di Monica Marelli
Con le allergie alimentari non si scherza. Eppure secondo la Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica (SIAAIC) ogni anno bruciamo 300 milioni di euro per esami il cui responso è tutt’altro che affidabile. E questo nonostante esistano test basati su dati scientifici che sono molto precisi e consentono di individuare a quale sostanza siamo realmente ipersensibili.
Osserva Walter Canonica, presidente SIAAIC: «Gli italiani davvero allergici ai cibi sono quasi due milioni: 600 mila i bambini e circa 1 milione e 300 mila gli adulti. A questi si aggiungono però circa 8 milioni di persone che, suggestionate da fonti poco autorevoli di informazione, imputano i propri disturbi a qualche alimento e si affidano ad analisi che non hanno alcuna validazione scientifica».
Ecco gli esami messi sotto accusa dalla SIAAIC. Spesso valutano più le intolleranze (che non coinvolgono il sistema immunitario e di cui spesso non conosciamo i meccanismi con i quali si scatenano) delle allergie (che invece causano la reazione delle nostre difese contro alcune proteine presenti nei cibi).
I TEST SOTTO ACCUSA...
Non sono proposti dalla medicina ufficiale e, in 9 casi su 10, danno un verdetto “positivo” perché il paziente abbia l’illusione di una diagnosi “vera”.
Test del capello
Si basa sui principi della biorisonanza, inventata nel 1977 dal medico fedele a Scientology, Franz Morell, secondo cui tutta la materia sprigiona energia. Ponendo un capello a contatto con una o più sostanze alimentari sospette, si verifica se i valori delle loro rispettive emissioni sono compatibili. In caso contrario vuol dire che quel particolare cibo (o cibi) non è tollerato.
Test su cellule del sangue
Si prelevano 10 cc di sangue e si centrifugano per separare i globuli bianchi, che vengono poi messi a contatto con gli alimenti: se cambiano forma o muoiono, secondo questo esame si è allergici.
Test della forza
Il paziente tiene in mano un cibo (o un suo estratto). Se la tensione muscolare, sentita dall’operatore (o rilevata da un computer) dà segni di cedimento, significa che la sostanza indagata è colpevole.
Vega test
Vietato negli Stati Uniti, perché riconosciuto falso, funziona così: la persona tiene in una mano un elettrodo negativo collegato a un circuito in cui la corrente passa anche attraverso l’alimento. Poi il medico (o un tecnico) tocca il paziente con l’elettrodo positivo. La variazione del voltaggio rivelerebbe un’intolleranza.
Pulse test
Valuta i cambiamenti della frequenza cardiaca (misurata sentendo il polso) a contatto con uno o più elementi. Se i battiti aumentano l’ipotesi di allergia o intolleranza viene considerata fondata.
… E QUELLI DAVVERO SCIENTIFICI
«Vengono prescritti dall’allergologo sulla base dei sintomi dichiarati dal paziente», spiega il professor Mario Di Gioacchino, vicepresidente SIAAIC e coordinatore delle Linee Guida per la diagnosi delle allergie alimentari. E vengono eseguiti in strutture ospedaliere o ambulatori dedicati.
Prick test
Sulla cute dell’avambraccio viene messa una goccia di estratto per ogni cibo da indagare. Le sostanze vengono fatte penetrare praticando piccole incisioni con una lancetta monouso. Dopo circa 20 minuti si osserva la reazione: la comparsa di un ponfo, che assomiglia a una puntura di zanzare, smaschera l’allergia.
Rast test
È la ricerca nel sangue delle IgE specifiche: anticorpi che il sistema immunitario fabbrica quando entra a contatto con un allergene.
Test di provocazione orale
Si esegue in centri specializzati. Il paziente deve ingerire dosi progressivamente crescenti del cibo sospetto, sotto stretta osservazione del medico che ne valuta le reazioni.
IMPARA A CAPIRE I SEGNALI CHE IL TUO CORPO TI INVIA
Arachidi, nocciole e frutta secca, insieme a pesce, molluschi e crostacei, sono i principali responsabili di una reazione allergica. Segui i consigli della SIAAIC per capire se ci sono cibi “pericolosi” per te.
1) Osserva i sintomi
In genere compaiono entro pochi minuti o 2 ore dall’ingestione dell’alimento. I più comuni sono: sensazione di calore alla pelle, prurito, orticaria, gonfiore intorno agli occhi e/o delle labbra e/o della lingua, nausea, bruciore alla gola, rapida diminuzione della pressione.
2) Tieni un diario alimentare
Annota quotidianamente tutti gli alimenti che mangi e gli eventuali disturbi che avverti dopo la loro ingestione, indicando anche a distanza di quanto tempo dal pasto compaiono. Sono tutte informazioni utili da riferire al medico.
3) Non fare di testa tua
Lo specialista cui ti devi rivolgere è l’allergologo. Farà una diagnosi precisa, ti prescriverà il test più adatto, ti darà consigli preziosi per gestire al meglio l’allergia dal punto di vista alimentare e farmacologico.
4) Informa il tuo medico
Una volta che hai appurato di essere allergica a qualche alimento dillo subito anche ad amici e parenti che, nel caso di inviti a cena, devono sapere quali sono gli ingredienti pericolosi per te. Se poi sei a rischio di shock anafilattico (il corpo libera una cascata di sostanze chimiche per combattere il “nemico” mettendo in pericolo la tua vita), il medico ti prescriverà l’adrenalina autoiniettabile: è confezionata in siringhe già pronte e dovrai portala sempre con te.
5) Fai attenzione ai nemici “nascosti”
Al super controlla sempre l’etichetta di quello che stai acquistando (gli allergeni in genere sono evidenziati). E al ristorante informa il personale dei tuoi problemi e fatti dire nel dettaglio gli ingredienti utilizzati.
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Articolo pubblicato sul n.42 di Starbene in edicola dal 06/09/2015