Cos’è la seduzione? È un modo di comportarsi e d’agire per piacere agli altri che, però, nell’immaginario collettivo (nato con l’inganno della mela narrato nell’Antico Testamento e poi alimentato dalla filosofia), appartiene al regno della menzogna, della manipolazione e dell’illusione.
Una lettura morale limitante, secondo quanto dichiarato dal filosofo e sociologo francese Gilles Lipovetsky, autore del recente saggio Plaire et toucher (Piacere e commuovere, Gallimard, 23 € su amazon.it). «La seduzione è molto di più di un tentativo di raggirare», ha spiegato Lipovetsky. «È la condizione affinché il desiderio, che è il motore della vita, si manifesti. Già, perché per desiderare di stare con qualcuno, di possedere una cosa o di compiere un’azione bisogna prima esserne attratti, sedotti. C’è però da fare un distinguo: mentre nelle società del passato i territori della seduzione erano circoscritti principalmente alle relazioni sentimentali tra uomo e donna, oggi i suoi processi hanno assunto una rilevanza, una centralità, un potere strutturante della vita individuale e collettiva senza precedenti».
Dunque, non possono essere ignorati, tanto più che «la società del consumo in cui viviamo usa la seduzione per cambiare il nostro comportamento, le aspirazioni e persino lo sguardo sulla realtà», afferma Alessandro La Noce, sociologo e sessuologo. «L'attenzione di ciascuno è sottoposta a stimoli continui e le emozioni vengono sollecitate senza sosta con lo scopo di intrattenere, fare sognare e, soprattutto, spingere a desiderare. Perciò, la seduzione resta efficace non solo nei rapporti sentimentali ma anche in quelli familiari, sociali e lavorativi».
È UN GIOCO DA... BAMBINI
«La seduzione assomiglia alla persuasione. Ma mentre la persuasione implica il portare a sé con la logica e il ragionamento (ovvero convincendo), la seduzione è il processo di portare a sé gli altri attraverso l’uso di meccanismi emotivi, a volte inconsapevoli», esordisce Emanuele Gatti, dottore in psicologia, counselor e conduttore di percorsi formativi sulla seduzione. «I bambini piccoli, per esempio, sono grandi seduttori, tant’è che conquistano gli adulti, con le loro smorfie e paroline strane. Si tratta letteralmente di un “dono di natura”. Il problema è che, crescendo, non è detto che si riesca a mantenere questa capacità innata. Molto dipende dai rinforzi positivi che si ricevono dall’esterno. Sicuramente, i genitori che apprezzano i figli e che li elogiano contribuiscono a farli crescere seduttivi. Ecco perché esistono persone naturalmente fascinose, che si fanno seguire senza neppure rendersene conto, e altre che non lo sono. Anche queste ultime, comunque, possono apprendere e adottare comportamenti e modi di fare attraenti».
In quale modo? In pratica, bisogna scordarsi la falsa convinzione che è seduttivo solo chi ha certe caratteristiche fisiche, psicologiche e comportamentali. Sì, perché, come sosteneva lo psicologo della comunicazione Luigi Anolli, la seduzione è altro, una realtà che parte da dentro di noi, dal nostro cuore e dalla nostra mente. È creativa, soggettiva, irripetibile. Più in pratica, ognuno ha il suo modo, personale e autentico, di affascinare. In quanto all’effetto, quello che cambia è la capacità di fare più o meno emergere il proprio fascino. E qui entrano in gioco tattiche comportamentali uguali per tutti.
NON ESISTE FINE A SE STESSA
La seduzione non è una dote solo erotica, che serve per far colpo sui potenziali partner e per ravvivare le relazioni d’amore, ma una potenzialità relazionale a tutto campo utile per entrare in contatto con gli altri e conquistare la fiducia e la disponibilità degli interlocutori, trasformandoli in alleati. Così, si può sfoderarla a un colloquio di lavoro, alla riunione di condominio o in una qualsiasi trattativa: dà modo di rimanere impressi nella memoria altrui, di ottenere ascolto anche troppi sforzi, di spuntare condizioni favorevoli.
Ma come si fa a essere irresistibili? «Non certo puntando tutto sul sex appeal e atteggiandosi a vamp o a playboy», dice la psicologa Sara Zamperlin. «Per essere attrattivi, va bene scoprire le proprie doti fisiche, intellettive e la ricchezza interiore, ma non può finire tutto lì. Bisogna anche valorizzare la persona che si ha davanti, interessarsi a lei, farla sentire a suo agio, considerata e apprezzata».
«Insomma, niente esibizioni narcisistiche (io, io, io), bensì un gioco in cui entrambe le parti siano protagoniste (io e te, insieme)», interviene il dottor Gatti. «Se si desidera una persona o una situazione a noi favorevole, è necessario mettere in primo piano chi si ha davanti, guardarlo e ascoltarlo davvero. Potrebbe scattare quello che chiamo il “gioco degli anch’io”, per cui più ci si parla, più si scopre di avere cose in comune. E dopo qualche “Ma dai, anch’io come te...”, è facile che la seduzione riesca perché la sensazione di avere qualcosa in comune abbassa le barriere e rende più disponibili verso l’altro, facendo sentire seducenti».
