Gli occhi brillano quando parla del suo lavoro, che gli ha segnato profondamente mani e pelle, ma gli ha donato la voglia di reagire diventando un punto di riferimento per tante donne. Michele Rinaldi, classe 1981, fa il parrucchiere da 25 anni a Senago (Milano), prima nel negozio del padre e poi per conto proprio.
A forza di maneggiare tinte e detergenti, nove anni fa i primi problemi di salute. Pruriti insistenti alle mani, gonfiori e difficoltà respiratorie: una sofferenza quotidiana che avrebbe convinto chiunque ad abbandonare quel lavoro, ma non lui.
Michele si mette a studiare le alternative vegetali e scopre che con le piante tintorie si possono donare bellissimi riflessi e colorazioni in maniera totalmente naturale. Oggi il suo salone ricorda gli scaffali di un erborista con i barattoli di piante polverizzate. E accoglie donne da ogni parte d’Italia che finalmente possono coprire i capelli bianchi senza rischiare reazioni allergiche.
Quel venerdì nero
«Un giorno di nove anni fa mi svegliai con la mano viola e gonfia. Dalle analisi del pronto soccorso risultai gravemente allergico alla parafenilendiammina, sostanza presente in tutte le tinte. Inizialmente erano le inalazione a causare forti pruriti alle mani. Con guanti e cerotti nascondevo le ferite che mi procuravo grattandomi. Poi la situazione si è aggravata e l’allergia ha iniziato a spargersi su tutto il braccio e sul viso e col tempo ha coinvolto anche i bronchi», racconta.
«I miei genitori e mia moglie mi spingevano a cambiare lavoro. Ma io non volevo e ho cercato una persona che mi desse una mano in salone. Nonostante questo, il problema è degenerato in una grave dermatite atopica e si sono aggiunte diverse allergie alimentari e un’intolleranza da contatto all’acqua».
E il calvario è solo all’inizio. Michele si rivolge a specialisti in tutta Italia e comincia la cura sperimentale di un farmaco che gli provoca una reazione violenta.
«Era un venerdì di quattro anni fa quando stetti così male da non riuscire a piegare le gambe. In più avevo tachicardia e mani e viso rovinati. Andai al pronto soccorso e quando mi ripresi decisi di smettere con i farmaci. Da quel momento ho maturato la scelta radicale di togliere completamente le tinte dal mio negozio».
La rinascita a primavera
Michele si mette a studiare le piante ed elabora un metodo di tintura naturale diventando il primo salone per capelli in Italia a eliminare completamente il chimico. Praticamente un alchimista vegetale.
«Ho scoperto che la stessa pianta ti restituisce colori diversi a seconda della temperatura dell’acqua, ed è in grado di coprire i capelli bianchi ed esaltare naturalmente i riflessi. Scelsi una data, il 21 marzo, primo giorno di primavera, e affissi alla porta del negozio un cartello in cui avvertivo che da quel momento non avrei più fatto alcun trattamento chimico».
Un atto coraggioso, anzi rivoluzionario che porta alla perdita delle clienti abituali, ma che piano piano ne fa guadagnare di nuove. La missione? Ridare colore alle donne che avevano rinunciato alle tinte per problemi allergici e trovare un metodo che non nuocesse alla salute e all’ambiente. E in effetti le reazioni allergiche si attenuano e le crisi spariscono. Poi arrivano anche i primi incontri con persone che credono nel potere delle erbe.
«Grazie a Matteo dell’azienda Phitofilos, che vendeva piante tintorie, ho scoperto che alcune danno i colori primari, altre i secondari, altre ancora i complementari. E ho elaborato un metodo che oggi insegno a tanti parrucchieri. Grazie a Marta, ex parrucchiera che cura la pagina Facebook per chi è allergico alle tinte per capelli, ogni giorno rispondo alle richieste di consigli da ogni parte d’Italia».
La soddisfazione più grande
Del resto Michele sa bene che una donna informata è in grado di scegliere la soluzione migliore per sé.
«Il mio intento non è terrorizzare, ma informare su ciò che si trova all’interno di una tinta, mostrando alternative che guardino sia alla bellezza, sia alla salute e all’ambiente. Nel mio salone arrivano soprattutto persone che hanno deciso di cambiare stile di vita in senso green, ma anche donne che hanno sofferto per via delle ustioni riportate in seguito a tinte cui erano allergiche. Queste clienti mi chiedono per prima cosa “Per favore non farmi male!”».
E la gratificazione più grande, Michele la prova guardando il sorriso e le lacrime di chi finalmente si vede bella dopo aver sofferto.
Quando devi fare il test
Contenute in tutte le tinture industriali, soprattutto quelle che danno il pigmento scuro, la parafenilendiammina e i suoi derivati possono causare reazioni allergiche. Bisogna fare attenzione ad alcuni segnali.
«Chi, dopo la tinta, nota arrossamenti, pruriti, o piccole lesioni sulla cute dovrebbe rivolgersi ad un allergologo. Il medico in questi casi consiglia il Patch test, che individua le allergie da contatto. Se si risulta positivi alla parafenilendiammina non si può fare altro che evitarne il contatto, perché non ci sono cure», spiega Filippo Fassio, medico chirurgo specialista in Allergologia e immunologia clinica a Firenze.
«Una volta che si richiede il test è bene valutare anche l’eventuale allergia al nichel, sostanza contenuta in moltissimi cosmetici e prodotti femminili, oltre che nelle tinture, e che richiede ulteriori approfondimenti».
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Articolo pubblicato sul n. 47 di Starbene in edicola dal 5 novembre 2019