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Forfora: perché viene e come si combatte

Molto più di un semplice inestetismo, la forfora si accompagna spesso a prurito. L’esperta ci spiega le cause del problema, perché è importante riportare in equilibrio il cuoio capelluto e cosa fare a seconda che sia secca o grassa



La forfora è un disturbo fastidioso che colpisce il 35 per cento della popolazione e che spesso si accompagna a prurito del cuoio capelluto. Le squame bianco-giallastre che si staccano dal cuoio capelluto, e che non sono altro che cellule epidermiche morte, si depositano lungo il fusto capillare dando alle chiome un aspetto “polveroso” e opaco e creando momenti di disagio piscologico nelle relazioni sociali. Quali sono le cause del problema e come frenare la produzione della forfora? Ce lo spiega la dottoressa Norma Cameli, responsabile della Dermatologia Correttiva dell’Istituto Dermatologico San Gallicano di Roma.


Le cause della forfora

«La forfora è dovuta a un’infiammazione del cuoio capelluto, il “terreno biologico” nel quale affondano le radici dei capelli», spiega la dottoressa Norma Cameli. «L’infiammazione è indotta da un fungo saprofita che fa parte della flora cutanea ma che, in determinate condizioni, prolifera in maniera incontrollata o puà essere preso frequentando palestre, bagni e piscine. Il suo nome? Pityrosporum ovale o Malassezia furfur.

Altri fattori aggravanti sono: lo stress, l’eccessiva produzione di sebo dovuta a una cute costituzionalmente seborroica, le alterazioni di tipo ormonale, il tabagismo e il consumo di alcol. È quindi bene evitare il “fai-da-te” e farsi visitare da un dermatologo che, ispezionando accuratamente la testa, può inquadrare il problema e capire se si tratta di forfora secca o grassa. Nel primo caso le squame sono molto piccole e si ha un diffuso prurito che spinge a grattarsi nervosamente, nel secondo caso si formano squame più grandi, il prurito è meno accentuato ma i capelli sono molto untuosi».


La prima regola è purificare 

Molte persone pensano che la forfora sia un problema che dipenda dai capelli, quando invece occorre curarsi a monte, a livello del cuoio capelluto che si trova in disequilibrio, “soffocato” da migliaia di piccole squame. Il nuovo approccio terapeutico prevede, quindi, la sinergia tra skincare e haircare, non limitandosi a utilizzare shampoo specifici ma cercando di riportare in equilibrio la cute del cuoio capelluto. Per fare ciò, il primo gesto di attenzione (indipendentemente dal tipo di forfora) è utilizzare i cosiddetti “purifing scalp”, detergenti in gel o morbida crema granulare che esfoliano delicatamente il cuoio capelluto rimuovendo il tappeto di cellule morte.

Svolgono cioè una profonda azione dermopurificante analoga a quella svolta da scrub, peeling e gommage formulati per la pelle del corpo e del viso. In farmacia, erboristeria e profumeria puoi trovare diversi prodotti, che facilitano la rimozione della forfora. «I più efficaci sono a base di sostanze naturali quali l’olio essenziale di melaleuca alternifolia (nota come albero del té) che ha un’azione antisettica ad ampio spettro, poiché elimina funghi e batteri che intaccano la superficie del cuoio capelluto. Altri contengono estratti di thè verde o di canfora, dall’azione detossinante, zinco piritione (che regola la secrezione sebacea), la piroctolamina che si rivela molto utile nel trattamento delle infezioni fungine, la lattamide (derivata dall’acido lattico, esfolia dolcemente e ha un effetto cheratolitico) e il disolfuro di selenio micronizzato: oltre a eliminare le antiestetiche squamette, aiuta a riequilibrare la flora cutanea», suggerisce la dottoressa Norma Cameli.

«Se la forfora è molto abbondante, si possono fare anche degli impacchi a base di acqua tiepida e fanghi marini (come i fanghi del Mar Morto) e prodotti in busta monodose già pronti per l’uso, come quelli con microparticelle di origine vulcanica. Il rituale di pulizia profonda va svolto non più di due volte alla settimana, altrimenti risulta troppo aggressivo. Il prodotto o l’impacco va tenuto in posa per 15 minuti, massaggiando bene con i polpastrelli per rimuovere ogni traccia di forfora e poi sciacquato abbondantemente». Nei casi lievi bastano queste attenzioni a eliminare il problema, altre volte, invece, occorre un approccio più mirato a combattere il tipo di forfora di cui si soffre.


