Bambine ossessionate di cosmetici e skincare: cosa sta succedendo

Fanno tutorial sui social, conoscono le formulazioni dei cosmetici, prendono d’assalto le profumerie e utilizzano prodotti antietà per la cura delle pelle. Le beautyhaolic del momento sono bambine tra i 7 e i 12 anni. Cosa sta succedendo?



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di Ilaria Perrotta


In prima fila alle sfilate di moda, Taylen Biggs, fashion e beauty influencer di 11 anni, ha un occhio sulle passerelle, l’altro sullo smartphone usato come specchio. Pixie Curtis ne ha 12 e, grazie a post sponsorizzati, il suo patrimonio si aggira sui sette milioni di euro. Entrambe quasi «anziane» rispetto a Haven e Koti Gaza, gemelle settenni da sette milioni di follower su TikTok dove condividono la loro beauty routine.

Avete letto bene: nella cameretta di queste ragazzine, al posto di Barbie e peluche, ci sono cosmetici di ogni sorta. Negli Stati Uniti le chiamano Sephora Kids: appartengono alla Generazione Alpha, i nati dal 2010, e sono appassionate di bellezza, specie di skincare. Sui social, da esperte, parlano di texture, tonicità e rassodamento della pelle. Potrebbero raccontare di cartoni animati e prime cotte, invece illustrano gli effetti dei prodotti, mostrando la fronte non più traslucida, il contorno occhi, il naso e il mento finalmente privi di fantomatici punti neri. E con tanta maestria da risultare quasi convincenti.


Beauty addicted per solitudine

Questa nuova ossessione prende il nome di «cosmeticoressia» (termine non ancora presente nel vocabolario italiano), fissazione morbosa nei confronti dei prodotti beauty che, nel caso delle Sephora Kids, si sviluppa tramite l’imprinting ricevuto s social.

«La vera causa del fenomeno è, però, la solitudine di queste bambine, lasciate spesso sole, con i dispositivi. I punti di riferimento non sono più i genitori, ma le star del mondo virtuale che ha sostituito la vita reale. Il rischio, oltre a usare creme dannose per la pelle, è quello di perseguire un ideale irraggiungibile, creando insicurezze e vissuti di inadeguatezza. Ciò che i genitori possono fare è provare a spiegare i rischi e condividere maggiori esperienze offline con le loro bambine», afferma la psicologa Gabriella Di Cosmo.


Psiche e pelle a rischio

A preoccupare, infatti, sono soprattutto i risvolti psicologici che la tween skincare può avere. La tendenza a utilizzare trattamenti anti-invecchiamento destinati agli adulti può generare una preoccupazione prematura per l’aspetto, con potenziali effetti negativi sull’autostima. Questo emerge da una ricerca condotta dal marchio Dove (che, insieme a partner esperti, fornisce consigli utili su come proteggere le più giovani attraverso la campagna #TheFaceof10) in base alla quale già dai 10 anni, una ragazzina su due pensa di dover prestare più attenzione all’aspetto con l’avanzare dell’età e una su tre prevede di sottoporsi a interventi di chirurgia estetica per modificarsi.

«Le ragazze si sentono obbligate a utilizzare cosmetici con ingredienti anti-aging particolarmente invasivi e questo potrebbe danneggiare la loro percezione fisica e l’autostima nel lungo termine, senza dimenticare gli eventuali impatti sulla salute della pelle» commenta la dottoressa Phillippa Diedrichs, psicologa ricercatrice presso il Center of Appearance Research dell’Università di West of England ed esperta di immagine corporea.

«Attualmente sono esposte a contenuti online sulla skincare destinati agli adulti e alle pressioni per conformarsi a determinati standard già in età molto giovane. Questo spinge all’uso di prodotti sbagliati, senza comprensione delle possibili conseguenze sulla salute fisica e mentale, e contribuisce alla creazione di una cultura tossica caratterizzata da standard di bellezza irrealistici».


Un fenomeno da contenere

Mentre in Usa il fenomeno delle baby beauty consumer è ormai una problematica di ordine sociale tanto da spingere a proposte di legge per arginarlo, in Svezia sono passati ai fatti: la principale catena di farmacie del Paese, Apotek Hjärtat, ha introdotto il limite di età per l’acquisto di prodotti antietà, per cui le minori di 15 anni non potranno più comprare referenze contenenti AHA, BHA, vitamina A (retinoidi) e vitamina C.

Intanto, secondo i dati di Statista, web tedesco che si occupa di ricerche e opinioni, in Italia il fatturato del mercato dei prodotti per la cura della pelle di bambini e ragazzi, nel 2024, supererà i 9 milioni di euro. Le tweens rappresentano, dunque, una clientela cruciale: i marchi di bellezza che riescono ad agganciarle adesso hanno più probabilità di fidelizzarle in futuro.

Ma utilizzare cosmetici non consoni all’età, a livello cutaneo, cosa provoca? «Nella fascia pre-adolescenziale sono predominanti dermatite atopica e acne. Una skincare errata le peggiora e non è da trascurare il rischio legato alla presenza in alcuni cosmetici di sostanze definite perturbatori endocrini», spiega la dermatologa Ilaria Proietti.


Meno è meglio

Alcuni beauty brand coscienziosi cercano però di educare le giovanissime a una cura adeguata delle pelle. Su Instagram The Ordinary, ad esempio, ha postato un contenuto dal titolo Teens, non servono 10 step, per ricordare che la pelle è un organo che si sta ancora sviluppando durante l’adolescenza, fornendo consigli direttamente dal proprio laboratorio dedicati alle ragazze che hanno appena iniziato ad approcciarsi al mondo cosmetico.

Less is more, sembra quindi essere il motto giusto per la routine di bellezza della Gen Alpha: «Iniziare a prendersi cura della pelle prima significa sicuramente prevenire una serie di esigenze successive. Ma la valutazione dell’età è cruciale. Le preadolescenti non necessitano di tanti passaggi skincare: dalla sovraesposizione a questi principi attivi potrebbero avere danni. L’uso di prodotti a base di alfa idrossiacidi o retinolo, tra gli altri, non è sicuramente indicato», spiega la dottoressa Nunzia Spanò Greco, medico estetico e psichiatra. Quali cosmetici sarebbero in linea con l’età 8-12? «Detergenti delicati, creme idratanti per pelli sensibili e protezione solare».


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