Olio di frittura, residui del tonno in scatola, condimenti dell’insalata, burro e margarina fritti: ognuno di noi produce in media, in un anno, 5 chili di grassi alimentari usati. E si calcola che in media circa la metà venga rilasciato nell’ambiente.
Si potrebbe pensare che, in fondo, si tratta di qualcosa di “naturale”. Sbagliato. Questi scarti alimentari hanno un grandissimo impatto ecologico.
Se si depositano nel terreno, creano uno strato impermeabile che impedisce alle radici delle piante di assorbire acqua e nutrienti, mentre, se rovesciati nel lavandino o nello scarico del wc, inquinano fiumi, laghi e mari.
«In ambiente acquatico determinano la formazione di una pellicola impermeabile, che impedisce gli scambi gassosi tra l’atmosfera e la superficie dell’oceano, limitando lo scambio di ossigeno, che può portare a fenomeni di anossia, determinando la morte di molti organismi marini», afferma Rosalba Giugni, presidente dell’Ong Mare Vivo.
«Inoltre, questa pellicola limita la penetrazione dei raggi solari, essenziali per alghe e altre piante acquatiche, determinando gravi disequilibri all’interno dell’intero ecosistema».
Cosa possiamo fare per evitare questo disastro? Un piccolo gesto che vale moltissimo. Raccogliere i nostri scarti. Da oggi è ancora più facile: oltre alle isole ecologiche, l’olio esausto si può riciclare al supermercato.
Coop, Esselunga, Carrefour, Auchan e Simply Market hanno avviato la raccolta differenziata, ma solo in alcune Regioni. Controlla quindi prima sul sito se il tuo punto vendita è già entrato in questo network virtuoso.
Articolo pubblicato sul n. 43 in edicola dall'8 ottobre 2019
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