di Beatrice Serra
L’eterna giovinezza ha un fascino irresistibile, e ha contagiato anche i cento-miliardari. A Jeff Bezos, fondatore e patron di Amazon, il secondo uomo più ricco del mondo, non è bastato volare nello spazio. Oltre a sfidare la forza di gravità, adesso vuole anche allungare la vita umana di almeno 50 anni investendo altri 3 miliardi di dollari nella sua recente creatura, la start up Altos che fa ricerca sulla riprogrammazione cellulare, una metodica che potrebbe invertire l’invecchiamento.
Mentre siamo in attesa di qualche exploit d’infinita vitalità applicato su scala universale, sul fronte viso le aspettative generalizzate sono più realistiche, dato che il 60% dei pazienti che frequentano gli studi di medicina estetica cerca la “skin quality”, ossia la qualità della pelle (fonte: Agorà). E in quest’ottica, la biostimolazione fa la parte del leone, soprattutto ora che si è rinnovata con l’arrivo di un filler vegano, a base di neosilk.
«Deriva dalla seta, ed è estratto da un filamento prodotto da una particolare varietà di bachi giapponesi, che contiene un collagene speciale, ricombinante», precisa Marco Benedetti fondatore, con Liliana Abrami, di 303 Pharma, società che distribuisce in esclusiva per l’Italia il nuovissimo filler.
«Rispetto ai riempitivi tradizionali, a derivazione bovina, suina o anche equina, contiene una catena amminoacidica (r-polipetide alpha1 chain) monoelica, che attiva prima e in quote maggiori la produzione di collagene autologo. Inoltre, ha una biocompatibilità umana pari al 99%».
Iniettato associato ad acido ialuronico per un effetto rafforzato, agisce subito, con le rughe che si distendono e la pelle che diventa più compatta, specifica il professor Sergio Noviello, medico e chirurgo estetico a Milano. «Il trattamento si esegue su tutto il volto, a esclusione del contorno occhi, ma anche su mani, collo e décolleté. Ed è una cura-giovinezza per quei visi svuotati ma che non vogliono correzioni altamente volumetriche», precisa l’esperto.
Il tutto, comunque, se si fanno almeno due-tre sedute (a partire da 400 € l’una) a distanza di 3-4 settimane l’una dall’altra; per il mantenimento ne basta una ogni quattro mesi.
C’è anche la combo hi-tech
Insomma, la stimolazione del collagene è il perno delle ultime strategie skin longevity (pelle sana e vitale, a prescindere dall’età), e in questa scia s’inserisce anche Jóli 360, un nuovo dispositivo medico-estetico di creazione israeliana e prodotto da Esi Novel.
«Abbinato a prodotti cosmetici up to date offre una sinergia d’azione ringiovanente», spiega Dvora Ancona, medico estetico che dirige il Centro di medicina e chirurgia esteticarigenerativa a Milano. «L’apparecchio, infatti, combina, a fasi alterne, radiofrequenza, elettroporazione e laser, in modo che la cute benefici contemporaneamente di trattamenti diversi. Uno per aumentare la produzione di collagene senza distruggere l’epidermide; l’altro per migliorarne lo spessore e la consistenza a vantaggio di luminosità e tonicità, l’altro ancora, grazie all’applicazione di un impulso elettrico, per fare penetrare meglio i principi attivi usati nel trattamento. Un appuntamento di mezz’ora in totale, che non lascia né dolore né rossori».
Anche se per vedere ottimi risultati ci vogliono almeno 6-7 sedute (una alla settimana), al costo di 120 € l’una.
La skincare quotidiana, quei droni di giovinezza
La guerra contro rughe e zampe di gallina non si ferma negli studi medici o negli istituti di bellezza, ma continua anche e soprattutto nella skincare quotidiana. Le armi, indispensabili, sono quei famosi prodotti anti age, sempre in pole position nelle vendite di cosmetici per la cura del viso (il 45% circa, dice il report 2021 di Cosmetica Italia) e continuamente rinnovati con principi attivi e formulazioni altamente performanti. Attualmente, poi, l’industria cosmetica li propone sia alle over 50 sia alle donne lontane dalla menopausa.
