Gli shampoo secchi sono polivalenti: rinfrescano, volumizzano i capelli, rendono presentabili in pochi minuti anche le chiome dall’aspetto trascurato o che non possono, per vari motivi, sottoporsi al lavaggio con acqua e detergente. Per questo lo shampoo secco sta vivendo una seconda primavera, grazie anche a formule migliorate e al passaparola.
«Sono lontani i tempi in cui si procedeva al fai da te con talco, amido di riso o farina di mais, da massaggiare sulle radici e poi spazzolare. Miglioravano un po’ la situazione, ma impolveravano i golfini, lasciavano aloni biancastri sui capelli o, peggio, “piovevano” in giro nel corso della giornata», rimarca Mirko Tagliaferri, hair stylist a Cecina (LI) e personal looker di molti personaggi dello spettacolo.
Ora, la chiave del successo sta nella polverizzazione finissima e nella sua distribuzione uniforme sul capo: che sia grazie agli erogatori o a una manualità esperta, l’obiettivo è rinfrescare le chiome sì, ma senza effetto zucchero a velo sui capelli.
«Fermo restando che, in ogni caso, lo shampoo secco non lava i capelli, si limita a rinfrescare la piega assorbendo i grassi del cuoio capelluto, rimandando di un giorno o due il lavaggio vero e proprio», sottolinea Tagliaferri.
La formula
«Cuore delle formule sono le polveri assorbenti di origine vegetale come l’amido di riso (oryza sativa starch) di mais (zea mays) o di tapioca, o di origine minerale come la zeolite o il talco, e poi eventuali attivi rinforzanti e seboregolatori come le vitamine B3 e B6, o estratti di agrumi purificanti», spiega Umberto Borellini, cosmetologo, docente presso vari atenei e autore di Tu chiamale, se vuoi, emulsioni (LSWR edizioni), dove spiega come sono fatti i cosmetici. Tutto sta nel fare arrivare le preziose “spugne” dove servono per poi eliminarle completamente (insieme al loro carico di sebo) con qualche colpo di spazzola. Ed è qui che la tecnologia fa la differenza: molte delle formule più efficaci sono sotto forma di spray o hanno un vaporizzatore speciale. Se da un lato ci fanno storcere il naso per l’uso di gas propellenti come butano e propano, dall’altro sono proprio loro a far sì che il prodotto fuoriesca come un velo impalpabile: basta ricordarsi di aprire poi le finestre perché si tratta di gas infiammabili.
«Anche la finezza delle polveri ha la sua importanza, e pure qui la micronizzazione è aiutata dalla tecnica con vari additivi e ingredienti che consentono di eliminare l’alone biancastro o, addirittura, coprire la chioma di un pizzico di colore tono su tono, per lucidarla e togliere l’effetto opaco», puntualizza il cosmetologo.
Abbiamo quindi privilegiato i prodotti con il migliore rapporto qualità-prezzo in termini di risultato a parità di ingredienti, tenendo presente che vengono poi tutti eliminati spazzolando i capelli e che quindi attivi pregiati, pur in minime quantità, hanno ben poco tempo per svolgere il loro compito.
La prova
Abbiamo usato gli shampoo secchi su chiome asciutte e non lavate da due giorni, seguendo le istruzioni delle confezioni, che in genere suggeriscono di vaporizzare a 20 cm di distanza sulle radici, dividendo i capelli a ciocche. Abbiamo atteso il tempo suggerito (in media 2 minuti) e poi abbiamo spazzolato via il tutto.
Abbiamo valutato il risultato al momento e il giorno dopo, la praticità dell’applicazione, il profumo (chi vorrebbe chiome dall’odore sgradevole?) e la chiarezza delle spiegazioni in etichetta.
Il consiglio
«Se hai i capelli molto grassi o che tendono a sporcarsi in fretta, lo shampoo secco può diventare un alleato per diradare i lavaggi ed evitare così l’effetto rebound che spesso affligge chi ha problemi di untuosità: se troppo frequenti e con detergenti aggressivi, irritano e impoveriscono il mantello idrolipidico e, per compensare, il cuoio capelluto produce ancora più sebo», dice il parrucchiere Mirko Tagliaferri.
«Anche certi tagli si giovano di questo prodotto. Per esempio, se porti la frangia, questa si sporca prima e assume un aspetto trasandato. Un po’ di shampoo secco solo quella zona permette di restare in ordine più a lungo. Se hai capelli fini e il tuo problema è il volume, con lo shampoo secco puoi sostenere le radici e usarlo addirittura per cotonare le chiome, come fanno gli hair stylist nel backstage delle sfilate. Senza contare l’aiuto che può dare questo prodotto a tutte coloro che non possono andare dal parrucchiere o non possono detergere spesso le chiome per motivi di salute o di età avanzata. Uno shampoo secco, pur non lavando i capelli in senso stretto, fa sentire subito meglio chi si vede trasandato, oltre a essere una soluzione d’emergenza in caso di conference call con il capo in questi giorni di smart working, quando spesso si lavora in abiti da casa e con chiome che non vedono il parrucchiere da parecchio».
SHAMPOO SECCHI, I MIGLIORI 4:
I nostri Lab tester: Umberto Borellini, cosmetologo; Mirko Tagliaferri, acconciatore a Cecina (LI); Laurence Donnini, giornalista; Chiara Libero, giornalista.
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Articolo pubblicato sul n. 16 di Starbene, in edicola e nella app dal 31 marzo 2020