di Oscar Puntel
Giornate intere passate davanti al pc, pasti consumati in fretta e nei ritagli di tempo. Corsa affannosa dopo l’ufficio per la spesa, l’auto da ritirare dal meccanico. I ritmi insostenibili della quotidianità e il poco tempo per se stessi e per la famiglia. Perfino la precarietà nel mondo del lavoro oppure la mancanza di un lavoro. Sono tutte fonti di stress. E secondo gli ultimi dati diffusi da Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione), il 97% degli italiani l’ha sperimentato almeno una volta nella sua vita. Fra il 70 e il 90% della popolazione, inoltre, non riesce a reggere i ritmi di oggi.
«Lo stress provoca insonnia, dolori allo stomaco, mal di testa, problemi dermatologici. Ma soprattutto una condizione di malessere generale. Dietro l’epidemia di ansia e depressione che registriamo nei consultori, c’è sempre lui, lo stress», spiega David Lazzari, psicologo - psicoterapeuta, direttore del servizio di psicologia dell’Azienda ospedaliera di Terni, autore del libro Bilancia il tuo stress, uscito di recente per Giunti. Come uscirne, allora? Esiste un sistema per riequilibrare la nostra vita? Ecco i consigli dell'esperto.
PRENDI COSCIENZA DEL TUO STRESS: IL TEST
Il primo step è prendere coscienza del proprio stress. E si può fare con un esperimento molto semplice. Bastano un foglio di carta e una matita. «Traccia una croce: il quadrante in alto a sinistra è quello delle richieste esterne, cioè le richieste che mi arrivano dal mondo del lavoro, dalla famiglia, dal mio ambiente in generale. Quello immediatamente sotto riguarda le richieste interne, ovvero le aspettative, i bisogni che ciascuno di noi si porta dietro. Nella parte destra, in alto, ci sono le risorse esterne: gli altri, le relazioni sociali, i supporti su cui possiamo puntare; sotto le risorse interne, le energie personali, quelle che ho a disposizione per affrontare una determinata situazione. A questo punto, bisogna dare un punteggio da uno a 10 a ciascuno di questi 4 settori, pensando in generale, alla nostra vita, oppure a uno specifico aspetto, come il lavoro, le amicizie, la vita di coppia, la famiglia, le relazioni sentimentali. Ottengo così la mia “bilancia personale”. Quanto maggiore è lo squilibrio fra le richieste e le risorse, tanto più è alto lo stress che sto vivendo», dice l'esperto.
Questo semplice test è infatti indicatore di uno “squilibrio adattativo”: vi è una difficoltà, nella persona, a trovare le risposte energetiche giuste di fronte a un determinato problema. Lo stress si può definire come energia psicofisica di risposta ai problemi che ci circondano. «Un primo punto è sicuramente quello di essere consapevoli di questi squilibri. Si tratta poi di rimodulare le “richieste” oppure le “risorse”, per arrivare a un equilibrio.
CERCA IL VERDE
Non è un caso se la risposta degli psicologi di fronte a vite martoriate da ritmi incalzanti sia quello di farsi una passeggiata o ritagliarsi un’attività fisica all’aperto. «Detta così è semplicistico. Chiaro che camminare all’aria fa bene. La ricerca del “verde” ha dietro di sé altre motivazioni: non è un semplice “staccare la spina”», puntualizza l'esperto. Andare per parchi, curare le piante, coltivarsi un orto. Perfino prendersi cura di un animale vuol dire lavorare sulle risorse esterne: la natura.
«Chi vive situazioni di stress perde completamente contatto con i ritmi del suo corpo. La natura, invece, è puntellata da un ritmo. Lo stress altera i bioritmi, la necessità del cibo, l’alternanza della veglia e del sonno. Dedicarsi ad attività “verdi” vuol dire riconquistare questi ritmi, perché la natura ne è scandita. La sua sequenzialità ci aiuta a “riallineare” la nostra vita a un ritmo che avevamo perso».
CONCENTRATI SULLE MOTIVAZIONI "BUONE"
Possiamo lavorare anche dentro di noi. Come? Motivandoci. «Se devo fare una cosa pensando che non la voglio fare, ma sono costretto a farla, entro in uno stato di “distress", cioè di stress negativo. E a quella condizione associo un'emozione negativa. Ma se faccio una cosa e mi piace farla, e quella mi procura piacere e soddisfazione, allora vivo una condizione di “eustress”, cioè stress buono.
Consapevoli di questo, cerchiamo di motivarci, questo cambierà la prospettiva: trovare l’aspetto positivo anche nelle consegne noiose da eseguire, auto-motivarsi, può spostare la situazione da una condizione di distress a una condizione di eustress. Basta una piccola ricompensa personale, un piccolo premio che ci gratifica, perché un problema che eravamo abituati a vedere come “insormontabile” venga affrontato e in futuro risolto con facilità e sicurezza», precisa David Lazzari.
marzo 2017
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