Se comunque si vuole arrivare a quest'obiettivo, è necessario sentirsi bene nei propri panni, accettarsi per come si è. Quando si prova insoddisfazione per se stessi, come si può pretendere di affascinare gli altri? Attenzione, però, a non estremizzare la posizione. Pensare “Io sono così, chi mi vuole mi prenda” e dunque scegliere la strada della sciatteria nell’aspetto, nei pensieri e negli interessi non attrae ma respinge, perché comunica un rapporto difficile con se stesso. Accettarsi in modo sano implica invece riconoscere le proprie potenzialità e attivarsi per metterle in risalto. Si crede di non possedere punti di forza a sufficienza? Proviamo a guardare con occhi diversi quelli deboli: potrebbero rivelarsi molto utili.
SI NUTRE D'AUTENTICITÀ
Insomma, la presunzione di piacere senza fare alcuno sforzo è illusoria. Ma anche la pretesa di voler far colpo fingendo di essere diversi da come si è non conviene. «Dove si pensa di arrivare, recitando un ruolo o indossando una maschera?», si chiede Gatti. «Forse alla storia di una sera oppure a una fascinazione momentanea, ma prima o poi l’inganno verrà scoperto e si dovrà fare i conti con una persona che non apprezza la nostra realtà. Non vale la pena imbrogliare: là fuori è pieno di gente, se si è se stessi sarà facile trovare qualcuno a cui piacere». Dunque, l’autenticità è indispensabile, insieme a un’inclinazione genuina per l’altro.
Secondo lo psichiatra, psicologo e sessuologo Willy Pasini poi, aiuta anche essere ottimisti, cioè in grado di vedere il mondo a colori e di avere un atteggiamento positivo nei confronti della vita. Lo stesso si può dire del senso dell’umorismo, inteso come la capacità di cogliere il lato comico e più leggero delle circostanze. Al contrario, non si affascina nessuno se ci si lamenta in continuazione, si è eternamente stressati, frustrati o concentrati sulle proprie difficoltà.
Infine, non si dovrebbe farsi prendere la mano dall’entusiasmo, che porta a essere troppo precipitosi e a scoprire da subito le proprie carte. «L’altro deve percepire il nostro interesse nei suoi confronti e il nostro valore, ma non ci deve dare per scontati», motiva la psicoterapeuta Sara Zamperlin. «Bisogna ricordare che il desiderio nasce da una mancanza: se si è troppo presenti o solleciti, chi ci interessa non avrà modo di provarlo per noi. In altre parole, non si lascerà sedurre».
COME NON FARSI INCANTARE DAI “SERPENTI”
Piace sedurre ma anche essere sedotti, è innegabile. In questo caso, però, il pericolo di lasciarsi incantare è forte.
Perché? «Perché essere conquistati è una grande gratificazione per la mente e l’anima, essenzialmente per due motivi», dichiara Sara Zamperlin. «Si è al centro dell’attenzione e, soprattutto, l’altro dà quello di cui si ha bisogno in quel momento, che sia affetto e considerazione oppure momenti di evasione e vanità». Perciò, dal momento che c'è in ballo l’inconscio, è importante mantenere i piedi per terra, altrimenti nel tentativo di soddisfare i propri desideri più profondi è facile essere sedotti da lusinghe ingannatrici di chi ci vuole sottomettere ai suoi voleri.
Come difendersi da questa tentazione, tutt'altro che rara? «Il primo consiglio è non lasciarsi travolgere dall’euforia di avere fatto breccia nel “cuore” dell’altro, un potenziale partner come un collega», suggerisce l’esperta. Ogni nuova relazione va guardata, all’inizio, con un certo distacco “protettivo” dalle facili illusioni. Solo il tempo (e la pacata tranquillità di saper aspettare) hanno l’effetto di scremare le buone dalle cattive intenzioni, in quanto il seduttore insincero si stanca se non riceve un feedback immediato e altrettanto roboante per lui.
«Lo step successivo è più difficile: si tratta di guardarsi dentro con un certo coraggio, chiedendosi chi si è e come si sta in quel momento», prosegue l’esperta. «Questa analisi permette di dare il giusto valore alle attenzioni ricevute e capire quanto siano reali o quanto strettamente legate ai propri bisogni interiori. Per esempio, in un momento di crisi, le attenzioni ricevute permettono di allontanarsi dalle frustrazioni che si stanno provando, oppure restituiscono un’immagine di se stessi valorizzata, diversa da quella che si ha in quel frangente. Insomma, riflettendo sulla propria condizione esistenziale si ha uno strumento per muoversi con consapevolezza nelle relazioni e leggere la realtà dietro le parole gentili, i gesti di premura...».
Infine, solo rinforzando la propria autostima e capendo ciò che per se stessi ha effettivo valore rende liberi e indipendenti dalla continue valutazioni esterne e dal consenso altrui. E meno “sensibili” alla lusinga.
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Articolo pubblicato sul n. 33 di Starbene in edicola dal 31/7/2018