La forfora non è segno di cattiva igiene e colpisce, democraticamente, tutti, preferendo però gli individui tra i 40 e i 50 anni e il sesso maschile. La forfora è un inestetismo tra i più odiati: risalire alle sue cause e capire di che tipo sia è il primo passo della beauty routine per eliminarla.
Identifica i fattori scatenanti della forfora
Solo in una piccola percentuale di casi la forfora è il sintomo di dermatite seborroica o psoriasi. Più spesso è l’effetto di un’alterazione nella rigenerazione delle cellule cutanee, i corneociti, che di solito dura 28 giorni: quando è più rapida (dai cinque ai 14 giorni), il cuoio capelluto reagisce producendo più cellule, che unendosi formano le squame.
«C’è una predisposizione genetica su cui non si può intervenire», dice Ivano Luppino, dermatologo a Catania. «Tuttavia individuare e cercare di evitare i fattori scatenanti, che cambiano da persona a persona, può alleviare i fastidi. La forfora peggiora nei periodi di tensione psicofisica: gli ormoni dello stress stimolano la produzione sebacea. Una dieta ricca di grassi, altera il microbioma cutaneo, come la disidratazione, che impedisce l’ossigenazione del cuoio capelluto. Altri fattori sono l’inquinamento, cosmetici aggressivi, non adatti o non ben risciacquati, gli sbalzi di temperatura e le variazioni brusche di umidità».
Analizza le squamette della forfora
Se le scaglie sono grosse (con diametro oltre i due millimetri), gialle, dall’aspetto untuoso e appiccicoso, rimangono ben attaccate al cuoio capelluto, sono miste a sebo e si accompagnano a capelli grassi, è forfora grassa, la più difficile da eliminare.
La forfora secca invece si caratterizza per le scaglie sottili, bianche o grigiastre e dall’aspetto farinoso, simile a polvere: sono più leggere e volatili, sparse su tutta la testa e tendono a cadere su collo e spalle. Restano in abbondanza anche dopo aver fatto lo shampoo.
Forfora: quale shampoo scegliere
«Per la forfora grassa usa (ma solo per uno-due mesi), shampoo a base di zinco piritione: normalizza il ricambio cellulare, riduce lo sfaldamento dei corneociti e svolge un’azione antinfiammatoria», dice l’esperto. «Comincia con due o tre lavaggi a settimana; quando la situazione migliora, riduci a due e poi a uno shampoo ogni sette giorni. Spesso questi prodotti sono abbinati a lozioni da applicare sul cuoio capelluto prima del lavaggio, che contengono gli stessi attivi e ne potenziano l’azione. Nei casi più ostinati il dermatologo può prescrivere shampoo medicati con cipropiroxolamina e solfuro di selenio, oppure ketoconazolo».
Alternali con prodotti a base di bardana, spirea, rosmarino, mirto, ortica o ribes nero, sebo-riequilibranti, lenitivi e protettivi.
«Se la forfora è secca, scegli detergenti oleosi che non fanno schiuma, da alternare, una o due volte alla settimana, con esfolianti con catrame vegetale, zolfo e alfa-idrossiacidi: purificano e asportano gli accumuli di cellule», continua il professore.
Su entrambe le tipologie sono efficaci le nuove formule con probiotici riequilibranti (secondo studi recenti, l’equilibrio della flora batterica del cuoio capelluto aiuta a prevenire e ridurre i disturbi), Glixina, un complesso di amminoacidi, o Alukina, per ridurre l’infiammazione e stabilizzare la produzione sebacea: si possono usare tutti i giorni e a lungo.
Forfora: quante volte lavare i capelli
Insistere con continui lavaggi non serve: ogni shampoo elimina parte delle cellule accumulate, ma poco dopo le squame rispuntano. E non è nemmeno vero che i capelli vanno lavati il meno possibile.
«L’ideale è 2-4 volte alla settimana, ma se usi prodotti delicati puoi lavarli anche tutti i giorni», suggerisce Luppino. Non strofinare con troppa forza il cuoio capelluto: inumidisci i capelli alternando acqua fresca e calda e massaggia piano, insistendo tra l’orecchio e la nuca. Non grattarti, ma fai leggeri movimenti circolari con i polpastrelli.
Sciacqua bene, terminando con un rapido getto di acqua fredda, che restringe il lume delle ghiandole sebacee e contrasta la fluidità del sebo.
Come asciugarsi i capelli
Usa balsami o maschere antiforfora. «Scegli formulati leggeri in crema a base di allantoina, pantenolo, lipidi e antiossidanti, per proteggere i capelli dalle aggressioni esterne, idratare e rinforzare i fusti. Applicali solo sulle lunghezze e risciacqua bene», raccomanda lo specialista.
Usa il phon il meno possibile: il calore accelera lo spargimento delle sostanze grasse sul capo. Non impostarlo a temperature troppo alte e tienilo ad almeno 20 centimetri dalla testa perché tende a seccare il cuoio capelluto e ad aumentare la produzione di sebo.
No a lacche e mousse di styling: potenzialmente irritanti, occludono i pori e stimolano il prurito.
Le buone abitudini contro la forfora
D’inverno e al cambio di stagione la forfora tende ad aumentare: proteggi la testa con cappelli di cotone o lana, ma appena puoi fai respirare la cute, o l’iperproduzione di sebo peggiora.
Bevi due litri di acqua al giorno per mantenere l’equilibrio idrolipidico ed evita il fumo: nicotina e catrame rallentano la circolazione. A tavola no a cibi fritti e ricchi di grassi saturi, che stimolano l’attività delle ghiandole sebacee. Via libera a quelli insaturi come semi di soia, semi di girasole, pesce e olio d’oliva. Utili le fibre, che ripuliscono l’intestino, con effetti sulla pelle e i capelli, e gli acidi grassi Omega 3, che alleviano l’infiammazione e il prurito.
A cicli di tre mesi all’anno assumi integratori a base di probiotici, biotina, oligoelementi come zinco o selenio e aminoacidi come glicina e prolina: rinforzano i capelli e aumentano le difese del cuoio capelluto nei confronti di stress, stanchezza e aggressioni climatiche.
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Articolo pubblicato sul n. 11 di Starbene in edicola e nella app dal 25 febbraio 2020