Se hai la forfora secca

Le cause della forfora secca, che si manifesta con squamette grandi 2-4 millimetri non sono ancora del tutto chiarite, ma si è visto che è spesso associata alla presenza della Malassenzia furfur. Questo fungo provoca irritazione del cuoio capelluto, prurito, desquamazione e, se non debellato a dovere, può portare anche alla caduta dei capelli. «Esistono molti shampoo e lozione tricologiche per detergere e al contempo curare l’affezione cutanea che sta alla base della forfora secca», spiega la dottoressa Cameli.

«Gli attivi più efficaci sono il tea tre oil, la peonia che ha proprietà lenitive, antinfiammatorie e antiossidanti, la cappuccina, che idrata e disinfiamma e l’olio essenziale di geranio. Quest’ultimo può essere usato anche da solo, diluendo quattro gocce nella dose di shampoo abitualmente utilizzata per lavare i capelli.

Tra le novità cosmetologiche vi sono anche shampoo, balsami, fiale e lozioni antiforfora arricchiti di probiotici, microincapsulati con una tecnologia brevettata: servono a riequilibrare il microbiota cutaneo che, in caso, di forfora secca, è sicuramente alterato».

Se poi il fastidio non dovesse attenuarsi il dermatologo potrà prescrivere specifici detergenti con antimicotici per viso, corpo e capelli o anche, nei casi più gravi, degli antimicotici per bocca. Vanno assunti a dosaggio pieno per due settimane, per arrestare la proliferazione del fungo, e poi va proseguita una cura di mantenimento con un’assunzione settimanale.


Se hai la forfora grassa

In questo caso la forfora si manifesta con squame non bianche ma giallognole, grandi circa otto millimetri, che rimangono adese al cuoio capelluto staccandosi con minore facilità rispetto alla versione dry. «Più ancora della forfora secca, le squame grasse e untuose sono la manifestazione della dermatite seborroica, un’infiammazione ad andamento cronico-recidivante che interessa le zone ricche di ghiandole sebacee come, appunto, il cuoio capelluto», spiega la dottoressa Cameli.

«Si ha quindi un’alterazione qualitativa e quantitativa della produzione di sebo perché la Malassenzia metabolizza i trigliceridi presenti sul cuoio capelluto trasformandoli in acidi grassi. La funzione di barriera della pelle viene alterata e si ha un’iperproliferazione dei cheratinociti, le cellule dello strato superficiale della cute. Da qui la cute iperseborroica, l’untuosità, la pesantezza dei capelli e le odiate squame grasse».

Come trattarla in maniera energica ma delicata? Oltre ai peeling purificanti da usare sue volte alla settimana, vanno prescritti shampoo medicati che vanno oltre la detersione perchè contengono principi attivi ad azione antimicotica, come il fluconazolo e il ketoconazolo. «Anche molte piante vantano proprietà seboregolatrici, aiutando a “sgrassare” il cuoio capelluto: la lavanda, il té verde, la bardana, il mirto e l’estratto di curbicia vantano un’azione astringente e alcuni fitoterapici, come la lavanda, possono essere usati anche sotto forma di olio essenziale da aggiungere allo shampoo.

«Va poi detto che la forfora grassa, che in alcuni momenti si attenua spontaneamente per poi ripresentarsi nei momenti di stress psicofisici, risente molto dei comportamenti individuali», aggiunge la dottoressa Cameli. «Ad esempio, chi ne soffre deve evitare di asciugare i capelli con la piastra o con il phon molto caldo: fluidificando le secrezioni sebacee rendono i capelli ancora più untuosi. Vietato anche continuare a toccare le chiome, pettinarle o strigliarle con spazzole dure: tutti gesti che aggravano il problema. Stesso dicasi per il casco da moto: occludendo lo sbocco delle ghiandole sebacee, appesantisce le chiome e, nei soggetti predisposti, favorisce la formazione di forfora grassa»

giugno 2021

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