«Con la tempistica giusta, in effetti, la loro efficacia cambia», avverte Andrea Righetti, farmacista e naturopata, esperto in cronocosmesi. «Gli antietà di prima mano giocano moltissimo sulla prevenzione. Infatti, sono creati essenzialmente per stimolare la rigenerazione cellulare, un processo naturale che già a trent’anni inizia a perdere i colpi. Perciò, cominciare con questi cosmetici a 40, 50 anni è troppo tardi», puntualizza.
«Gli attivi che stanno dando più soddisfazione e rimangono ancora al top sono i peptidi, con la capacità di mimare in maniera perfetta le attività proteiche di collagene, elastina e acido ialuronico andando, di volta in volta, a distendere la ruga e a rassodare. Ogni peptide, infatti, ha una funzione specifica, a seconda del numero di atomi che ha», esplicita Gloriana Assalti, farmacista e cosmetologa a Roma.
«La novità assoluta, al momento, però sono i “droni” (riportati nell’INCI), piccole capsule che all’interno contengono peptidi. Hanno la forza di veicolarli nel punto preciso che vogliamo curare, moltiplicando la loro azione. Non sono gli unici emergenti pro-age. Ottimi risultati li stanno dando gli zuccheri (tipo il saccarosio), bravissimi a legarsi all’acqua della pelle e con un valido effetto glow e levigante; l’ozonite, dalla reazione dell’azoto con un acido grasso: rilascia l’ossigeno e migliora il microcircolo della cute, aumentandone la luminosità e la capacità di assorbire gli attivi; nel gruppo delle vitamine, la B3 (niacinamide), un antiossidante che, a seconda della concentrazione, riesce anche ad avere un’attività schiarente sulle macchie. In ogni caso, le formule con la risposta migliore sono un mix di pochi ingredienti diversi in modo che tutti lavorino alla massima potenzialità».
Cambi d’uso, e d’efficacia
Non c’è due senza tre, recita un vecchio detto. Non c’è filosofia versus giovinezza, aggiungiamo, senza tenere conto dei ritmi giusti d’uso dei prodotti.
«La detersione (mattino e sera) è il primo, necessario step», dettaglia Righetti. «Secondo una ricerca che abbiamo fatto qui all’Università di Modena, già pulire bene la pelle porta in 6-8 mesi a una riduzione di microrughe, poiché rende l’epidermide più permeabile agli attivi contenuti nelle creme. Per le under 40, va bene l’acqua micellare o il gel detergente; passata la cinquantina, latte con principi idratanti (tipo acido ialuronico) o antiage (ottimo il plancton). Dopo, a 30 anni bastano tre prodotti skin care: al mattino, idratante e Spf (o fondotinta) contro il foto- invecchiamento; alla sera, crema antiage. Dai 50 anni in su, ci vuole anche il siero (o fluido) specifico sotto il balm, due volte al giorno; nella routine serale, se viene mescolato a fiale vitaminiche è un booster potente, da ricordare. L’importante – e questo vale a qualsiasi età – è non usare mai prima di andare a dormire prodotti effetto filler che, per la presenza di particelle siliconiche, non permettono alla pelle di detossinarsi, rallentando il turn over cellulare. Mai dimenticarsi poi del contorno occhi, valide sono le creme con polifenoli e carnitina che contrastano borse, occhiaie e segni di stanchezza. Per apprezzarne la qualità, bisogna però, spalmarle con un movimento dall’interno del naso verso il padiglione auricolare. Infine, i trattamenti extra: sì a esfoliazione con peeling enzimatico che libera da cellule morte e opacità, due volte al mese sotto i 40 anni, una volta alla settimana dopo. Anche le maschere sono un extra di giovinezza: idratanti (con acido ialuronico) fino a 50 anni, antiage (come retinolo) per le plus 50enni».
Arrivate fin qui, più che di “antiage” si potrebbe parlare di “no age”.
ECCO I COSMETICI GIUSTI