di Giorgio Sassi
Si ottiene facendo passare rapidamente acqua calda sotto pressione attraverso una piccola dose di prodotto macinato e leggermente pressato, così da estrarne l’aroma e il sapore. Il caffè in capsule è un concentrato di piacere che, per dare la massima soddisfazione, deve rispondere a precisi requisiti: la qualità della materia prima, il giusto grado di umidità, la macinazione perfetta, la confezione ermetica, con un occhio anche alla sostenibilità e al prezzo.
Una iniezione di sprint
«Sono lontani i tempi in cui il medico, a conclusione della visita di routine, ripeteva come un mantra: “si ricordi, niente alcol, niente sigarette e poco caffè”», esordisce la nostra nutrizionista, la dottoressa Diana Scatozza. «Oggi si sa che le sue virtù sono molte: la caffeina migliora i tempi di reazione e le capacità di memorizzazione, svolgendo un’azione positiva anche sul meccanismo della visione. In più, il caffè contiene antiossidanti, aumenta la diuresi, ha un’azione stimolante sul cuore, favorisce la secrezione gastrica e la funzionalità intestinale ed è utile contro il mal di testa, grazie alla sua azione vaso costrittiva». L
e controindicazioni sono davvero poche: «È sconsigliato per chi soffre di gastrite o ulcera e per chi, ipersensibile alla caffeina, accusa tachicardia e agitazione dopo averlo bevuto; in questi casi si può optare per il decaffeinato», prosegue l’esperta. «Nel caso dell’espresso in capsule va detto comunque che, a prevalere sugli effetti, è soprattutto il piacere degli aromi: il breve contatto dell’acqua con il caffè macinato limita infatti l’estrazione della caffeina rispetto a quanto succede per esempio con la moka. Inoltre, se lo vogliamo sì aromatico ma più leggero, possiamo scegliere la varietà Arabica che è meno stimolante della varietà Robusta».
Un occhio al materiale
Per il nostro test abbiamo preso in considerazione capsule compatibili con due tra i sistemi più utilizzati: Nespresso e Lavazza “a modo mio”, preparandoli con macchine originali degli stessi brand. «In entrambi i casi le cialde monodose sono costituite da un corpo che contiene il caffè macinato, chiuso ermeticamente da una copertura in foglio metallico. I materiali utilizzati per le capsule possono però differire e sono stati oggetto di valutazione perché, dati gli enormi volumi di consumo, lo smaltimento può creare importanti problemi ambientali», spiega il nostro tecnologo alimentare, il dottor Giorgio Donegani.
«Perciò, ho preferito le capsule in materiale compostabile, che si raccolgono nell’umido, e quelle interamente in alluminio che sono più leggere e che si possono riciclare portandole alle apposite isole ecologiche; mentre ho penalizzato quelle in plastica da gettare nella raccolta indifferenziata. Ho considerato anche la quantità d’imballaggio, premiando i prodotti che non presentano le capsule ulteriormente chiuse, una ad una, nel materiale plastico».
La prova dell’assaggio
«È il piacere che ci regala il primo sorso, la molla che ci fa decidere per un prodotto o per un altro», afferma il tecnologo. «Non c’è nulla di più soggettivo, certo ma, detto questo, esistono comunque dei criteri di massima, condivisi dagli esperti, che abbiamo seguito per giudicare i nostri campioni, assaggiati tutti senza zucchero, per apprezzare al meglio ogni caratteristica di gusto e aroma».
Prima di tutto, uno sguardo alla crema in superficie: «Deve essere color nocciola, senza tendere troppo al marrone scuro (indice di un caffè bruciato) e nemmeno a un beige troppo chiaro (denota il poco cotto). Quanto alla consistenza della crema, deve essere densa, compatta e persistente (lo zucchero, se aggiunto, dovrebbe scendere lentamente e la crema ricomporsi anche dopo aver rimescolato il caffè)».
Per quanto riguarda l’aroma, «lo si valuta avvicinando il naso alla tazzina e agitando leggermente la crema con il cucchiaino», prosegue Donegani. «Deve essere pieno, giustamente intenso, ricco e complesso; eventuali note di cioccolato, caramello, vaniglia, frutta secca sono attributi positivi, mentre sicuri difetti sono un sentore di bruciato, di gomma o terroso…. In bocca poi l’espresso non deve essere acquoso, ma corposo per la presenza di emulsioni oleose, mentre il sapore può avere un’impronta leggerissimamente acidula, oppure dolce, che rimanda al miele o al cioccolato. L’amaro è piacevole quando lascia in bocca una sensazione come di zucchero caramellato, mentre un’eccessiva acidità o un amaro troppo pronunciato sono attributi negativi. Infine, un buon caffè regala a lungo sensazioni gustative piacevoli».
Ma quanto costano?
«La scelta di utilizzare le capsule comporta una maggior spesa rispetto al caffè macinato per la moka, compensata però dalle particolari prerogative del prodotto e dalla velocità e facilità di preparazione», sottolinea il tecnologo. «Per quanto riguarda i campioni testati, il prezzo più basso per un espresso in capsula è di 20 centesimi, mentre all’opposto una tazzina del più costoso arriva a 43 centesimi. Una differenza della quale ho tenuto conto nella valutazione, considerando che il maggior costo deriva spesso dalla miglior qualità e dalla cura per il rispetto dell’ambiente».
I nostri Lab tester: Dott. Giorgio Donegani, tecnologo alimentare a Milano; Dott.ssa Diana Scatozza, specialista in scienza
dell’alimentazione a Milano.
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