La coppia oggi? Per molti è senza sesso



di Lucia Corna

Il sesso ci circonda, ma ce n’è sempre meno tra le lenzuola. Secondo le statistiche più recenti, le coppie che vivono senza sesso aumentano. Sono addirittura il 30%, stando all’Associazione matrimonialisti italiani, e la Corte di Cassazione ritiene che la mancanza di eros causi almeno il 20% delle separazioni. «Le coppie bianche sublimano la  essualità nell’affettività. Molto uniti e solidali, visti dall’esterno i partner sembrano incarnare il rapporto perfetto», commenta la sessuologa Francesca Romana Tiberi. Per capire meglio, ecco le storie di tre coppie che fanno a meno del sesso con serenità.

1 . Il bello della nostra storia è un segreto solo nostro
Sono spostato con Lucrezia da 10 anni e non abbiamo mai fatto l’amore. Siamo quella che si definisce una coppia bianca. Ci siamo conosciuti nel 2004 e mi è stato subito chiaro che lei era quella “giusta”, ma allo stesso tempo ho sentito in me l’impossibilità di confondere i nostri corpi nel sesso, di dare spazio al piacere. All’epoca avevo quasi 30 anni e diverse storie alle spalle. Relazioni di breve durata in cui ho sempre avuto un rapporto non lineare con il sesso. A volte mi dicevo che la difficoltà a creare il contatto non dipendeva del tutto da me, che la donna giusta avrebbe risolto. E quando ne ho parlato a Lucrezia è stato effettivamente così, ma non nel modo che mi aspettavo. Mi ha serenamente comunicato che a conquistarla era la mia sensibilità timida, il mio essere così incerto: il sesso non le interessava. Da allora non ne abbiamo mai più parlato e credo che la bellezza della nostra storia sia dovuta a questo nostro segreto. Nessuno sa né sospetta niente. Io non hodesideri diversi, la relazione mi va bene così. E per i figli? Stiamo pensando all’adozione»

Carlo 42 anni

Il commento della sessuologa
«Molto spesso nelle coppie bianche non c’è che l’incontro tra due persone problematiche che si “trovano” e, poiché entrambe vivono male l’eros o non ne sono interessate, decidono di metterlo da parte», osserva la dottoressa Tiberi. «Qui però mi sembra che Lucrezia sia quella che ha subito di più la scelta e rischia di essere una bomba a orologeria per la coppia, perché, se un giorno lei non dovesse reggere più questo equilibrio, tutto salterebbe. Dovrebbero confrontarsi con uno specialista per verificare la serenità di entrambi, soprattutto prima di considerare l’adozione».

2. dopo la paura solo le coccole
Due anni fa mi hanno asportato un seno a causa  di un carcinoma. La diagnosi, l’intervento, la chemioterapia. Per me, ma anche per Cesare, è stato come entrare in un tunnel. E adesso che i controlli sono andati bene e mi sento più serena, la gioia è tale che non aver più fatto l’amore da allora non è un problema. Da quando “ho saputo” non sono più riuscita a farmi sfiorare, e dopo l’intervento figuriamoci... Mi tolgo il reggiseno nella doccia per non vedermi riflessa nello specchio. Ma se il tumore ci ha allontanati fisicamente, allo stesso tempo ci ha avvicinati emotivamente. Affrontare insieme la paura della malattia e della morte ci ha uniti più che mai. Nel suo starmi vicino, negli abbracci, in certe parole, c’è molto più amore di quanto non ce ne sia mai stato mentre l’amore lo “facevamo”. E allora perché dovrei rimpiangere il sesso? Non dico che sia normale, che sarà così per sempre. So che dovremo recuperare un’intimità fisica e sono io quella che dovrà, per prima, superare un blocco con la propria immagine. Magari tra un po’ valuterò se fare una mastoplastica e qualcosa succederà. Nel frattempo cigodiamo gli abbracci».

Claudia, 38 anni

Il commento della sessuologa
«Dopo un tumore al seno, la sessualità va spesso in crisi», osserva Tiberi. Tanto che il 23% delle donne che ha avuto una mastectomia si separa. «Qui è evidente la sublimazione dell’eros nell’affettività e nella gioia di avercela fatta. È come se, per entrambi, di fronte alla guarigione il sesso fosse un dettaglio. Così hanno imparato a non darsi per scontati e a comunicare meglio. Ma è un momento destinato a finire: dovranno ritrovare un equilibrio che rimetta entrambi sullo stesso piano».

3 .Non c’è nulla di scontato
Non è che io e mio marito non lo facciamo proprio più. È che ormai accade davvero di rado, forse5-6 volte all’anno. Stiamo insieme da poco più di 6 anni e il colmo è che a unirci, all’inizio, è stato proprio il sesso. Poi è arrivata la bambina e tra stanchezza e routine la passione si è insabbiata. La verità è che non ne soffro poi così tanto: fare l’amore mi piace, ma il fatto che accada di rado lo rende più speciale. Sono una persona che detesta la routine. Nelle mie storie precedenti, più “accese” eroticamente, farlo spesso me lo rendeva noioso. Adesso invece, con Francesco, ha più un sapore di inatteso, meno automatico, che non mi dà quell’impressione di conoscere già tutto, di sapere quale sarà la sua o la mia prossima mossa. A volte è lui a prendere l’iniziativa, a volte sono io, magari preparandomi prima: vado a comprare della nuova lingerie, o un sex toy da sperimentare. A lui piacciono le novità e, anzi, credo che questo mio essere così aperta lo abbia conquistato. Quindi perché dovremmo preoccuparci? Alla fine lo facciamo pochissimo, ma il nostro approccio è puntare alla qualità».

Laura, 48 anni

Il commento della sessuologa
«Quella di Laura non è una vera e propria scelta, ma un accomodamento dovuto alla nascita della bambina. Per quanto vissuto positivamente, comporta la rinuncia a una forma di comunicazione essenziale per i partner», commenta Francesca Romana Tiberi. «Va bene puntare alla qualità, ma il sesso non è un lusso, è un’esigenza. Sarebbe interessante verificare chi in realtà, tra loro due, ha deciso di rinunciarci per primo e perché».

Né etero né gay. La parola è asexual
Anno 2001: in California David Jay, classe 1982, crea Aven, la Asexual Visibility and Education Network. Si tratta di un movimento che sostiene una terza via nell’orientamento sessuale: oltre a etero e gay, asexual. «Il mondo in cui viviamo ci spinge a focalizzarci sul sesso, ma si può avere una vita normale e felice anche senza», sostiene Jay, seguito da altri intellettuali come Jean-Philippe de Tonnac, autore di La rivoluzione asessuale e David Fontaine con il suo No Sex last year, la vie sans sexe. Molti di loro sono convinti che l’ossessione sessuale generi dipendenze psicologiche e sociali. Dalla community italiana di Aven (circa 2000 iscritti che si confrontano nel forum asexuality.org/it) precisano che «l’asessualità non è una scelta: significa semplicemente non provare attrazione sessuale». Una tesi confermata da un recente studio della canadese Brock University, secondo il quale questa “indifferenza”  sarebbe causata da un gene presente nello 0,5% circa degli esseri umani.

Articolo pubblicato sul n.22 di Starbene dl 19/05/2015 ora in edicola

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