Già a partire dai 30 anni, la muscolatura subisce una serie di cambiamenti che portano a una lenta e progressiva riduzione di massa, forza e qualità: questo processo fisiologico, legato all’invecchiamento, può superare una certa soglia e diventare patologico, classificandosi come sarcopenia.
«Questo argomento è stato scarsamente considerato per molto tempo, fino a quando un gruppo di esperti ne ha tracciato le prime linee guida nel 2010, aggiornandole poi nel 2018», racconta il dottor Gianni Nucci, responsabile dell’Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia presso il Santa Rita Hospital di Montecatini Terme, Pistoia. È stato proprio l’European Working Group on Sarcopenia in Older People (EWGSOP) a fornire gli strumenti per definire e diagnosticare questa condizione patologica, che può determinare fragilità: «Quest’ultima è caratterizzata da una ridotta resistenza agli stress: il paziente perde la sua “resilienza” nei confronti di tutto quello che prima veniva affrontato piuttosto agevolmente dal corpo e dalla psiche, come un piccolo trauma, una caduta oppure un’influenza stagionale. E questo ha un impatto importante sulla qualità di vita».
Che cos’è la sarcopenia
Il termine sarcopenia, che letteralmente significa “povertà di muscolo”, fu coniato nel 1989 dal dottor Irwin H. Rosenberg, un esperto americano di nutrizione. «Questa condizione rappresenta una delle principali cause di declino fisico e psichico che, soprattutto negli anziani, può presentarsi in maniera repentina e inaspettata», evidenzia il dottor Nucci.
«La sarcopenia, infatti, innesca un circolo vizioso: per esempio, a causa di un dolore al ginocchio, il paziente si muove meno e questo riduce la sua massa muscolare, che favorisce la facile affaticabilità. A quel punto, la persona si ferma prima e il muscolo si depaupera sempre di più. Nel frattempo, riducendosi la mobilità, mancano anche le interazioni sociali e quindi si cade più facilmente in depressione, così come diventa più comune mettere su peso e quindi sviluppare diabete o altre malattie metaboliche». Riassumendo, tutto ciò che porta a muoversi di meno (da un problema ortopedico all’obesità, fino alla depressione) rischia di aprire la strada alla sarcopenia.
Quali sono le cause
Secondo alcune stime, le persone di età compresa tra 60 e 70 anni hanno perso circa il 12% della loro massa muscolare, mentre quelle con più di 80 anni possono arrivare al 30%. I motivi? «Alcuni esperti puntano il dito contro il testosterone, l’ormone responsabile della nostra tonicità, che diminuisce nel corso del tempo. Altri invece individuano la causa nelle cosiddette cellule satellite, quelle che avvolgono la fibra muscolare e intervengono nella riparazione di un eventuale danno localizzato: negli anziani, queste cellule perdono la loro capacità di “risvegliarsi” e si attivano meno», descrive l’esperto. «Ma le ragioni che stanno alla base di questa riduzione naturale della massa muscolare sono davvero tante». Logico, anche la genetica conta, ma se fin da bambini si segue uno stile di vita scorretto non si consente lo sviluppo adeguato e sostanziale della muscolatura, predisponendo il proprio corpo alla sarcopenia.
Come si manifesta la sarcopenia: i sintomi
Il primo sintomo della sarcopenia è la stanchezza persistente, senza motivi apparenti, a cui possono sommarsi cadute frequenti, instabilità posturale, vertigini e sensazione di sbandamento. «In generale, bisogna insospettirsi quando si riescono a fare sempre meno cose: si percorrono sempre meno metri, ci si alza dalla sedia meno volte, si portano pesi sempre minori.
Sarà poi compito del medico capire se questi segni clinici sono effettivamente dovuti a una sarcopenia oppure se dietro si nascondono altre condizioni, come l’esito di una pregressa ischemia o una degenerazione articolare», tiene a precisare il dottor Nucci.
Come si diagnostica: il test
«La diagnosi precoce è fondamentale, perché i sintomi della sarcopenia portano il paziente a muoversi sempre meno, peggiorando il disturbo e aumentandone la gravità». Ma come è possibile distinguere una perdita di muscolo fisiologica da quella patologica?
Al paziente viene proposto un questionario, denominato SARC-F, composto da cinque domande: “Quanto è difficile per te alzare e portare un peso di 4,5 chili?”, “Quanto è difficile per te camminare da un lato all’altro della stanza?”, “Quanto è difficile per te trasferirti da una sedia al letto?”, “Quanto è difficile per te salire dieci scalini?”, “Quante volte sei caduto nell’ultimo anno?”. Per ciascuna voce viene chiesto al paziente di valutare il livello di difficoltà percepito nello svolgimento, attribuendo un punteggio di 0 (nessuna difficoltà), 1 (poca difficoltà) o 2 (molta difficoltà o impossibilità), mentre per l’ultima domanda 0 corrisponde a nessuna caduta, 1 a 1-3 cadute, 2 a 4 o più cadute.
«Un punteggio finale maggiore o uguale a 4 su 10 è predittivo di una condizione di sarcopenia, per cui candida il paziente a intraprendere un apposito trattamento riabilitativo». Talvolta, vengono associati alcuni esami strumentali, come Tac, risonanza magnetica o Dexa (assorbimetria a raggi X a doppia energia) oppure si può sottoporre il paziente ad alcune prove, come alzarsi più volte da seduto o percorrere 400 metri in un certo lasso di tempo. «Deve essere il singolo medico a prescrivere l’iter diagnostico più idoneo al caso», tratteggia l’esperto.
Come si cura la sarcopenia
Per ogni paziente, viene studiato un apposito programma di allenamento al cammino, che va intrapreso in maniera progressiva ma costante, oppure si consigliano alcuni esercizi da svolgere con i pesi o magari altre attività gradite, come il semplice giardinaggio. «Di volta in volta, bisogna fare i conti con le preferenze della persona, in modo che l’attività fisica risulti piacevole, ma anche con le eventuali co-morbilità o problematiche fisiche che suggeriscono un tipo di esercizio piuttosto che un altro», tiene a precisare il dottor Nucci.
Alimentazione: cosa mangiare
Si è visto che nella popolazione anziana, specie se vive da sola, l’alimentazione non è completa, ma risulta carente di tutte quelle vitamine necessarie per mantenere una corretta massa muscolare o per lo meno rallentarne la perdita fisiologica.
«In aiuto viene un aumento della quota proteica, che può arrivare a 1-1,2 grammi per chilo di peso corporeo al giorno. Attenzione, però: non bisogna confondere il peso dell’alimento con i grammi di proteine che vi sono contenuti», ricorda il dottor Nucci. «Per esempio, una fetta di carne può pesare 100 grammi, ma contenere solo 30 grammi di proteine. Quindi è bene farsi seguire da un nutrizionista per ottenere un piano corretto».
La sarcopenia atipica
Esiste una forma di sarcopenia atipica che riguarda le persone che si allenano troppo, come gli ultra-maratoneti o i patiti di sport: «Il sovrallenamento innesca una sorta di “cannibalismo” muscolare», conclude Nucci, «perché i muscoli non hanno il tempo di recuperare e le loro fibre si impoveriscono. Ciò significa che anche nel movimento bisogna trovare il giusto mezzo, perché il riposo è altrettanto importante dell’esercizio».
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