di Giorgio Sassi
L’idea in effetti è affascinante: poter assaporare il piacere e la freschezza di una buona birra senza paura di ingrassare e potendo persino mettersi alla guida subito dopo. Per chi ama questa bevanda sembrerebbe l’avverarsi di un sogno, ma la domanda sorge spontanea: come si può ottenere una buona birra privandola di una delle sue componenti essenziali? C’è da dire che il processo di fabbricazione delle birre analcoliche è molto migliorato nel tempo e prevede diverse metodiche, con risultati a volte sorprendenti.
Per esempio, si può operare preparando mosti particolari, poveri di zuccheri (è da questi che si forma l’alcol), e fermentandoli con lieviti che tendono a produrre poco alcol insieme ad altri che comunque lo degradano. Oppure, ed è la tecnica più usata, si prepara la birra in modo normale e poi le si sottrae l’alcol usando tecnologie molto avanzate. Con questo sistema, durante la sottrazione dell’alcol vengono solitamente allontanate anche altre sostanze importanti per il sapore, per cui si provvede a recuperarle e reintegrarle nella birra per riportarla a un gusto ottimale.
Ecco come scegliere le migliori birre analcoliche.
Attenzione all’alcol e alle calorie
«Nella scelta, ci sono comunque diversi elementi a cui fare attenzione», avverte la dottoressa Diana Scatozza. «Prima di tutto la denominazione di birra analcolica non deve farci credere che sia sempre completamente priva di alcol. Secondo la legge italiana, infatti, una bevanda si considera analcolica quando non contiene più dell’1,2% di alcol. Significa che, per esempio, una birra con lo 0,4% di alcol è comunque vendibile come analcolica».
È importante tenerne conto se si è in stato di gravidanza o si vuole comunque evitare del tutto l’alcol (per esempio per motivi religiosi). Inoltre, a dare calorie nella birra non c’è solo l’alcol, ma anche i carboidrati, così che l’apporto calorico dei diversi prodotti può differire molto, anche se rimane sempre più basso di quello della birra normale.
«Dato il tipo di bevanda, nelle mie valutazioni ho premiato le birre veramente con zero alcol, o comunque con la quantità più bassa, e quelle meno caloriche», puntualizza Scatozza.
Leggiamo l’etichetta
«È ovvio che chi sceglie una birra analcolica lo fa con il preciso scopo di non assumere alcol», esordisce il nostro tecnologo alimentare Giorgio Donegani. «Perciò, sia che si tratti di birra in bottiglia sia che la si acquisti in lattina, la prima cosa che conviene fare è accertarsi della quantità di alcol presente. Tra i prodotti testati, alcuni sono effettivamente privi di alcol e, per questa ragione, ne ho tenuto conto positivamente nella valutazione.
Analizzando gli ingredienti ho premiato le birre con la composizione più naturale e fedele alla ricetta semplice e tradizionale, costituite soltanto da acqua, malto (d’orzo o di altri cereali) e luppolo. Alcuni prodotti contengono in più sciroppo di glucosio, acidificanti e aromi, non sempre specificamente naturali, il che ha pesato negativamente sul giudizio globale».
Alla vista e all’olfatto
«Ho utilizzato calici a tulipano per apprezzare al meglio gli aspetti visivi, olfattivi, e gustativi», spiega ancora Donegani. «Ho premiato le birre con schiuma spessa e persistente, di colore assimilabile alle lager: bionde, limpide con evidente effervescenza. Le birre troppo pallide, con la schiuma evanescente, hanno ottenuto punteggi più bassi».
Il profumo è un altro elemento importante. «Ho considerato la vicinanza delle sensazioni a quelle classiche della birra alcolica», prosegue il nostro esperto. «In alcuni prodotti addizionati di aromi, sono percepibili sentori artificiali di fragola o di “caramella” che non valorizzano il prodotto, mentre altre birre si avvicinano effettivamente alle note caratteristiche della birra classica per eccellenza».
Le sensazioni in bocca
È inevitabile che la mancanza dell’alcol si faccia sentire, col rischio di percepire la birra come acquosa e slavata. In molti casi la vivacità dell’effervescenza riesce a mitigare la sensazione di scarsa corposità, ma contano molto anche le note gustative. «A questo proposito, alcune birre fanno sentire nel gusto note aromatiche artificiose, in genere di frutta, che ricordano quelle di alcune bibite industriali e che non aggiungono valore al prodotto», commenta Donegani.
«In una delle birre assaggiate, invece, si avvertiva troppo l’amaro del luppolo, ottenendo però un prodotto lontano dal gusto comune, adatto per gli appassionati di birre Ipa. Ho premiato le birre analcoliche più corpose e dal sapore naturale ed equilibrato, molto simile a quello della birra, per come generalmente siamo abituati a concepirla».
E il prezzo? «C’è da rimanere stupiti di fronte al prezzo di alcune birre analcoliche», conclude Giorgio Donegani. «Si va da più di 7 € al litro sino a meno di un euro per le più economiche. La maggior parte, però, si attesta intorno ai 2-3 € al litro ed è in questa fascia di prezzo medio che abbiamo individuato i prodotti più interessanti da testare».
LE MIGLIORI 4 BIRRE ANALCOLICHE
I nostri Lab tester: Dott. Giorgio Donegani, Tecnologo alimentare a Milano; Dott.ssa Diana Scatozza, Specialista in scienza dell'alimentazione a Milano.
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Articolo pubblicato sul n. 4 di Starbene in edicola e nella app dal 16 marzo 2021