questo l’obiettivo», tiene a precisare la dottoressa Zikos, che conclude: «Per lungo tempo ci hanno insegnato che oziare è sbagliato, perché il nulla fa paura. E invece dobbiamo trovare il coraggio di fissare il soffitto o guardare dalla finestra senza pensare a nulla. Forse sta qui il segreto del nostro pieno benessere».
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