Sono leggeri, multifunzione (idratano quasi quanto una crema) e facili da spalmare: i self tan di nuova generazione regalano in poche ore una bella tinta dorata, ma per un risultato perfetto richiedono qualche accortezza nell’applicazione.
Ci spiega tutto la cosmetologa Alessandra Vasselli dell’Aideco (Associazione italiana dermatologia e cosmetologia).
PUOI ABBINARLI AGLI “ATTIVATORI”
«Gli autoabbronzanti sono cosmetici contenenti diidrossiacetone (Dha) o eritrulosio, un derivato dello zucchero, che reagiscono con gli aminoacidi della cheratina colorando la pelle in tonalità che vanno dal dorato al bruno», spiega l’esperta. «Quella che regalano non è una vera abbronzatura: possiamo paragonarli a un make up a lunga durata».
Poiché non coinvolgono la produzione di melanina (quella che crea la tintarella “vera”), questi prodotti non preparano la pelle al sole, non la difendono e quindi se ti vuoi esporre devi sempre utilizzare una protezione adeguata. «Un vantaggio però lo danno comunque: se ami avere un bel colorito ambrato per raggiungerlo dovrai esporti per meno tempo perché hai già una buona base, sia pure “finta”», osserva la cosmetologa.
Insieme all’autoabbronzante puoi utilizzare anche un attivatore/acceleratore dell’abbronzatura. «Questi ultimi, a differenza degli autoabbronzanti, contengono derivati della tirosina (come l’acetil tirosina) che attraverso l’azione dei raggi Uv stimolano la produzione di melanina, rendendo più veloce il processo dell’abbronzatura. Gli intensificatori hanno, quindi, bisogno del sole per attivarsi: per loro natura riducono i tempi di esposizione di chi vuole scurirsi presto e aiutano a prevenire i danni (arrossamenti e scottature). Sono perfetti anche dopo la spiaggia o al rientro in città per mantenere il livello di melanina allo stato ottimale, fissare e prolungare l’abbronzatura. Anche in questo caso, però, devi prestare attenzione e scegliere un prodotto con un filtro solare».
PRIMA FAI UNO SCRUB
Fino a qualche anno fa gli autoabbronzanti erano delle lozioni dall’odore sgradevole. «La reazione dei composti chimici a contatto con la cheratina può lasciare un aroma particolare, che comunque scompare presto, e nei prodotti nuovi in pratica non esiste», commenta la cosmetologa.
Lo step indispensabile prima dell’applicazione è sempre un leggero scrub, che elimina le cellule morte e permette al prodotto di agire al meglio. «Tieni l’esfoliante a portata di mano anche per correggere eventuali errori nell’applicazione», consiglia la dottoressa Vasselli. «Se, per esempio, risulti troppo scura sulle ginocchia o sui gomiti, una passata di scrub potrà accelerare il distacco delle cellule colorate. In alternativa puoi strofinare la cute con succo di limone e bicarbonato».
Gli errori, però, è meglio prevenirli scegliendo la modalità di applicazione più adatta a te. «Le salviette sono pratiche e già dosate, ideali se hai poca manualità o se sei in viaggio; la crema, il gel e lo spray vanno applicati con mano più leggera sulle zone critiche come ginocchia e piedi, più spigolose, “rugose” e a rischio macchie. Le gocce sono veloci ma si rischia di esagerare. Una buona idea può essere quella di miscelarle alla crema idratante, così ottieni due risultati con un solo gesto: pelle morbida e colorata». Qualunque formulazione scegli, non dimenticarti di lavare bene le mani dopo l’applicazione, strofinando con uno spazzolino le unghie.
Per ottenere un colore perfetto inizia con due applicazioni a distanza di qualche ora, per esempio la mattina e la sera (fai asciugare bene il cosmetico prima di rivestirti), mentre per mantenere la tinta puoi ripassare il prodotto ogni due-tre giorni. Il naturale sfaldamento delle cellule epidermiche (anche in seguito alle docce quotidiane), infatti, tende a farla sbiadire.
«Se vuoi mettere l’autoabbronzante anche sul viso, infine, ricorda che la pelle deve essere impeccabile e non oleosa (il prodotto non agirebbe al meglio). Usa la mano leggera, distribuendo bene il prodotto anche sulle aree che si tende a trascurare come gli angoli del naso, il collo e il décolleté o la zona intorno alle orecchie, per evitare stacchi di colore».
LAMPADA UV? NO GRAZIE
Secondo un recente report pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità, chi ha frequentato un solarium almeno una volta nella vita ha il 20 % di probabilità in più di sviluppare un melanoma, il tumore che in Italia è il terzo più frequente in entrambi i sessi al di sotto dei 49 anni. Il rischio sale ancora di più se il primo utilizzo del lettino è avvenuto sotto i 35 anni.
«Uno studio dello Iarc, l’agenzia della ricerca sul cancro dell’Oms, afferma che l’esposizione a lampade abbronzanti nelle persone con età al di sotto dei 30 anni aumenta del 75 % il rischio di contrarre un melanoma», spiega Paolo Ascierto, direttore dell’Unità melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto nazionale tumori, Fondazione Pascale di Napoli. «In Italia le lampade sono vietate ai minorenni. Ma, dati alla mano, continuano a essere rischiose anche dopo i 18 anni», conclude l’esperto.
I raggi ultravioletti delle lampade sono indicati solo per la cura di alcune malattie cutanee come la psoriasi e la dermatite seborroica. In questi casi si procede, con cautela, a esposizioni brevi e molto intense, sotto la guida del medico.
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Articolo pubblicato sul n. 30 di Starbene in edicola dal 10/7/2018