Come gestire l’ipotiroidismo?

La disfunzione della tiroide costituisce uno dei più frequenti motivi di visita dal proprio medico di base



L’ipotiroidismo è un disturbo molto comune: quando il paziente si rivolge al proprio medico di base per denunciarne i sintomi dovrebbe essere indirizzato all’endocrinologo per una diagnosi definitiva e per l’impostazione della terapia, mentre il follow-up dovrebbe essere gestito dal medico di medicina generale; il ricorso all’endocrinologo poi dovrebbe verificarsi solo se l’ipotiroidismo non si risolve.

Va inoltre considerato che sono moltissimi i pazienti con ipotiroidismo che si rivolgono al web per saperne di più sulla loro patologia perché insoddisfatti di come vengono curati.


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Nonostante la gestione dell’ipotiroidismo, almeno sulla carta, sia molto semplice, la terapia con levotiroxina per supplementare la mancanza dell’ormone tiroideo non è sempre soddisfacente per il paziente: sebbene con la terapia i valori ematici rientrino nella norma infatti, molti pazienti continuano a lamentare tutta una serie di disturbi.

Proprio questa sintomatologia li spinge sia a cercare chiarimenti sul web, sia a chiedere altri consulti dall’endocrinologo o esami di controllo molto frequenti.

Nella pratica clinica, quando i valori della tiroide rientrano nella norma, i controlli vengono ripetuti una sola volta all’anno, tenendo ben presente che il giorno del prelievo bisogna presentarsi digiuni e senza aver assunto la levotiroxina, che invece va presa solo dopo aver effettuato il prelievo.

Spesso la sintomatologia dell’ipotiroidismo non scompare a fronte di esami nella norma, a causa di una scarsa aderenza alla terapia prescritta.

Il trattamento dell’ipotiroidismo prevede l’assunzione di levotiroxina a digiuno, ovvero un’ora prima della colazione. In commercio poi, recentemente sono state autorizzate delle formulazioni liquide di tiroxina che vengono rapidamente assorbite e che permettono di fare colazione dopo soli dieci minuti dall’assunzione.

Il corretto assorbimento della levotiroxina può essere compromesso anche dall’assunzione simultanea di altri farmaci.

Il medico di medicina generale in primis, deve capire che il trattamento dell’ipotiroidismo non è standard, ma che richiede una grande attenzione soprattutto quando il disturbo affligge bambini, donne in gravidanza, anziani in politerapia o persone che hanno subito una resezione del tratto gastrointestinale.

In questi pazienti va monitorata attentamente l’aderenza alla terapia e vanno valutati tutti gli elementi che possono minare il coretto assorbimento del farmaco, anche a fronte di esami di controllo nella norma, soprattutto se il paziente continua a lamentare la sintomatologia dell’ipotiroidismo.

Come sottolinea Bernadette Biondi, professore associato di endocrinologia presso il dipartimento di medicina clinica e chirurgia dell’università Federico II di Napoli, «alcuni risultati disponibili in letteratura, seppure non conclusivi, suggeriscono che l’impiego di una terapia combinata con L-Tiroxina (T4) e Liotironina (T3) potrebbe migliorare la qualità di vita di alcuni pazienti ipotiroidei. Il trattamento combinato potrebbe essere utile nei pazienti che hanno subito l’asportazione completa della tiroide poiché, dopo la chirurgia, viene a mancare il contributo della ghiandola che normalmente produce il 20% della T3 circolante. La necessità di una terapia combinata deve tuttavia essere sempre valutata dallo specialista».

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