Quando la tiroide lavora a scartamento ridotto e produce i suoi ormoni in quote insufficienti, si parla di ipotiroidismo, una malattia che colpisce soprattutto le donne (ben 6 volte più dei maschi). Fortunatamente, c’è la levotiroxina, farmaco in grado di ristabilire il giusto equilibrio ormonale. Quando viene prescritta, però, sono molti gli interrogativi e i dubbi sul suo uso. Per far chiarezza, abbiamo intervistato il dottor Maurizio Bevilacqua, endocrinologo a Milano.
Che cos’è la levotiroxina?
«Un principio attivo identico al T4, ormone che la tiroide in salute produce. In passato veniva estratta dalla tiroide dei maiali, ma oggi è di sintesi: preparata in laboratorio, è un vero e proprio “clone” di quella prodotta naturalmente dalla ghiandola».
Si trova formulazioni diverse?
«Sì: in compresse, in capsule gel e in soluzione idroalcolica. Hanno tutte la stessa efficacia: una volta raggiunto l’intestino, il farmaco passa nel sangue e diventa immediatamente disponibile per attivare al meglio tutte quelle funzioni (come il rinnovamento delle cellule ossee, la frequenza del battito del cuore, la demolizione dei grassi...) che hanno bisogno dell’ormone tiroideo».
Può rendere iperattiva la tiroide?
«No, il farmaco non stimola la tiroide che, una volta perse le sue funzioni, nella stragrande maggioranza dei casi non le recupera più. Quella che si effettua con la levotiroxina è una terapia ormonale sostituiva, che quasi sempre va seguita per tutta la vita».
Può dare effetti collaterali indesiderati?
«No, a patto che il dosaggio sia quello ideale: pari a 1,1 microgrammi per chilo corporeo al giorno. Nessun allarme se magari un giorno ci si dimentica di assumere la levotiroxina: l’ormone rimane in circolo a lungo e non ci sono rischi di effetti negativi per colpa di un’occasionale dimenticanza».
Il suo uso va monitorato?
«Sì, perché se la dose quotidiana di levotiroxina è eccessiva e viene assunta per lunghi periodi può dare sintomi di ipertiroidismo: nervosismo, irritabilità, tachicardia, sudorazione e disturbi dell’alvo. Se troppo bassa, invece, potrebbe innescare astenia e stanchezza. In genere si prescrive un prelievo dopo i primi 30 giorni di cura. L’esame va poi ripetuto ogni 6 mesi».
Qual è l’orario migliore in cui assumerla?
«Di solito al mattino, ma se si sceglie la formulazione in compresse o capsule, va assunta un’ora prima della colazione: a stomaco vuoto, l’assorbimento a livello intestinale dell’ormone è ottimale. Se ci si affida alle formulazioni liquide, invece, si possono assumere anche a breve distanza dal primo pasto della giornata».
NELLE CREME ANTICELLULITE
La levotiroxina è contenuta anche in alcuni farmaci anticellulite, ma l’ormone, steso sulla pelle, ha un’azione diversa. «Numerosi studi clinici, come quelli condotti da Joshua D. Safer (uno dei più grandi esperti di tiroide a livello mondiale) hanno dimostrato che è assorbito dai tessuti sottocutanei, dove viene deiodinato, cioè convertito in T2, sostanza metabolicamente inattiva che non va in circolo e che non interferisce con il lavoro della tiroide», spiega il dottor Bevilacqua. «Svolge invece un’azione locale, con effetti specifici sulle disfunzioni alla base della cellulite: indurre una combustione dei grassi che riduce lo spessore del pannicolo adiposo e dei noduli sottocutanei e regolarizzare l’eccessiva produzione di fibre collagene che, sclerotizzate, inglobano gli adipociti. Per questo, possono essere usati in tutta sicurezza», assicura l’esperto.
Articolo pubblicato sul n° 16 di Starbene, in edicola dal 3 aprile 2018