Etciù. Il suono degli starnuti potrebbe diventare un lontano ricordo, perché un team di ricercatori americani ritiene di aver scoperto la cura definitiva. Lo studio, pubblicato su Nature Microbiology, ha osservato che, disattivando nelle nostre cellule un particolare gene (chiamato SETD3), si impedisce la replicazione e la diffusione nell’organismo di enterovirus e rhinovirus, microrganismi responsabili del raffreddore e di tante altre infezioni.
Al momento si tratta solo di un trattamento sperimentale, testato su topi e cellule umane polmonari in coltura, ma l’auspicio degli scienziati è quello di trasformarlo al più presto nell’addio a una delle infezioni più diffuse al mondo. «Fino a oggi la scienza non è riuscita ad avere la meglio su questa malattia, perché gli agenti infettivi implicati sono molteplici e quindi è complicato, se non impossibile, individuare un unico bersaglio», spiega Alberto Macchi, otorinolaringoiatria, presidente dell’Accademia italiana di rinologia. Per di più, esistono condizioni che aiutano il virus ad “attecchire”: ciò significa che non solo i microrganismi coinvolti sono tanti, ma alcune situazioni, più o meno evitabili, possono agevolarli.
Le corsie preferenziali dei virus
In generale, il raffreddore comune (o rinite) si diffonde quasi sempre per via aerea attraverso le goccioline emesse con gli starnuti, la tosse o semplicemente con il respiro. «Ovviamente, le lunghe permanenze in ambienti chiusi favoriscono il contagio: quindi, scuola, ufficio o mezzi pubblici sono luoghi a rischio», dice Macchi.
«Anche le alterazioni della mucosa nasale rappresentano un’ulteriore criticità: ogni giorno, il naso riscalda, umidifica e filtra circa 15mila litri di aria, che in una situazione di normalità raggiunge i polmoni senza contaminazioni, né troppo calda o viceversa troppo fredda, né troppo umida o secca. Ma il meccanismo può incepparsi a causa di allergie, cattiva igiene delle fosse nasali, infiammazione cronica dei seni paranasali, inquinamento ambientale, fumo e carenza di vitamina D».
Come contrastare i disturbi
«Diversi studi hanno dimostrato che c’è poco da fare per curarci, se non aspettare che la rinite faccia il suo corso», sottolinea Macchi. «In compenso, possiamo alleviare i sintomi grazie a lavaggi nasali con soluzioni fisiologiche ipertoniche, cioè ricche di sali, che decongestionano le mucose e facilitano l’eliminazione del virus». Utili sono anche gli spray decongestionanti, a patto di usarli solo per 3-5 giorni per evitare l’insorgenza di un’altra forma di rinite, detta medicamentosa, in cui il naso ha sempre maggiore necessità di questi farmaci per funzionare bene.
Così lo distingui dalle altre riniti
L’importante è distinguere il vero raffreddore da altre malattie simili. Il primo campanello d’allarme è la durata, che non deve mai superare i 7-10 giorni: «Oltre quel periodo, soprattutto se le secrezioni nasali diventano viscose, giallastre e maleodoranti, potrebbe trattarsi di una rinosinusite batterica, da trattare con terapia antibiotica e, talvolta, con il cortisone», spiega Macchi.
Ma il persistere dei sintomi potrebbe indicare anche una rinite allergica, riconoscibile perché sono sempre assenti dolori articolari, febbre e mal di gola, mentre è presente il classico prurito a naso e occhi. «È piuttosto comune associare le allergie alla primavera: in realtà, ottobre e novembre rappresentano due mesi particolarmente favorevoli per la riproduzione degli acari, che trovano “casa” soprattutto fra materassi, divani e cuscini. Dunque, non è così raro manifestare una rinite allergica anche nel tardo autunno», aggiunge il professor Matteo Gelardi, otorinolaringoiatra, citologo nasale e fondatore dell’Accademia italiana di citologia nasale.
