Omeopatia
Omeopatia dalla A alla Z
Hans Heinrich Reckeweg: dall’omeopatia complessista all’omotossicologia
Per omotossicologia si intende la terapia degli stati intossicatori e infiammatori (ovvero di tutte quelle condizioni che determinano accumulo di tossine a livello dei tessuti) e delle loro conseguenze, esclusivamente con sostanze farmacologiche diluite, preparate con la metodica omeopatica e quindi prive di effetti collaterali e di tossicità. Questa definizione, che a prima vista può sembrare restrittiva se si considera che viene riferita a una branca dell’omeopatia molto diffusa in Italia e nel mondo, è invece la più indicata per chiarirne compiutamente obiettivi e limiti.
L’omotossicologia si è sviluppata inizialmente con gli studi condotti, negli anni trenta del Novecento, dal medico tedesco Hans Heinrich Recheweg: il suo intento era quello di usare sostanze naturali, già note per la loro attività terapeutica, in dosi piccole ma sufficienti a garantirne l’efficacia e al tempo stesso la sicurezza d’impiego.
L’omotossicologia contempla quindi l’impiego di vitamine, oligoelementi, estratti di piante, organoterapici, sostanze biochimiche fisiologiche e stimolanti immunologici, provatamente utili in terapia, alla dose minima efficace, in associazione tra loro in modo da ottenere un potenziamento sinergico dell’effetto e in preparazione omeopatica per sfruttare l’attivazione conseguente alla dinamizzazione.
In sintesi, si tratta di farmaci derivati da sostanze naturali anche complesse, diluiti, dinamizzati e associati tra loro.