Stai pensando di adottare un pappagallo? La scelta non è semplice, perché le specie sono tante e diverse fra loro: dai colorati piccoli inseparabili alle aggraziate calopsiti, ai più grandi cenerini fino ai cacatua. «Tutti sono però animali domestici impegnativi: inattività, solitudine e mancanza di stimoli li intristiscono, portando a volte persino all’autodeplumazione, cioè al fatto che si strappino le piume per stress. È inoltre importante conoscerne le esigenze e capirne i segnali per curarli al meglio», avverte Sara Mainardi, naturalista ed educatrice aviaria.
Come comunicano i pappagalli
I pappagalli “parlano” con la voce e con tutto il corpo: quest’ultima forma di comunicazione, però, non è di solito conosciuta dai proprietari, che di conseguenza non riescono a coglierla. Qualche esempio: «Arruffa le penne della testa e la abbassa? Chiede carezze. Gli passi vicino e alza una zampa? Vorrebbe venire da te. Resta immobile e ti guarda con un occhio solo? Non è in vena di coccole. Apre il becco e allarga le ali? Non vuole essere disturbato!» spiega l’esperta.
«Se vuoi che ti salga sul braccio, accostalo a lui e aspetta. Lascialo tranquillo quando mangia o dorme, ma anche quando si pulisce, perché per i pappagalli è un momento privato. Se poi l’hai appena adottato, non avvicinarti in maniera frontale, muoviti piano e parla a bassa voce. Per incuriosirlo puoi manipolare piccoli oggetti».
Due ore di libertà
«L’ideale sarebbe avere due esemplari e dedicare loro una stanza dove possano volare in sicurezza. Se invece hai un solo pappagallo in gabbia, liberalo almeno un paio d’ore due volte al giorno», prosegue la Mainardi.
Nella gabbia sistema rami con corteccia, foglie e fiori, pigne con cibo fra le brattee, scatoline di cartone con dentro una sorpresa alimentare che non vede spesso: saranno un gradito passatempo.
Chi l'ha allevato
I pappagallini tolti alla madre vengono nutriti con una siringa, con l’idea che si abituino all’uomo. «Ma così non imparano nulla dai genitori e possono sviluppare un attaccamento morboso per il proprietario», afferma Sara Mainardi.
«Scegli un uccello cresciuto almeno in parte dai genitori o che abbia passato del tempo coi propri simili: se l’allevatore gli avrà dedicato delle attenzioni, sarà comunque abituato all’uomo e stabilire un rapporto non sarà difficile».
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