Meno note, ma comunque diffuse, sono poi le riniti vasomotorie, scatenate da alcune cellule presenti normalmente nel sangue, come eosinofili, mastociti e neutrofili, che se raggiungono la cavità nasale sono responsabili della sintomatologia. «Di fronte a un raffreddore che non passa, spetta sempre al medico una diagnosi differenziale: oggi, nei casi dubbi, si può ricorrere alla citologia nasale, un test rapido, semplice e indolore che consiste nel prelievo di secreto nasale tramite un piccolo cucchiaino di plastica. L’analisi al microscopio rivela cosa affligge il paziente», dice Gelardi.
Occhio alle complicanze
Anche il banale raffreddore non va trascurato. Il rischio è quello che l’infezione si estenda alle zone limitrofe, ovvero seni paranasali (provocando sinusite), orecchio (scatenando l’otite catarrale) e basse vie respiratorie (causando bronchite, tracheite, broncopolmonite). «Il riposo è la migliore arma a disposizione per evitare queste possibili evoluzioni», assicura il professor Gelardi. «Occorre ricordare che nessun virus limita l’azione a livello locale: il suo ingresso nell’organismo rappresenta sempre un problema sistemico, che comporta malessere e indebolimento generali. Anche per questo motivo bisogna assecondare le esigenze del corpo, a partire dall’alimentazione: non esistono evidenze scientifiche che dimostrino come “affamare” il raffreddore possa debellarlo prima, né che viceversa una dieta più abbondante sia una panacea. La soluzione ideale è mangiare un po’ di tutto e mantenersi ben idratati».
Prevenirlo si può
Nell’attesa di cure definitive, la strategia migliore è adottare le giuste misure di prevenzione. «Come per l’influenza, è fondamentale mantenere una corretta igiene delle mani, che rappresentano il principale veicolo di trasmissione dei microrganismi. E poi bisognerebbe prendere esempio dai Paesi asiatici, dove chi è malato o sospetta di esserlo indossa le apposite mascherine per non contagiare altre persone. Un gesto di grande civiltà, che anche noi dovremmo imitare», conclude il professor Gelardi. «Basti pensare alle scuole dell’infanzia, dove spesso i bambini vengono lasciati in comunità anche se non in perfetta salute, creando vere e proprie epidemie. È da qui che parte la nostra vera difesa».
Quando si tratta di un’ infezione batterica
Febbre, tosse, raucedine, abbassamento della voce, gola che brucia. Se il naso chiuso è accompagnato da questi sintomi, la causa potrebbe non essere un semplice raffreddore (malattia di origine virale), ma un’infezione di natura batterica, come una tonsillite, una faringite o una laringite. In questi casi si può ricorrere agli antibiotici, ma esclusivamente su prescrizione medica. Una sintomatologia simile, infatti, può essere determinata anche dall’influenza o da forme parainfluenzali (malattie di origine virale), su cui questi farmaci sono inutili e controproducenti, perché indeboliscono inutilmente l’organismo. Senza contare che l’abuso di queste medicine favorisce l’antibiotico-resistenza.
I RIMEDI NATURALI CHE TI AIUTANO
Per le difese immunitarie
Le arance sono un toccasana: mangiale senza togliere la parte bianca che avvolge gli spicchi (albedo) contiene una molecola, la rutina, che agisce in sinergia con la vitamina C e ne potenzia l’azione di rinforzo delle difese immunitarie.
Per il catarro
Contro le malattie da raffreddamento, aglio e cipolla sono veri e propri medicinali naturali. I loro punti di forza sono le sostanze volatili a base di zolfo dal caratteristico odore pungente: oltre ad avere proprietà disinfettanti, questi composti aiutano a fluidificare il catarro e ne favoriscono l’eliminazione.
Per febbre e respirazione
Utile può essere una tisana a base di tiglio o sambuco, piante che favoriscono la sudorazione e contrastano quindi un eventuale rialzo della temperatura corporea, oppure un infuso di timo per liberare le vie respiratorie.
Fai la tua domanda ai nostri esperti
Articolo pubblicato sul n. 44 di Starbene in edicola dal 15 ottobre 2019