La felicità e il buonumore sono importanti non solo nella vita quotidiana, sono stati persino riconosciuti come diritti dall’Onu, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, che con una risoluzione del 2012 ha voluto istituire una Giornata internazionale della felicità.
L’International Day of Happiness, che ricorre ogni anno il 20 marzo, ci ricorda quanto la condizione psicofisica possa fare la differenza. Ma come si può essere più felici? Se gli eventi che accadono non sono sempre frutto di nostre decisioni, chiunque può comunque provare ad aumentare la propria felicità, con piccoli gesti, azioni che concorrono al benessere o cibi che stimolano la produzione di speciali ormoni. Ecco quali sono e come agiscono sull’organismo e sulla mente.
La serotonina o “ormone della felicità”
La serotonina è forse il più noto tra i cosiddetti ormoni, anche se in realtà si tratta di un neurotrasmettitore, cioè una sostanza prodotta in modo naturale dall’organismo, che trasmette alcuni messaggi da una parte all’altra del corpo o da un organo all’altro, mente compresa.
«La serotonina è considerata “l’ormone della felicità”, perché riequilibra il tono dell’umore in senso positivo. La serotonina è prodotta da nuclei cerebrali, ma non ha a che fare soltanto con il sistema nervoso centrale, quindi il cervello, bensì anche con quello periferico. Per esempio, la digestione di alcuni cibi ne stimola la produzione», spiega Anna Colao, presidente della SIE, la Società italiana di Endocrinologia.
Come aumentare la serotonina: i cibi e le attività
Quali sono, quindi, gli alimenti che aiutano il buonumore? «Sono i cosiddetti comfort food, i cibi che danno conforto, come la cioccolata e il caffè, ma vanno aggiunti anche alcuni alimenti esotici come mango, papaya, ananas e formaggi molto stagionati. Il motivo sta nel fatto che contengono sostanze che sono precursori di ciò che viene utilizzato per produrre serotonina, quindi ne facilitano il rilascio partendo dal tratto digestivo» spiega l’esperta. Che aggiunge: «La serotonina viene rilasciata anche dopo un rapporto sessuale, nella fase post coitale, ed è quella che dà la sensazione di appagamento e rilassamento dopo l’eccitazione».
Dopamina, che effetto fa?
Da molti la dopamina viene definita come “ormone dell’euforia” o “della gratificazione”, perché è quella che viene stimolata, ad esempio, dopo aver ricevuto un “like” sui social oppure, nel gioco o nelle scommesse, quando si è spinti a continuare nella speranza di raggiungere una vittoria.
«In realtà è un ormone più depressogeno, nel senso che a volte viene utilizzato per calmare proprio con chi è in preda all’eccitamento eccessivo», spiega Colao. «La sua azione, infatti, è quella di calmare il tono dell’umore, dando maggiore serenità. In questo caso, però, non ci sono cibi che possano accrescerla se non azioni: si tratta di quelle che in passato ci hanno dato sensazioni positive e che, per via dell’effetto ricompensa, siamo portati a replicare per rivivere quello stesso stato d’animo positivo».
«La dopamina è prodotta, ad esempio, quando abbiamo performance sportive o fisiche, comprese quelle “amorose”: a differenza della serotonina, che è rilasciata nella fase post amplesso, la dopamina è presente in quella precedente», dice l’endocrinologa.
Ossitocina, l’ormone dell’amore
«L'ossitocina è un ormone vero e proprio, non un neurotrasmettitore. È prodotto da neuroni specifici ed è noto anche come “ormone della maternità”, perché non solo contribuisce alla contrazione dell’utero durante il parto, ma è quello che la madre prova nei confronti del neonato ed è stimolata in particolare con l’allattamento. È tipico della cura materna, ma c’è anche in altri mammiferi e nell’uomo», afferma Colao.
«Ad esempio, in quest’ultimo caso, è l’ormone che stimola il senso di protezione nei confronti dei figli e che, soprattutto, può intervenire nell’eiaculazione maschile. Non conosciamo molto questo ormone e sicuramente interviene anche in altre situazioni perché non è immaginabile che si limiti a queste azioni. Di conosciuta c’è però la sua influenza sull’appetito: è ciò che contribuisce al controllo del senso di fame e che a volte non ce la fa provare dopo uno sforzo importante».
A cosa servono le endorfine?
«Le endorfine sono ormoni che derivano dal “taglio” di una molecola più grande che stimola anche il cortisolo, cioè l’ormone legato allo stress», premette l’endocrinologa. Che prosegue: «Di fatto sono i nostri antidolorifici naturali, quelli prodotti quando subiamo un’aggressione, ci feriamo o proviamo comunque dolore fisico che però, grazie alla loro azione, viene quantomeno ridotto di intensità. Sono quelle che vengono prodotte, per esempio, dopo una prestazione sportiva, che danno senso di benessere nonostante la fatica. Ma non solo: le endorfine sono rilasciate ogni volta che compiamo un’azione piacevole, compresi ascoltare della musica, osservare un panorama, assistere a uno spettacolo teatrale, quindi che danno appagamento».
Gli altri ormoni: il ruolo di insulina e tiroide
In realtà esistono anche altri ormoni che possono concorrere al tono dell’umore.
«La stessa insulina, prodotta dal pancreas per ridurre la glicemia in circolo, può modificare il senso di fame e sazietà, e questo è uno dei motivi per cui lo zucchero può dare “dipendenza”», spiega ancora la presidente della SIE. «Poi ci sono anche gli ormoni tiroidei, che possono agire in senso positivo e negativo. Per esempio, in presenza di ipotiroidismo si tende a essere irascibili, depressi o assenti, mentre con l’ipertiroidismo si può diventare estremamente eccitati o persino aggressivi. Infine, non dimentichiamo gli ormoni sessuali, come gli estrogeni per le donne che in caso di riduzione possono portare a depressione e tristezza, e il testosterone per gli uomini che invece, se alto, dà senso di invincibilità».
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